IL “PADRE” DEL TROFEO PIU’ AMBITO AL MONDO
Storie dal Web
E’ il maestro Silvio Gazzaniga, disegnatore della Coppa del Mondo FIFA, erede della Jules Rimet, aggiudicata definitivamente al Brasile nel 1970, dopo il terzo successo. Se Enzo Bearzot e Dino Zoff, Marcello Lippi e Fabio Cannavaro hanno alzato il trofeo più importante, lo devono anche a questo orafo milanese, morto a 95 anni nel 2016. Come loro, Beckenbauer e il ct Schon (Germania 1974), Passarella e il ct Menotti (Argentina, ’78), Maradona e Bilardo (Argentina, ’86), Matthaus e di nuovo Beckenbauer (Germania, ’90). E poi Dunga e il ct Parreira (Brasile, ’94), Deschamps e Jacquet (Francia, ’98), Cafu e Scolari (Brasile, 2002), Casillas e Del Bosque (Spagna, 2010), Lahm e Loew (Germania, 2014)…Fu l’artista meneghino a disegnare quel trofeo dorato, che riproduce un globo abbracciato da due calciatori.
“Ha creato il più bell’emblema che potessimo sognare, come premio. La Coppa è un oggetto mitico per i giocatori e per gli amanti del calcio. Gli saremo eternamente grati”, ricordava il presidente della FIFA Gianni Infantino. Gazzaniga si forma come scultore nelle scuole d’arte del capoluogo lombardo durante il fervore delle avanguardie anni 40. Frequenta l’“applicata umanitaria” e la superiore d’arte del castello Sforzesco, specializzandosi come orafo e gioielliere. Eccelle nella medaglistica, produce innumerevoli opere religiose e sportive, storiche e commemorative. Un lavoro incessante e quotidiano, dai 16 ai 90 anni. La sua vita svoltò dopo i Mondiali del Messico ‘70. La Fifa fece realizzare il nuovo trofeo, bandì un concorso aperto a tutti e, fra 53 proposte, la commissione presieduta dall’inglese Stanley Rous premiò il nostro. “La nuova Coppa” – spiegava l’autore – “rappresenta l’esultanza e la grandezza dell’atleta nel momento della vittoria: due calciatori stilizzati che sorreggono l’intero mondo”. Venne prodotta nel ’71 e la FIFA la manterrà almeno fino ai Mondiali del 2038. “Per realizzarla mi ero chiuso per una settimana nel mio studio di Milano, in via Volta, nel quartiere degli artisti, in prossimità dell’Accademia di Brera”. Uscì di getto, al primo tentativo. “Era più scultorea, meno decorativa. Esprime forza con linee dinamiche. La figura è incorporata nel blocco stesso, emerge in maniera non troppo definita”. La base era di malachite, ricorda i prati del calcio e contrasta bene con l’oro della coppa. “Si può impugnare molto bene, come uno scettro. Gli sportivi la amano. Che emozione quando la vinsero gli azzurri. Ma ancora di più quando il Presidente della Repubblica Sandro Pertini la alzò in tribuna d’onore. Al ritorno in Italia, mi ha invitato al Quirinale al ricevimento in onore della squadra azzurra”. Gazzaniga venne incaricato dalla Bertoni, azienda di Milano. “Sognavo una rappresentazione plastica dello sforzo, che esprimesse simultaneamente l’armonia, la sobrietà e la pace. La figura doveva essere lineare per attirare l’attenzione sul protagonista, un uomo trasformato in gigante dalla vittoria, senza tuttavia avere niente di sovrumano”. Realizzò anche la Uefa, la Supercoppa Europea e il trofeo per l’Europeo Under 21. Il maestro non si è mai fermato, per i 150 anni dell’Unità d’Italia ideò il trofeo emerito consegnato nel 2011 ai vincitori della coppa Italia, del 108° Giro d’Italia e del Gran Premio di F1 di Monza. Nel dicembre 2003 ricevette l’Ambrogino d’oro dall’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini, è la massima onorificenza conferita dal Comune: “Per essersi distinto come rappresentante fra i più prolifici dell’arte contemporanea della città”. Il 2 giugno del 2012 fu insignito dell’onorificenza di commendatore dal premier dell’epoca Mario Monti e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per ragioni artistiche e culturali. “La sua scomparsa” – ricordava Dino Zoff, capitano dell’Italia campione del mondo nell’82 – “mi dispiace particolarmente. La Coppa del Mondo stretta nelle mani resta uno dei ricordi più forti della mia vita e il pensiero oggi va allo scultore che la creò”. E Daniele Massaro, il più giovane di quella spedizione, a 21 anni: “Se ne va un’eccellenza dell’Italia, un artista. Venne prescelto perché quella Coppa raffigura il momento più bello, con quei due giocatori che sorreggono il mondo. Arrivi, è pesante vincerla e poi quando ce la fai sei sul tetto del mondo e questo è straordinario. Metteva il suo talento a disposizione della gente, ci ha lasciato un simbolo eterno del calcio”. La Coppa venne fusa in oro massiccio a 18 carati, in uno stampo di gesso e cera. Vale 100mila franchi svizzeri, ovvero 92mila euro, ma praticamente non ha prezzo. A tenerne vivo il ricordo pensa la figlia Gabriella, uscita dall’accademia di Brera con il diploma di scultore. “Se la Coppa del Mondo venisse rubata” – sorrideva il padre – “come è stato per la Jules Rimet, sarebbe facile rifarne rapidamente una copia perfetta”. Il trofeo resterà sempre di proprietà della Fifa, nessuna squadra potrà mai conservarlo definitivamente, perciò le federazioni campioni del mondo ne ricevono una copia placcata d’oro. Dal 2042, sarà sostituita perché alla base c’è spazio solo per 17 nomi di squadre vincitrici.