21 Novembre 2024

Rubrica: «Le interviste impossibili» dello scrittore Pasquale Carelli

Le interviste impossibili dello scrittore Pasquale Carelli a personaggi straordinari che hanno lasciato tracce indelebili nell’arte, la storia, la ricerca e la letteratura. Partiamo con Pinocchio il burattino immaginario che da sempre conquista la fantasia dei bambini. 

Pinocchio

Lo incontro nel cortile della scuola, e approfitto dei pochi minuti che mancano al suono della campanella per intervistarlo.

“Pinocchio, mi concedi un’intervista?”

“E quanto mi dai?”

“Quanto ti do?… veramente, credevo che me la rilasciassi gratis; il nostro è un giornale povero, non può permettersi di pagare anche le interviste.”

“Questi sono fatti vostri, e non m’interessano,” mi risponde lui. “Te lo dico chiaro e tondo: per meno di venticinque euro non apro bocca… devo fare la ricarica al cellulare.”

“D’accordo, vuol dire che li anticipo io e poi me li farò rimborsare dal direttore,” gli dico, rassegnandomi per forza alla richiesta. “Alla fine dell’intervista, avrai i tuoi venticinque euro.”

“Eh no, pagamento anticipato!…” mi fa lui, ponendomi la lignea palma aperta sotto il mento. “Non sono più quel bischero dei tempi di Collodi, bello mio!”

Mi rassegno anche ad anticipare: caccio fuori gli euro e glieli metto in mano. “E adesso possiamo cominciare?…”

“Sì, cominciamo,” mi risponde, dopo essersi contato i soldi. “Però non prenderla troppo per le lunghe, perché stamattina non vedo l’ora di entrare in classe.”

“C’è qualche lezione interessante?…”

“Ma quale lezione!… quello che mi interessa sono le gambe della professoressa nuova; io e Lucignolo ci siamo organizzati per farle una ripresa col cellulare da sotto la cattedra, e poi la mettiamo su Internet…”

“La mettete su Internet?… e se il preside lo scopre e vi sospende?…”

“Meglio ancora!…” esclama lui. “Se il preside ci sospende, fa la figura del conservatore reazionario; basta che si sparga un po’ di voce e qua, invece che i giornalisti con venticinque euro, arrivano quelli ricchi a intervistarci e farci conoscere a livello nazionale e pure internazionale…”

“Ma tu non hai bisogno di farti conoscere, tu già sei famoso in tutto il mondo. Le tue avventure sono un classico immortale della nostra grande letteratura.”

“Ma quale grande letteratura?… Quelle avventure che dici tu andavano bene per l’Italia di un secolo addietro; al giorno d’oggi, l’unica avventura che inseguiamo, sempre io e Lucignolo, è quella di andare al Grande Fratello. Te lo vuoi mettere in testa che quel Pinocchio di cent’anni fa era una scemenza?… una favola per bambini un poco cretini che… nel candido lettino eccetera eccetera… come cantava quel romanticone di Jonny Dorelli…”

“Io, a dire la verità, preferivo quel Pinocchio lì; comunque, ognuno è libero di scegliersi il futuro, anche il più famoso personaggio di Collodi.”

“Bravo, ognuno è libero di scegliersi il futuro!… è la prima cosa sensata che ti sento dire.”

“E la fatina che cosa ne pensa di questo tuo radicale cambiamento?” gli chiedo, tanto per ritrovare almeno un poco di quel clima favolistico di un tempo.

“La fatina?… tu mi domandi che cosa ne pensa, la fatina?…” mi fa Pinocchio, ridendomi in faccia senza contenersi. “Ma figurati se quella pensa ancora a me, con il mestiere che fa adesso.”

“Perché, ha cambiato mestiere?… non fa più la fatina coi capelli turchini… la bacchetta magica… i confettini al rosolio?…”

“Ma quali confettini al rosolio?…” mi blocca disgustato Pinocchio. “Lei si è già quasi completamente realizzata: di giorno fa l’influencer nelle televisioni sia pubbliche che private e di notte fa la cubista nelle più importanti discoteche d’Italia. E ci sa pure fare; proprio l’altro giorno sentivo dire che ha buone possibilità di partecipare all’Isola dei Famosi di quest’anno: se ci sa fare pure nell’isola, si sistema per sempre nella società che conta.”

“Possibile?… La fatina è diventata una cubista che vuole andare all’Isola?… e il gatto e la volpe?…”

“Il gatto e la volpe?… loro due, è da un pezzo che si sono sistemati per sempre…”

“Sistemati come?…”

“Uno alla Camera e l’altra al Senato. Uno è di centrodestra e l’altra di centrosinistra. Quando vanno a Porta a Porta, davanti a Bruno Vespa fanno finta che si vogliono scannare, ma poi se ne vanno a cena insieme e si dividono le mazzette, come facevano anche nel romanzo, ma adesso lo fanno a un livello superiore.”

