21 Novembre 2024

dal web – rubrica Storie Italiane …

Sfogliando le pagine di Facebook, si trovano racconti, storie, video che spesso ti colpiscono e ti lasciano riflettere e spesso ti lasciano con un amaro in bocca, che spesso ti fa risentire attimi della tua vita o di persone a te care che li hanno vissuti, dicevo scorrendo i vari post come ormai faccio da un po ditempo mi imbatto nella rubrica “Andrà tutto bene”, la leggo, la rileggo mi fermo e penso a quanti giovani oggi come ieri sono nelle stesse condizioni di questo ragazzo che chiede al barista “… scusi, quanto costa un cornetto?” e quanti di noi si sono soffermati a riflettere nel sentire qualcuno chiedere il prezzo per qualcosa da mangiare (per colazione, per fare la spesa per casa), mi chiedo ma che mondo è questo dove si elemosina il “pane quotidiano”, dove uno stato non garantisce un lavoro al proprio cittadino, dove ancora oggi vediamo giovani partire andare al nord o meglio oltre confine per potersi creare un futuro, che stato è questo…

Siamo in Europa, un europa dove nazioni e govern garantiscono i propri cittadini, dove l’indigenza non esiste, dove si crea si assistenza, ma si crea lavoro, lavori socialmenti utili, dove gli anziani non sono costretti a rovistare nei mercati ortifrutticoli o andare alle mense della Caritas.

Leggete questa storia, e riflettiamo

Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa un cornetto”?

Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.

Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.

Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.

Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”

Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”

Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.

Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa’’. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.

Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto.

Franco Laratta

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