Le lacrime di San Francesco
Rubrica L’Angolo Letterario di Alfonso Leonzio Fortunato
Dopo il vespro, zi Peppe era giunto puntuale sul luogo dell’appuntamento.
Silenzioso, si era insinuato senza far rumore, tra i banchi quasi vuoti della chiesa. Solo alcuni devoti erano ancora presenti, restii a lasciare il luogo di culto.
Frate Giacomo, alzandosi dai piedi del crocifisso, lo aveva notato da lontano e in fretta gli si era avvicinato, sussurrando: <<Pax tecum>>.
<<Et cum spiritu tuo>> inclinava il capo zi Peppe, senza guardarlo, per non far trapelare l’espressione di disagio. Da un po’ di tempo, erano giunti in loco, importanti prelati inviati espressamente dall’arcivescovo, per assistere Don Tommaso, parroco del paese. Impacciato da solo a gestire l’avvenimento straordinario, che aveva improvvisamente scombussolato la tranquillità di quel grazioso borgo sulla costa tirrenica.
L’anziano percepiva l’intensità dello sguardo del frate posarsi su di lui con insistenza.
Gli era parso di cogliere una nota stonata in quella voce cupa del religioso: di modi gentili, ma rigidi, robusto nell’aspetto e con una propensione innata al comando. Non appena se lo era trovato di fronte, d’istinto, aveva percepito un profondo rispetto.
Il frate francescano in modo amichevole, allungando il braccio sulla spalla di zi Peppe, con voce grave lo aveva avvertito: <<Buon uomo, sono certo della vostra discrezione, vogliate custodire le confidenze solo per voi>>.
Lo stava facendo partecipe di un suo intimo dubbio che lo attanagliava; zi Peppe era compiaciuto dell’attestato di stima, ma continuando ad ignorare il significato di quelle parole, si limitava ad annuire.
<<Solo un attimo di pazienza, zi Pè>>.
Don Tommaso, spostandosi avanti e indietro tra i banchi, dopo aver piegato alcuni foglietti della liturgia, spegneva la luce, mentre gli ultimi fedeli, a malincuore lasciavano la Chiesa. Poi, con passi sbrigativi che rimbombavano nel silenzio della cattedrale, si era avvicinato all’anziano e a bassa voce lo aveva invitato a seguirlo:<< Credi nei miracoli? Entra con me>>.
Aperta velocemente la porta della sagrestia, si era fermato davanti a un drappo lungo e scuro che copriva per intera una statua. Tirato via con attenzione il tendaggio, mostrava la figura di San Francesco di Assisi.
<<Guarda bene, noti qualcosa?>>
<<Lo avete fatto restaurare da poco>> notava zi Peppe.
<<Sì! Per l’occasione della festività di Ottobre>> chiariva vagamente, desideroso di tornare sull’argomento che più gli interessava: <<Guarda attentamente!>>.
Zi Peppe, incuriosito, non si faceva ripetere l’invito.
Meravigliato da questo comportamento, si era avvicinato in totale silenzio a guardare meglio. Esaminava dapprima gli occhi e poi ancora le labbra, sapeva che Don Tommaso era persona discreta, non avrebbe mai continuato ad insistere, se non per qualcosa di importante.
La luce naturale che entrava dalla finestra, cadendo proprio sugli occhi del Santo, evidenziava un prisma di colori.
Con l’indice della mano destra si era soffermato a sfiorare più volte l’angolo dell’occhio destro, prima di esclamare: <<Incredibile, non può essere!>>; poi, ancora più dubbioso aveva continuato a scrutare il viso.
<<Quindi, vedi quello che vedo io?>> il commento esasperato del prete.
<<Sì, è l’umidità>> tentava di giustificare, ritraendo la mano zi Peppe.
<<Eh,… no!… proprio no, l’ho spostato dalla chiesa alla cappella e ancora alla sagrestia>>.
Ignorando le parole del parroco, zi Peppe, continuava ad esaminare attentamente il volto, mentre faceva girare tra loro indice e pollice, per sentire la consistenza. Rimaneva in silenzio, come se stentasse a parlare.
Don Tommaso, con uno sguardo di sfida, aveva quasi urlato:<<Adesso, Mago, dimmi, come te lo spieghi?>>.
<<È salato, sembrano lacrime>>.
<<Quindi non sto uscendo pazzo! >> esclamava Don Tommaso, che cercava una soluzione ai suoi dubbi.
Da diversi giorni, per espressa volontà del vescovo, il Santo era tenuto sotto stretto controllo del prete e del sagrestano; quest’ultimo, peraltro, per niente affatto discreto.
