La lezione di democrazia della Senatrice a vita Liliana Segre , un manifesto di resistenza. La Costituzione come dice Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta, ma il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà.
di Pietro Cusati
Liliana Segre , dolce e severa, ha aperto il sipario e ha aperto gli occhi a tutti,elegantissima in velluto nero, sostenuto da una spilla d’argento a forma di ramoscello della pace, per il 25 Aprile che “parla al presente perché resistere è necessario” e per il primo maggio e per l’anniversario della marcia su Roma, il 28 ottobre con “quel senso di vertigine” della bambina che “in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare, e oggi si trova, per uno strano destino, addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.
L’On. Enzo Mattina ,originario di Buonabitacolo (SA),Sindacalista, Segretario nazionale dei metalmeccanici, già parlamentare europeo e nazionale,ex Sindaco di Buonabitacolo, è intervenuto con l’acume di sempre ,con un post sull’elezione dei Presidenti del Senato e della Camera dei deputati: ‘’ Giunto a Montecitorio nel 1994, quando l’alleanza Berlusconi-Bossi mandò a presiedere a l’Assemblea la Irene Pivetti, pensavo di non dover vedere altri scempi nell’occupazione delle funzioni apicali dello Stato. Invece, al peggio non vi è mai fine e ci siamo ritrovati il 13 e 14 ottobre del 2022 sullo scranno più alto di Senato e Camera due personaggi con trascorsi politici tutt’altro che rassicuranti per la gestione equilibrata della dialettica democratica.Il sen. La Russa, è doveroso riconoscerlo, ha fatto di tutto per depotenziare al massimo la fisiologica lontananza tra lui e la presidente transitoria, Giuliana Segre, arrivando a dichiarare che i suoi applausi a molti passaggi dell’intervento della Senatrice a vita non erano di cortesia, bensì di totale condivisione, a offrirle un mazzo di fiori a fine seduta e ad accennare un bacio sulle guance. Il passato non si cancella, ma è ragionevole auspicare che l’esperienza politica e la buona preparazione giuridica gli consentiranno di vivere questo passaggio della sua vita guardando avanti e non indietro, verso un passato condannato definitivamente dalla storia. L’on. Fontana, nel discorso di insediamento sullo scranno più alto di Montecitorio, ha, invece, voluto marcare il suo legame con i valori della Lega salviniana, citando Papa Francesco a sproposito e rivestendo in pieno i panni del “laico clericalizzato”, categoria di cattolico tutt’altro che apprezzata dal Pontefice. Ha parlato della tutela della diversità cristiana dell’Europa contro l’invasione dei migranti delle più diverse razze e religioni, dimenticando che Papa Francesco ogni giorno ci incoraggia all’accoglienza, al rispetto delle diversità ed ha avuto finanche il coraggio di andare a chiedere perdono agli aborigeni del Canada per le conversioni forzate di parecchi secoli addietro. Uomo di fede quale si dichiara, Fontana non è neanche informato che la pace che lui invoca, quella che mette sullo stesso piano aggressore e aggredito, non ha nulla a che vedere con quella per la quale lavora in ogni istante della sua vita Papa Francesco, che non a caso ha voluto partecipare di persona al “VII CONGRESS OF LEADERS OF WORLD AND TRADITIONAL RELIGIONS” nel Kazakistan. E’ arrivato finanche a fornire un assist alla proposta leghista del regionalismo differenziato, il cui contenuto è tanto lesivo dell’unità e dell’identità italiana da non essere compatibile con la neutralità di indirizzo che deve avere il Presidente di un’Assemblea titolare del potere legislativo, non fosse altro che quella proposta comporterebbe, se tradotta in legge, il peggioramento del ritardo sociale ed economico del Mezzogiorno.Dinanzi a questa situazione e in previsione dell’ormai prossimo governo Meloni, la missione delle culture politiche sconfitte il 25 settembre deve essere il recupero dei rapporti con il Paese reale, la messa a punto di proposte che diano risposte razionali e immediate ai bisogni dell’oggi e affrontino i problemi socio-economici del Paese nel medio e lungo termine, assumendo quelle proposte come metro di valutazione dei provvedimenti legislativi attivati dalla maggioranza governativa e/o dal governo medesimo. Un esempio per tutti: nel giro di giorni, gli sconfitti che si richiamano alla cultura riformista (di cui non è parte il M5S), debbono reimpostare l’impianto del reddito di cittadinanza, distinguendo l’assistenza, riservata e potenziata solo ed esclusivamente a chi per impedimenti fisici e/o per senescenza non ha redditi adeguati ad una condizione di vita dignitosa, dal reddito di inclusione (si, il RE.I., quello dell’ingiustamente vituperato Jobs Act) di cui esistono già procedure formalizzate, migliorabili di certo, ma rispettando la regola che il diritto al sussidio sia strettamente dipendente dal dovere di praticare percorsi formativi finalizzati fin dall’inizio all’inserimento nel circuito lavorativo, obiettivo raggiungibile solo se la flexsecurity, oggi ampiamente praticata dalle Agenzie per il Lavoro, avrà un sostegno pubblico e se le ApL potranno agire in collaborazione con i Centri per l’impiego.Questo passaggio della storia politica italiana impone, ad ogni buon conto, vigilanza e capacità propositiva soprattutto da parte dei rappresentanti politici dell’area riformista (PD, Italia viva, Azione, non certo M5S), che non hanno ricevuto mandato a fare opposizione, come pensa l’on. Letta, bensì a fare proposte e a misurarsi con rigore e selettività con le scelte della maggioranza. Va da sé che oggi come ieri e più di ieri deve essere fermamente condannata la reazione delle armi, annunciata da minacce a corredo del disegno della stella a cinque punte che era e resta il peggior reperto di una pagina nera della storia del Paese. Insomma, è il tempo della vigilanza attiva e continua, della ricostruzione della partecipazione civica, non della violenza fisica e neanche di quella verbale sui vettori social e televisivi, che può ben divenirne anticipazione e sollecitazione’’.