“Ma allora è cambiata tutta la storia che ricordavo io… E Mangiafuoco?… è sempre il direttore del teatro delle marionette?”

“Ma quali marionette?… Con le marionette, faceva la fame: nessuno le andava più a vedere, e allora si è realizzato pure lui; si è tagliato barba e capelli, si fa vestire da Valentino, e si è messo a fare il manager dei divi e delle dive: un campo in cui il giro dei soldi è più lungo del Giro d’Italia. E’ vero che ogni tanto ha qualche problema con la Giustizia, ma siccome pure la Giustizia si è emancipata, lui se la cava sempre.”

“Insomma, vi siete emancipati tutti quanti?… E tuo padre Geppetto?… come sta quel simpatico vecchietto, che diede inizio a tutta la favola con il ciocco di legno?…”

“Simpatico vecchietto?… se ti sente che lo chiami simpatico vecchietto, te lo spacca in testa il ciocco di legno!”

“Perché?… non mi dire che è cambiato pure lui.”

“Tu dici cambiato?… se lo vedi adesso, lo prendi per un attore di Beautiful. Ha fatto una decina di interventi di chirurgia plastica negli Stati Uniti… e pure l’amico suo, mastro Ciliegia.”

“E dove li prendono i soldi per farsi più giovani?…”

“Pensione d’invalidità con accompagnamento!… con tutti gli anni di arretrati, a partire da quando Collodi pubblicò la prima edizione del romanzo. Tutto merito della Volpe, che ha giostrato con i certificati medici fasulli. E’ per questo che votiamo sempre per lei, e pure mastro Ciliegia la vota e le fa la propaganda elettorale.”

“Ma, se è così, si tratta di un voto di scambio bello e buono!”

“Perché, tu lo hai mai visto, in Italia, un voto senza lo scambio?” mi fa lui, zittendomi. “Scambio o non scambio, ogni sabato sera, il mio babbo dà una voce a mastro Ciliegia, passano per la farmacia a prendersi il Viagra e se ne vanno a ballare in discoteca.”

“E così si sono sistemati pure loro.”

“Esattamente. Figurati che si è emancipato pure il Pescecane.”

“Il Pescecane?… e come ha fatto?” gli chiedo io, non immaginando mai come possa emanciparsi un pescecane.

“Con il cinema!…” mi risponde lui. “Secondo te, chi è la controfigura dei film sugli squali?…”

“Il vecchio Pescecane di Collodi?”

“Bravo: hai indovinato. E adesso non ha bisogno di muovere una pinna per cercarsi da mangiare: si fa portare il pranzo a casa dai migliori chef della Televisione.”

“Ma allora non c’è proprio nessuno che sia rimasto quello del libro che ricordo io,” faccio deluso, con un rimpianto per l’antico racconto.

“Eh, no!…” mi corregge Pinocchio, facendosi nervoso. “Purtroppo, uno ce n’è, che non si vuole emancipare in nessun modo.”

“E chi sarebbe?…”

“E chi vuol essere?… quel rompiscatole del Grillo parlante, che ancora non ha imparato a farsi i fatti suoi.”

“Ma non lo facesti fuori con una martellata?”

“Sì, ma c’è rimasto il suo fantasma, che ogni tanto appare e ricomincia a fare la predica.”

“E che cosa dice?…”

“Dice che questa società così disinibita, moderna ed emancipata è una schifezza, e che più ci realizziamo più diventiamo asini, come succedeva nel Paese dei balocchi… tu figurati quanto è rimasto indietro quell’insetto presuntuoso col cilindro in testa!”

“Un’ultima domanda, Pinocchio…”

“E no, adesso basta!” esclama lui. “Per venticinque euro che cosa vai trovando?… e poi, sta suonando pure la campanella, non la senti?…”

Pinocchio mi pianta in asso senza nemmeno un cenno di saluto e se ne scompare nel portone della scuola. A me rimane in gola un’ultima domanda, che sarebbe stata la seguente: “Ma, caro Pinocchio, tutto quello che m’hai raccontato fino ad ora, è pura verità oppure è la più colossale delle tue bugie?”

Io temo proprio che mi abbia detto il vero, perché non ho visto il suo naso allungarsi di un solo millimetro mentre mi parlava; però, può pure darsi che si sia fatto la rinoplastica anche lui, ovviando a quel congenito difetto… chi può saperlo?

Che tempi di grande confusione!… al giorno d’oggi, non ti puoi fidare nemmeno del più famoso bugiardo della nostra letteratura.

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