3 Dicembre 2024

Carlo Nordio,favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati,il guardasigilli del governo Meloni, ai tempi di mani pulite è stato contro gli abusi della custodia cautelare.

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di Pietro Cusati

Parola d’ordine del neo – Ministro della giustizia Carlo Nordio , basta allo sfascio della giustizia: “Con l’accelerazione dei processi e l’aumento degli organici, anche recuperando risorse dall’eccesso di intercettazioni telefoniche”. Da un mese neodeputato per Fdi,.la sua attività è legata anche al clamoroso caso del Mose, anno 2014, 35 arresti per corruzione, terremoto politico che travolse l’ex ministro ed ex governatore veneto Giuseppe Galan che ha patteggiato poi una condanna a due anni e 10 mesi. Fu chiamato dall’allora ministro della giustizia Castelli come presidente della Commissione per la riforma del codice penale. Poi, “l’abbraccio” con Giorgia Meloni, che a gennaio lo indica come proprio candidato al Quirinale, fino al collegio blindato del Veneto alle Politiche del 25 settembre. Il neo- Ministro della Giustizia del governo Meloni il magistrato Carlo Nordio ,ha 75 anni,originario di Treviso, in pensione dal 2017, è stato procuratore aggiunto alla Procura della Repubblica di Venezia .Ha scritto sei libri sulla giustizia e numerosi articoli sui quotidiani, l’ultimo libro pubblicato di recente, è una riflessione che va da Tangentopoli alla crisi della magistratura. Garantista, favorevole alla separazione delle carriere , è stato un’ esponente del Comitato del referendum per il sì,è favorevole all’abolizione della legge Severino, si è schierato per il sorteggio per la composizione del Csm. Dovrà ora da Ministro affrontare una priorità della giustizia italiana ,quella di ridurre i tempi dei processi civili , penali,amministrativi e in Cassazione anche quelli tributari, perché lo richiede l’Europa,il piano del PNRR ed hanno,come è noto, un forte riflesso negativo della giustizia –lumaca sull’economia di ben due punti di Pil e gli imprenditori non investono. Magistrato fuori dagli schemi correntizi, nato nel 1947 a Treviso, laureato in Giurisprudenza a Padova nel 1970 . Smessa la toga si è dedicato alla politica , Fratelli d’Italia gli ha permesso di conquistare il ministero della Giustizia. Nei suoi quarant’anni di magistratura Carlo Nordio ha legato la sua carriera a una città – Venezia – rinunciando a incarichi direttivi. Fino a 65 anni è rimasto sostituto procuratore, è diventato aggiunto solo nel 2009 e ha gestito la procura veneziana come facente funzioni nell’anno del pensionamento, nel 2017, prima della nomina del nuovo capo. «Mettermi a dirigere un ufficio sarebbe stato come mettere un pilota da guerra dietro una scrivania. A me piaceva fare i processi».Una delle prime inchieste di Nordio quando indagava sulle Brigate rosse, azzerando la colonna veneta, tutti i brigatisti vennero condannati e poi pentiti. «Giravo scortato e armato, ricevevo lettere con la stella a cinque punte ma ricordo che sentivo che erano in gioco lo stato e la democrazia».Il terreno di scontro tra Nordio e la procura di Milano, è stato il dibattito su Tangentopoli e la sua eredità culturale. Sul piano processuale la guerra è arrivata fin davanti al Csm. Sul piano culturale Nordio si è scontrato soprattutto con Antonio Di Pietro quando ha proposto di chiudere la stagione di Mani pulite con una frase: «Chi vuole l’amnistia la paghi». Ovvero, la possibilità per gli imputati di evitare il carcere confessando il reato commesso e pagando i danni.

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