22 Novembre 2024

Chi sta facendo uscire gli audio di Silvio Berlusconi su Putin (e perché): le prossime mosse di Giorgia Meloni

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Oggi al via le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Ci sono candidati alternativi a Tajani, tuttavia il numero due di Forza Italia dovrebbe ottenere la Farnesina nonostante le ultime sortite del suo leader. Ma la premier in pectore sa di essere attesa al varco sulla politica estera. Le indiscrezioni su chi stia facendo circolare le registrazioni

Senza fare riferimento esplicito agli audio incriminati, né a quello di lunedì in cui Silvio Berlusconi parla dell’affettuoso riavvicinamento con Putin, né a quello di ieri in cui attacca Zelensky e dà una sua personale versione, decisamente filorussa, delle origini della guerra in Ucraina, Giorgia Meloni, dopo una giornata passata lontano dagli uffici della Camera, prova a mettere un punto fermo sulla polemica che rischia di indebolirla sul piano internazionale ancora prima che Sergio Mattarella le dia l’incarico di formare il nuovo governo. E arriva al punto di ipotizzare addirittura che l’esecutivo non nasca affatto se il campo non sarà sgombrato dalle ambiguità. Non succederà, il governo dovrebbe nascere senza ulteriori scossoni.

Cosa succede dopo le frasi pro-Putin di Berlusconi

“Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”. Il leader di Forza Italia non viene mai citato. Dopo averne discusso con lo stato maggiore di Fdi, Meloni ha deciso di non dare sfogo allo sconcerto e alla rabbia accumulate nelle ultime ore e allo stesso tempo di non enfatizzare quelle parole puntando piuttosto sul mostrarsi salda e convinta della propria strada. La futura premier sintetizza con queste frasi la situazione: “L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi. Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato”.

Le parole di Berlusconi hanno bruciato Tajani alla Farnesina?

Lo stesso Berlusconi prova a derubricare le sue affermazioni, sostenendo che sono state interpretate fuori contesto. Anche perché altrimenti la ricostruzione del Cavaliere coincide quasi totalmente con quella di Putin. Gli ucraini – sostiene – hanno “buttato al diavolo” gli accordi siglati a Minsk nel 2014 e dopo aver attaccato il Donbass provocando migliaia di morti “arriva Zelensky che triplica gli attacchi alle due repubbliche”.

A tarda sera Berlusconi con una nuova nota prova a calmare le acque: “In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l’europeismo, il riferimento costante all’Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo. Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l’amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo”, dice. “Non può certamente permettersi di farlo la sinistra, che tante volte è stata dalla parte sbagliata della storia. Tantomeno la sinistra del Partito democratico, che anche alle ultime elezioni, meno di un mese fa, era alleata con i nemici della Nato e dell’Occidente”, aggiunge. 

In Italia c’è “la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto, e appunti fotografati con il teleobbiettivo, con un metodo non solo sleale ma intimidatorio”. continua. “Un metodo soprattutto che porta a stravolgere e addirittura a rovesciare il mio pensiero, usando a piacimento brandelli di conversazioni, attribuendomi opinioni che stavo semplicemente riferendo, dando a frasi discorsive un significato del tutto diverso da quello reale. La colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile. Senza questo, non sarebbe necessario ribadire l’ovvio”. Tutto sistemato, dunque? Più o meno.

Cosa farà Giorgia Meloni

Che sia in pubblico o in privato, è almeno la quarta volta che le sue dichiarazioni su Putin e sulla guerra in Ucraina sembrano fuori linea. L’audiogate ha creato sconcerto anche in Forza Italia, non solo perché è partita la caccia alla talpa, ma anche perché ha acuito ancora di più la spaccatura interna. Se c’è qualcuno che proprio avrebbe fatto a mano di quelle parole è infatti Antonio Tajani, ‘rivale’ di Licia Ronzulli, ma anche in predicato di diventare ministro degli Esteri. Tanto che in serata si affretta a sottolineare che domani sarà “al summit del Ppe per confermare la posizione europeista, filo atlantica e di pieno sostegno all’Ucraina mia e di Forza Italia”. Carlo Calenda e Giuseppe Conte affermano cheora nessun esponente di FI può ora andare alla Farnesina. Tajani, in pole per gli Esteri, in evidente imbarazzo conferma “il filoatlantismo e il sostegno a Kiev”.

