Tragedie annunciate – Riflessioni …
di Francesco Sampogna
Ischia (non solo) altra tragedia annunciata, cosa non si dice …Dobbiamo continuare a piangere i nostri morti?
In questo periodo, particolare dell’anno, alla vigilia dell’ennesimo Natale dalle mille incertezze per tanti cittadini, dai mille interrogativi sulle “riforme” del governo. POS si POS no! Limitazione del contante ecc. Caro carburante. La Politica, – povera – dichiara un clima di austerity, che come sempre non è per chi vive al Palazzo. Vi è un emergenza ormai disastrante, legata al dissesto idrogeologico di importanza capitale per l’intero territorio italiano, (oggi aggravato dalla congiuntura del caro bolletta, dalla crisi economica in corso e della guerra in Ucraina).
Dissesto idrogeologico e risanamento, salvaguardia dell’ambiente da anni ormai è sulla bocca di tutti i leader politici, ma dobbiamo essere coscienti che è stato, e spero che non lo sarà più, un vero “manifesto pubblicitario, elettorale, per i vari governi di destra o sinistra, o tecnici che si sono susseguiti”.
Siamo alla ricerca dei colpevoli, si grida all’abusivismo, alla cementificazione, ma la verità dove è, quale è …
Un sistema burocratico lungo e farraginoso, una macchina dello stato, che spesso blocca lavori e interventi urgenti per anni, anche dei semplici lavori di pulizia degli alvei di “ruscelli” “canali” che diventano portatori di morte, ed ecco che succede alluvione nelle Marche, ad Ischia, in Cilento, in Calabria, in Sicilia solo per ricordare le ultime delle ultime settimane.
Sfogliando le pagine di Internet, si trovano articoli, reportage, notizie inerenti al problema, ne parla il servizio televisivo pubblico e privato …
ma effettivamente dicono tutto?
In una di queste letture, mi sono imbattuto nella pagina del Giornalista Porro, che ha pubblicato una lettera di un geotecnico, che ho letto e qui di seguito vi allego. Buona lettura e buona riflessione a tutti
Dalla Pagina Facebook del giornalista Porro
Caro Porro, sono un geotecnico: su Ischia c’è una cosa che nessuno dice
Stimo il tuo modo di fare giornalismo, mai ingessato, equilibrato quanto basta, dai toni alti quando serve. Sono un ingegnere strutturista e geotecnico non proprio di primo pelo (40 anni di professione) e vorrei offrirti una chiave di lettura del disastro di Ischia che è stata del tutto ignorata, forse perché in controcorrente rispetto all’onda emozionale e a certo perbenismo intellettuale.
Se devo andare da Palermo ad Agrigento e, su due o tre ponti, trovo il limite di velocità a 30 km/h, lo rispetto senz’altro ma, se tale limite è spalmato uniformemente su tutto il percorso, il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di fregarmene. Ora, in tutti gli approfondimenti giornalistici e salotti televisivi, come spesso accade in queste tristi circostanze, la fanno da padrone i vari Legambiente, Soprintendenze, Wwf, Lipu e compagnia cantante.
Costoro, in unico coro, si strappano le vesti e puntano il dito contro il mancato rispetto di vincoli, divieti e restrizioni di varia natura (il più gettonato è, ovviamente, il vincolo idrogeologico). Non fraintendermi, non intendo disconoscere l’importanza dei vincoli e delle regole in generale. Ritengo, anzi, che il loro rispetto sia un principio di civiltà.
Il fatto è che, quando i vincoli sono disposti su basi scientifiche, a ragion veduta e nell’ambito delle zone realmente interessate (nella mia carriera ne ho visti parecchi), viene naturale rispettarli, come nel caso del limite di velocità su due o tre ponti. Ma, quando essi sono imposti come il vasetto di inchiostro che si riversa sul tavolo su cui è poggiata la mappa (nella mia carriera ne ho visti almeno altrettanti), ecco che l’istinto di sopravvivenza ha la meglio e l’abuso diventa quasi una regola non scritta. Sotto questo aspetto, i signori che si strappano le vesti non hanno alcuna verginità da sbandierare. Essi sono responsabili al pari di coloro che accusano. Il mio maestro di vita e di professione, molti anni fa, mi insegnò una lunga filastrocca in base alla quale si dimostrava che “il meglio è peggio del bene”. Così, alla lunga (ma, a volte, non tanto), la politica del NO dappertutto produce gli effetti che si prefiggerebbe di contrastare.
Con stima,
Massimo Basile
Un Italia in ginocchio …