Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: l’aumento dei prezzi energetici è “una ‘tassa’ sulla nostra economia che non è possibile rinviare al mittente”
di Pietro Cusati
Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, in occasione della prima lezione del ciclo dedicato ad Ugo La Malfa dall’omonima Fondazione, ha tracciato il punto della situazione sulla dinamica dell’inflazione in Italia e nell’eurozona e sulle misure messe in campo dalle banche centrali per difendere il potere di acquisto delle famiglie e la capacità di investire delle imprese. Il Governatore è tornato sugli “errori di previsione” sugli andamenti dei prezzi al consumo che sono stati a suo parere “maggiori” rispetto al passato. La Bce ha proceduto con due rialzi dei tassi consecutivi da 0,75%. La strada intrapresa per Visco è quella necessaria per mantenere ancorate le aspettative d’inflazione e contenere il rischio di una spirale prezzi-salari che amplificherebbe gli effetti negativi dell’inflazione sulle nostre economie”. “I tassi della Bce saliranno ancora ma per evitare la recessione serve prudenza”,inaugurando le lezioni volute dalla fondazione Ugo La Malfa, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha focalizzato l’attenzione sull’attuale politica monetaria della Bce raccomandando prudenza.L’attuale politica monetaria della Bce che deve fronteggiare una impennata dell’inflazione che ci ricorda i livelli degli anni ‘80, e – sul versante strategico – l’importanza di preservare l’autonomia della banca centrale rispetto agli appetiti dei governi. Visco ha riconosciuto che in questa fase “il compito della banca centrale è particolarmente difficile”. Bisogna infatti trovare il giusto equilibrio tra il rischio che l’inflazione resti elevata troppo a lungo,con danni permanenti sulle strutture economiche e quello che il peggioramento della situazione economica sia troppo forte e finisca per condurre la crescita dei prezzi al di sotto dell’obiettivo del 2% che è quello statutario. Per l’aumento dei prezzi energetici “resta cruciale la responsabilità delle parti sociali”, “i tassi di riferimento della politica monetaria,che nell’area dell’euro erano stati ridotti su valori straordinariamente bassi per rispondere alle ripercussioni economiche delle gravi crisi economiche e finanziarie registrate negli ultimi dieci anni, sono ancora al di sotto del livello coerente con il raggiungimento del nostro obiettivo di inflazione nel medio termine. La necessità di continuare l’azione restrittiva è quindi evidente, anche se le ragioni per attuare un approccio meno aggressivo stanno guadagnando terreno”. Proseguire con la politica di tassi di interesse intrapresa dalla Bce negli ultimi mesi per far fonte alla corsa dell’inflazione innescata dal caro energia, evitando però i rischi di un possibile rallentamento dell’attività produttiva connessi a rialzi troppo rapidi.Da un lato, ricorda, c’è l’impegno per “riportare al più presto l’inflazione sotto controllo”, dall’altro si prefigura “il rischio che rialzi dei tassi troppo rapidi e pronunciati finiscano per amplificare il rallentamento dell’attività produttiva”. L’inflazione resta il nodo centrale da aggredire. “Dallo scorso anno la variazione dei prezzi e’ tornata a registrare, a livello mondiale, un incremento pressoché continuo: dal 4,7% nella media del 2021, viene stimata dal Fmi prossima al 9% quest’anno”, rileva Visco. Che annota come nell’area dell’euro, sulla base dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, “dal 2,6% dello scorso anno ha quasi raggiunto l’11%, sfiorando il 13 in Italia, il livello piu’ alto da circa quarant’anni”. Due terzi dell’aumento complessivo dei prezzi al consumo negli ultimi dodici mesi sono stati causati dai rincari dell’energia, sia direttamente sia attraverso gli effetti sui costi di produzione. Una dinamica, sottolinea, che lo porta a “riflettere sulle conseguenze possibili per l’adeguamento di retribuzioni e prezzi di produzione alla luce delle condizioni attuali dei mercati dei beni e del lavoro”. “Va trovato il giusto equilibrio tra il rischio che l’inflazione resti elevata troppo a lungo e quello che il peggioramento della situazione economica finisca per ricondurre la crescita dei prezzi nel medio periodo al di sotto dei valori coerenti con l’obiettivo”.