ENOGASTRONOMIA: le lectio magistralis di Luciano Pignataro sui segreti dei centenari del Cilento
dal Web
SALERNO – Non è piaggeria e neppure un atteggiamento melenso solo perché mi accingo a scrivere di un collega giornalista di vaglia; è soltanto un giusto e doveroso riconoscimento nei confronti di un uomo, prima ancora che di un giornalista, che ha segnato profondamente la storia di questa città sia sul piano giudiziario che su quello, molto più appetibile, del mondo dell’enogastronomia.
Conosco Luciano Pignataro (è di lui che sto scrivendo) da oltre trent’anni e fu proprio con lui che iniziai a trasferire la “cronaca giudiziaria” che fino a quel momento, quanto meno per Salerno, era appannaggio esclusivo della carte stampata; agli inizi degli anni ’90 tra me e lui nacque una sorta di collaborazione spontanea grazie alla quale, per la prima volta in assoluto, riuscii a svelare e commentare televisivamente tutte quelle storie giudiziarie che Luciano riusciva a catturare prima degli altri e prima di tutti grazie al suo lavoro attento e meticoloso di “giovane cronista giudiziario” che per anni, soprattutto nella tangentopoli, rimase ai vertici del mondo dell’informazione dentro cui seppe muoversi con grande abilità tra invidie e malumori.
Qualche anno dopo tangentopoli e dopo una parentesi di “direttore della redazione salernitana” de Il Mattino passò, nella sede centrale di Napoli, al racconto, più che cronaca, di un mondo nuovo che stava emergendo con forza come quello della enogastronomia che, partendo dalla famosa “dieta mediterranea” tanto cara al mitico prof. Ancel Keys, stava rapidamente conquistando l’attenzione generale e mondiale.
Luciano Pignataro, spinto dalla sua antica passione per questa materia, ha studiato moltissimo divenendo in breve uno dei giornalisti enogastronomici più accreditati a livello internazionale e spesso sul suo giornale “Il Mattino” ha scritto e scrive pagine storiche da mettere e custodire gelosamente in archivio; ricordo e segnalo per chi non avesse avuto l’opportunità di leggerle le pagine, dell’edizione del 10 settembre scorso, dedicate alla pizza nel mondo sotto il titolo di “50 top world” con un giro tecnico-professionale molto equilibrato e qualificato in un mondo in cui puoi facilmente finire per muoverti come un elefante in una cristalleria.
Ha già scritto numerosi libri e tutti hanno avuto un grande successo; e nell’esternazione della sua professionalità Pignataro è sempre stato più che sufficientemente altruista concedendo a diversi suoi collaboratori l’onore della controfirma dei libri scritti davvero con molta maestria linguistica per una più agevole e rilassante lettura.
L’ultimo suo impegnativo lavoro letterario è “Il metodo Cilento – i cinque segreti dei centenari”; un viaggio accattivante tra la bellezza ambientale del Cilento e i suoi “cinque segreti” per vivere meglio e più a lungo, andando “cuoncio cuoncio” tenendo più conto della qualità che della quantità del nostro mangiare quotidiano: l’alimentazione, il movimento, un adeguato riposo, l’essere parte di una comunità, la spiritualità e il Cilento a casa.
Il libro è stato presentato martedì 27 settembre 2022 negli splendidi saloni del “Granammare”, pizza gourmet – fritti e cocktail, sul Lungomare C. Tafuri di Salerno (di fronte al circolo tennis comunale), un locale molto elegante dove è possibile mangiare le eccellenze locali e cilentane accompagnate da vini di qualità e di annate particolari; la presentazione del libro è stata ottimamente organizzata dal giornalista Giuseppe Alviggi e dalla sua agenzia di comunicazione che opera in sede locale ma anche nazionale e all’estero.
Nel titolo ho fatto riferimento alla lectio magistralis di Luciano Pignataro; ebbene si, ho assistito ad una vera e propria lectio magistralis che il noto giornalista ha saputo offrire alla folta platea di giornaliste e giornalisti. Luciano è partito dalla necessità di coniugare il tempo alla qualità in modo da non provocare, con l’attuale mancanza di tempo, uno scadimento della qualità in favore della quantità. Un ragionamento molto condivisibile in quanto diretto innanzitutto ai giornalisti, presenti e non, che molto più spesso che in passato vengono travolti dai tempi brevi in funzione della quantità invece della qualità.
Davvero tanto belli e irripetibili i famigerati “tempi morti di redazione” che consentivano ai singoli giornalisti di accrescere le proprie conoscenze da riversare nei racconti delle notizie.
Una splendida degustazione dei prodotti enogastronomici di Granammare ha chiuso la serata.