“L’imbroglio, storia dell’Alta Velocità al Sud”, a Radio Alfa ospite l’avvocato Franco Maldonato
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Ospite oggi a Radio Alfa l’avvocato Franco Maldonato autore del saggio “L’imbroglio, storia dell’Alta Velocità al Sud” con la presentazione di Giuseppe Cederna e la prefazione di Mario Tozzi. La postfazione affidata a Andrea Satta. Un serio e puntuale dossier di Franco Maldonato sul progetto dell’alta velocità ferroviaria in alcune aree del Sud dell’Italia ci interroga sui termini attuali della questione meridionale e sollecita alcune ineludibili considerazioni.
L’idea di un collegamento più veloce e confortevole, o anche più efficace, quando si parla del Mezzogiorno d’Italia non può che essere accolta con favore. Se poi questo collegamento è anche ecologico perché avviene attraverso il treno, allora si dovrebbe essere solo favorevoli: non sono decenni che si discute del ritardo infrastrutturale del Sud d’Italia? Non vorremmo tutti andare da Salerno a Palermo o Catania in meno tempo? Non vorremmo assicurare uno sviluppo a quelle nostre terre martoriate? La risposta è senz’altro sì. Altra cosa è domandarsi se questi risultati verrebbero realmente raggiunti attraverso il progetto TAV per l’Italia meridionale e quale impatto avrebbe questa infrastruttura dal punto di vista ambientale e paesaggistico. C’è un partito delle infrastrutture che ha chiaro il suo obiettivo: drenare risorse aggiuntive per realizzare comunque nuove opere a prescindere dalla loro utilità, senza considerare che si è già costruito moltissimo, ossessionati dalle grandi opere come fine, non come mezzo. Perché? L’unico vantaggio chiaro è quello per i progettisti e per il loro entourage (per continuare a guadagnare sul progetto) e vantaggio di immagine – simbolico per le istituzioni locali incapaci di crescere in altro modo. Il tracciato dell’Alta Velocità, scelto da Rfi, attraverserà splendide dorsali appenniniche, parchi naturali e riserve faunistiche. Sventrerà montagne e valli aperte con centinaia di chilometri di gallerie, viadotti e altre “opere d’arte” come vengono chiamate dagli estensori del progetto. Taglierà boschi, uliveti, vene d’acqua, sorgenti e fiumi storici. Sposterà e scaverà milioni di metri cubi di terra, dissestando irrimediabilmente una regione già fragile dal punto di vista idrogeologico. Leggo i nomi delle vittime e dei feriti: Parco del CilentoVallo di Diano-Alburni; Parco dell’Appennino Lucano; Parco 14 del Pollino; monti di Orsomarso; riserva Sele-Tanagro… Luoghi di grande bellezza, biodiversità e complessità ambientale e sociale. E tutto questo nel silenzio, nel disinteresse e nell’ignoranza di tutti. Dai giornali agli intellettuali, agli uomini politici. Infine un capitolo sul conflitto di interessi, che è la condizione che mi è parsa connotare fortemente il soggetto proponente, Rfi, e la figura stessa dell’Amministratrice Delegata di Rfi Spa, che ha assunto la triplice posizione di soggetto che ha predisposto il progetto, di legale rappresentante della stazione appaltante e 23 di Commissario Straordinario di Governo per la realizzazione dell’opera: tre posizioni obbiettivamente idonee a entrare in conflitto sul piano delle possibili interferenze della fase progettuale con la fase esecutiva e, infine, con la fase del controllo tecnico e finanziario, preventivo coevo e successivo.