La notizia nascosta in malo modo, purtroppo, era trapelata e la gente si appassionava sempre di più all’evento miracoloso. In paese l’attesa cresceva e la popolazione riempiva ogni giorno di continuo la chiesa, per curiosare sul Santo che piangeva. Addirittura insisteva dopo la messa, per scorgerne la figura.
Al limite della sopportazione, il prete era stato obbligato dall’altare a pronunciare ai fedeli un sermone confuso e sconclusionato in cui non affermava, ma neanche smentiva. Atteggiamento che era servito ad accrescere la curiosità, tanto che il clamore delle ‘lacrime del Santo’, malgrado le continue smentite del vescovo, aveva varcato i confini comunali.
‘Mi sono lasciato ingannare dalla suggestione’ pensava zi Peppe, lasciando Don Tommaso interdetto sul posto, mentre si avviava verso la cappella.
Le pareti dove era originariamente riposto il Santo erano nude in pietra e portavano incisi due nomi: segni lasciati dai devoti in memoria di un culto che doveva vantare molti secoli. Entrando nell’edicola, aveva percepito una sensazione di stordimento. Commozione che lo aveva indotto a fermarsi per osservare le parole e leggere più volte i nomi. Poi, aveva passato delicatamente la mano sulle incisioni nella pietra che sotto i polpastrelli sembravano prendere vita. D’improvviso gli occhi gli si erano illuminati, come quelli di un bambino soddisfatto dopo aver raggiunto un successo.
Fissando il volto di Don Tommaso, la sua voce decisa era risuonata nel silenzio della chiesa: <<Chiamate Cosimo!>>.
Il paese, intanto, era inquieto, tutti si domandavano perché il Santo non fosse al suo posto. Ovunque nella piazza c’erano capannelli di persone a discutere del miracolo.
Consapevole del clamore suscitato, dalle voci che si rincorrevano, Cosimo il restauratore intuiva il motivo per il quale era stato convocato.
Senza dare retta a chi lo fermava, con il suo incedere veloce aveva attraversato la piazza, osservando, con un viso contratto, la folla radunata.
Varcata la porta della sagrestia, e tormentato da uno strano presentimento, rivolgeva lo sguardo verso il prete: <<Don Tommaso, avete bisogno di me?>>.
Il prete gli indicava il fratello Giacomo che con aria bonaria, gli mostrava un foglietto che aveva tratto dalla tasca.
<<Ci farebbe piacere sapere, cosa è successo alla statua?>>
Il foglio recuperato da zi Peppe nella cappella, verosimilmente lasciato da chi sapeva, conteneva poche parole che il frate leggeva lentamente ad alta voce: <<Cosimo, il restauratore è in mala fede>>.
L’artigiano, come a chiedere perdono, si batteva sul petto con la mano destra.
<<Non è vero, come potete dubitare di me>> cercava di giustificarsi.
<<Questo olio non è rappreso?>> replicava zi Peppe. <<Sono tracce di umidità che si rilasciano>>
<<Da voi, non me lo sarei mai aspettato>> era intervenuto severamente il prete.
<< Mi assumo le mie colpe>> implorava il restauratore, cominciando a raccontare: <<Quella mattina, dopo aver finito il lavoro sono ritornato nella bottega a controllare la pittura. Ero fiero di ciò che avevo fatto, sapevo che avrei dovuto aspettare qualche giorno, ma la fretta e l’altro impegno mi hanno preso la mano. Ho apportato una modifica all’ultimo momento con un nuovo prodotto arrivato dalla Francia, per avere un effetto lucido sugli occhi; e poi questa forte escursione termica degli ultimi giorni ha fatto il resto >>.
<<Capisco la fretta. Ma questo, ha messo la Chiesa in un profondo imbarazzo>> concludeva
fra Giacomo, infastidito e amareggiato per ciò che era successo.
<<Chiedo perdono per la mia superficialità>>.
Con la testa china e le mani tremanti, Cosimo si era inginocchiato in segno di indulgenza. Dopo qualche tempo, le manifestazione oppressive nei confronti della Chiesa tendevano a scomparire. Il paese che aveva visto il vescovo in difficoltà e il prete confuso, cominciava poco alla volta ad allontanare l’idea di un evento divino.
Non ci furono altri episodi, ma i più devoti insistevano che il Santo avesse manifestato la volontà di ammonire i peccatori e indicare la strada per la penitenza.
Come sempre, la festa prendeva il sopravvento su tutto. Era il mese di Ottobre e della celebrazione.
Ma si sarebbe fermato veramente il miracolo?