«Non sono ricattabile», Meloni asfalta il “pizzino” di Berlusconi e il centrodestra vacilla
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Incalzata dai giornalisti la leader di Fdi ha commentato così la lista di “difetti” che il Cavaliere le attribuisce e ha scritto su un foglio poi catturato dall’obiettivo di un fotografo in Senato: «Supponente, prepotente, arrogante, offensiva». La Russa: «Di che la foto è un fake»
«In quella lista manca un punto: “non ricattabile”». Alla fine Giorgia Meloni ha ceduto e ha rotto il silenzio che si era imposto da settimane, anzi mesi. Ha condotto una campagna elettorale senza eccessi verbali, senza dichiarazioni sopra le righe, senza una sbavatura. Poi ha vinto le elezioni e ha bandito ogni festeggiamento, ogni eccesso. È rimasta silente e sorridente fino a ieri sera, quando incalzata dai giornalisti, ha ceduto alla domanda del mitico Paolo Celata di La7: «Cosa risponde a quello che ha scritto Berlusconi?». La risposta è quella di cui sopra: «Non sono ricattabile». Boom.
Il centrodestra è forse saltato definitivamente su questa mina politica che apre una frattura probabilmente insanabile tra il presidente della Consiglio in pectore e il “ricattatore”, quel Berlusconi che è andato clamorosamente a sbattere sull’elezione di Ignazio La Russa presidente del Senato, trasformando in una Waterloo politica la giornata che doveva segnare il suo riscatto dopo 9 anni di esilio dal Parlamento a causa della legge Severino. Meloni non si è fatta imporre Licia Ronzulli ministro (di qualunque cosa, alla fine bastava che lo diventasse) e ha trovato tra le fila dell’opposizione i voti che il Cavaliere gli negava per eleggere La Russa seconda carica dello Stato.
Non ha ceduto al ricatto di “Sua emittenza”, che alla fine, nei suoi appunti, ha scritto che la Meloni è, in rigoroso ordine numerico, «1 supponente; 2 prepotente; 3 arrogante; 4 offensiva; 5 (incomprensibile)». Mancava, appunto, “non ricattabile”. E sottovalutarla è stato un clamoroso passo falso per l’ex premier.
Quel foglio con la lista su carta intesta di Villa San Martino, la residenza di Berlusconi ad Arcore, è stato immortalato da un fotografo di Repubblica che ha consegnato al Paese la verità che spesso si cela dietro le parole di circostanza. Quello che pensa Berlusconi della Meloni è apparso nero su bianco e ora qualunque pezza sembrerà sempre troppo piccola per coprire lo squarcio che si è aperto nel Matrix della politica italiana. Ricuciranno, certo. Il governo nascerà, è sicuro. Ma il rattoppo resterà evidente ed esposto all’usura di una convivenza che mostrava la corda già prima che il centrodestra vincesse le elezioni.
E fa una certa impressione ascoltare il consiglio del neo presidente del Senato, che senza tanti giri di parole suggerisce a Berlusconi una soluzione degna della migliore (o, sarebbe meglio dire, della peggiore) disinformazione: «Io credo che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è un fake, però deve dichiararlo lui non lo posso dire io».
La foto ovviamente non è falsa. Per dimostrarlo, qualora ce ne fosse stato bisogno, il fotografo che l’ha realizzata ha pubblicato su Twitter l’intera sequenza di scatti consecutivi che hanno consentito poi di estrapolare quello con la lista anti-Meloni. La Russa, però, suggerisce di smentire con una bugia che faccia del giornalista stesso, autore dello scoop, un bugiardo. Come se l’onorabilità di un professionista non valesse nulla di fronte alle ragioni del potere, soprattutto quando viene colto in fallo.
Intanto Meloni ci crede, e politicamente tanto basta a fare del debutto della XIX legislatura l’ennesimo esempio che, in Italia, la fantasia non ce la fa proprio a competere con la realtà.