Se gli eventi dovessero precipitare, agli Esteri potrebbe andare uno tra Adolfo Urso, ora destinato alla Difesa, o lo stesso Crosetto o l’ambasciatore Giampiero Massolo. Ingenuo sarebbe pensare che non siano state vagliate alternative (anche perché potrebbero uscire nuovi audio), ma prima di prendere qualsiasi decisione drastica Meloni vorrà ascoltare il parere del Presidente della Repubblica. Secondo i ragionamenti che si fanno in queste ore in via della Scrofa, sede di Fratelli d’Italia, lasciare la Farnesina a Tajani sarebbe però un modo per tentare di imbrigliare il Cavaliere e limitarne, da oggi in poi, altre dichiarazioni improvvide e sgrammaticate sulla politica estera. Teatrini simili si ripeteranno anche quando, a meno di scossoni, il numero due di Berlusconi, Antonio Tajani, sarà il ministro degli Esteri della Repubblica italiana e in contemporanea anche vicepremier?  Difficile, perché Tajani non può reggere alla Farensina a lungo provando a mettere pezze e minimizzando le uscite “da scheggia impazzita” del suo leader. Gli audio putinisti sono una strategia di qualcuno “contro” Berlusconi, una strategia di Berlusconi per mettere pressione a Meloni, o nulla di tutto ciò? Impossibile saperlo al momento.

Chi sta facendo uscire gli audio di Berlusconi

“Chi si è macchiato della responsabilità di mandare fuori audio decontestualizzati del presidente Berlusconi, per fini indistinti, ha superato il limite della decenza e del decoro. Non rende onore a un partito come Forza Italia o di lavorare per esso. Prenderemo le misure necessarie perché un episodio del genere non si verifichi mai più. Gli audio – come le intercettazioni – si prestano, al di fuori dei discorsi nei quali erano inseriti, a ogni possibile strumentalizzazione che, a maggior ragione in questo caso, non risponde alla storia innegabilmente atlantista ed europeista di Forza Italia. I fatti parlano chiaro: gli aiuti economici che abbiamo inviato all’Ucraina, il nostro favore all’invio di armi e all’applicazione delle sanzioni. Il no all’invasione russa e’ stato declinato in mille modi.” Lo dichiara in una nota Alessandro Cattaneo, presidente dei deputati di Forza Italia.

Forza Italia è Silvio Berlusconi, non va mai dimenticato. Il partito non ha più una vera e propria classe dirigente stabile come vent’anni fa, ed è un covo di malumori. Gli audio su Putin ieri e l’altroieri sono stati fatti uscire ad hoc da un’assemblea in cui erano presenti solo i parlamentari di Forza Italia. L’elemento interessante non è solo cosa dice Berlusconi negli audio, ma chi li ha fatti trapelare. Ma non solo: degno di nota è l’applauso scrosciante di decine di parlamentari di Forza Italia dopo le sue parole, in cui ri-racconta che Putin voleva solo formare governo di “persone per bene”, poiché “Zelensky fa strage di russi”, e dice che “USA-UE non hanno leader”, e l’unico leader è lui. “E’ spregiudicato, per non dire criminale, che qualcuno tra i 45 eletti alla Camera possa prestarsi a riferire parole del presidente, che andavano contestualizzate”. Lo ha detto ai cronisti a palazzo Madama la capogruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzullli, rispondendo a una domanda sui file audio e su chi li abbia fatti filtrare all’esterno. 

