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16 Aprile 2025

di Bobo Craxi – Dal Web

AUTOCRITICA DOVEROSA RIMETTERSI IN CAMMINO SU UNA STRADA NUOVA.

Di considerazioni fatte con il senno del poi sono lastricati i cimiteri.

Questo vale a maggior ragione quando ci si avventura nelle analisi delle sconfitte elettorali.

Il voto é democratico e quando non ci sono di mezzo i brogli va rispettato.

C’è tuttavia un problema grande come una casa che non un commentatore ma un dirigente impegnato in politica da più di trentacinque anni non può non fare e questo riguarda l’assenza socialista all’interno delle istituzioni nazionali.

Il taglio dei parlamentari unito agli sbarramenti preannunciava una difficoltà, le condizioni dell’unica forza organizzata della diaspora socialista scoraggiava avventure solitarie. Le elezioni anticipatissime quindi hanno reso plausibile una scelta politica, ovvero quella di mantenere una posizione nel campo naturale della sinistra, incoraggiando un fronte ampio che contrastasse la destra, e generasse un’alleanza politica che avesse una bussola di carattere europeo: un blocco socialista democratico e progressista, uno liberal-democratico ed uno ambientalista di sinistra. Per i socialisti del PSI era indispensabile però che si promuovesse una lista nella quale l’elemento dell’appartenenza socialista fosse ben evidenziato nella sua simbologia. Questo non è avvenuto nonostante le rassicurazioni democratiche si è smarrito quindi questo ultimo indispensabile elemento per attrarre i nostri elettori tradizionali; la mancanza di un elemento identitario doveva essere almeno compensato da un’adeguata rappresentatività all’interno della lista.

Nelle vicende delle trattative politiche sui posti i numeri come si sa non tornano mai; Letta ha dovuto affrontare una vera e propria rivolta interna. Elemento aggravatosi quando la chiusura dell’accordo con Calenda il PD aveva deciso di riservare il 30% delle candidature al Partito neo-azionista.

Quando il 9 Agosto Carlo Calenda torna sui suoi passi e rompe l’accordo solennemente siglato e celebrato all’interno della sede parlamentare si apre per noi una “finestra di opportunità”;

mancó il guizzo politico necessario per capire che sarebbe stato possibile sopperire all’abbandono dell’area sedicente riformista di Calenda viaggiando con i lealisti Della Vedova e Bonino con una bicicletta elettorale.

Avremmo mantenuto sulle schede elettorali un’identità socialista piena e non percepita come in realtà purtroppo é stata, avremmo potuto dare una chance di elezione a socialisti su tutto il territorio non lasciando i vistosi vuoti che purtroppo sì sono verificati ed avremmo cercato di puntare al superamento dello sbarramento; (a più Europa sono mancati meno di centomila voti per ottenere una rappresentanza parlamentare); coraggiosi combattimenti in collegi più che impossibili, parziali candidature nel sistema proporzionale che si sono rivelate in posizione non utile (il mancato diritto di tribuna che doveva essere sancito da una posizione ultra eleggibile al segretario del partito valga di esempio negativo) invece non hanno impedito questo che è da considerarsi un insuccesso politico. Tutti i contraenti del patto elettorale hanno una rappresentanza elettorale, (persino Demos, una formazione politica pressoché inesistente) tranne noialtri socialisti del Psi: Una parte del nostro elettorato non trovando candidati identitari hanno guardato altrove certificandolo con pubblici pronunciamenti.

Questi i fatti. Difficile non prenderne atto, fare autocritica collettiva ma assumere doverose responsabilità delle conseguenze politiche del nostro ritorno nel limbo extraparlamentare. Ai Socialisti va data in queste ore una prospettiva di mantenimento in vita di una comunità assicurando continuità politica ed un impegno per poter sviluppare nel paese una convincente e seria politica di opposizione originale anche da posizione extraparlamentare.

Sarà difficile, certamente, ma non impossibile; la storia socialista é costellata di sconfitte e ripartenze, di decessi annunciati e mai realmente avvenuti.

Deve iniziare una lunga marcia nel deserto, senz’acqua. Ma se hai una meta, come dice un proverbio tuareg, anche il deserto diventa una strada. E noi una meta ce l’abbiamo.

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