“Avrebbero agito per ripicca”

Tutti negano, nel partito, di sapere chi e perché abbia registrato l’intervento integrale di Silvio Berlusconi all’ultima assemblea dei parlamentari a Montecitorio. Le indiscrezioni parlano di due ex non ricandidati, presenti alla riunione, che avrebbero agito per ripicca. Uno dei sospetti è che la fonte di questi audio sia tra coloro, tra i forzisti che guardano già a un possibile approdo in Fratelli d’Italia, ma farlo nel mezzo di una fase così tesa da mettere a rischio la tenuta della maggioranza di (prossimo) governo sembra un rischio non calcolato. Una delle tre gambe della maggioranza di centrodestra traballa, “straparla”, e per Giorgia Meloni si tratta di un problema vero, che si riproporrà ciclicamente. Difficile pensare che Berlusconi non interverrà nel dibattito pubblico quotidianamente. Intanto Forza Italia pensa a portare a casa almeno una manciata di ministeri di peso, Esteri su tutti.

“Lo ripeto un’altra volta: che Berlusconi sia amico di Putin e del suo regime, è cosa nota e risaputa. Quello che colpisce davvero però è l’applauso scrosciante dei parlamentari di Forza Italia dopo le sue parole”, commenta il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.  Il riferimento è a quel “Zelensky, secondo me… lasciamoperdere, non posso dirlo…”, e poi giù gli applausi dei deputati. Sono rimasti sorpresi in molti, non solo Fratoianni.

“Le parole di Silvio Berlusconi all’assemblea dei parlamentari di FI esprimono una posizione politica gravissima e inquietante, peraltro condivisa dagli applausi degli eletti. Non si tratta solo del tentativo di destabilizzazione del governo Meloni che ancora deve nascere, si tratta di una destabilizzazione del posizionamento internazionale dell’Italia ciò non è accettabile su questioni fondanti come il rispetto del diritto internazionale e la fedeltà ai valori democratici” dice il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi.

Giorgia Meloni sa di essere attesa al varco sulla politica estera. A metà dicembre andrà a Bruxelles, al primo Consiglio europeo. I leader dell’Europa che temono lo sbandamento dell’Italia sulla fede atlantica saranno rassicurati, ma il summit europeo sarà cruciale per capire quanto il nuovo governo intenda davvero alienarsi, anche solo in parte, l’asse franco-tedesco e fare sponda con la Polonia (ma non con l’Ungheria), vera alleata nella famiglia dei conservatori.

Le date del governo

Prendono il via oggi le consultazioni di Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo, con la coalizione del centrodestra vittoriosa alle elezioni unita e guidata da Giorgia Meloni, probabile premier incaricata. Alle 10 al Colle Mattarella, dopo aver sentito telefonicamente l’ex presidente Giorgio Napolitano, riceverà i neo presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana e poi avvierà gli incontri con le forze politiche che termineranno venerdì mattina alle 10.30, quando il capo dello Stato vedrà l’intera coalizione di centrodestra. Al termine del colloquio di venerdì mattina con lo schieramento di centrodestra Mattarella dovrebbe dare l’incarico a Giorgia Meloni (che come da prassi accetterebbe con riserva), alla guida della formazione teoricamente in grado di sostenere in Parlamento il nuovo esecutivo.

A questo punto bisognerà capire il tempo che Meloni si prenderà per svolgere le sue consultazioni, che potrebbero durare poche ore, una giornata al massimo. Al termine delle quali, potremmo essere a sabato 22, il premier incaricato salirebbe al Quirinale per sciogliere la riserva e consegnare la lista dei ministri. Se ciò dovesse accadere nella mattinata di sabato non è escluso che il giuramento del nuovo esecutivo possa aversi nel tardo pomeriggio di sabato stesso. Se invece la salita al Colle del premier incaricato dovesse essere nel pomeriggio di sabato con ogni probabilità il giuramento potrebbe tenersi domenica 23. Con conseguente passaggio a Palazzo Chigi per il passaggio della campanella con il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi, nel frattempo rientrato dal vertice europeo di Bruxelles. Questo calendario fa intendere che la settimana successiva, da lunedì 24 in poi e per un tempo non superiore ai dieci giorni, ci sarà il voto di fiducia da parte delle Camere. Martedì a Montecitorio e mercoledì a palazzo Madama della prossima settimana le date più probabili. Nuovi audio su Putin permettendo.

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