3 Dicembre 2024

Redazione

Molto stimolante l’ultima fatica editoriale di Stefano Cazzato, per i tipi di Moretti &Vitali: “Il Divino Platone- Filosofia e Misticismo”, prefazione di Lucio Saviani.

Vi si fa riferimento, sulla scorta di alcuni recenti scritti, tra le altre cose, all’ipotetico viaggio effettuato da Platone in Egitto (e anche in Sicilia e a Cirene) in un probabile arco di tempo tra il 399 e il 387 A.C. In alcuni scritti e ipotesi si aggancia a Platone addirittura la figura di Euripide.

C’è un fatto, concreto. Da alcuni anni, tra le sabbie si è trovato un pezzo di papiro dove sono riportati dei versi dell’”Oreste”, concordemente datati al 406 A.C. “Slittando” di alcuni anni in anticipo, ciò potrebbe essere vero? Euripide e Platone insieme?

Heliopolis fu una città importante già 3.500 anni addietro. Dovrebbe essere stata uno dei luoghi della “Rivoluzione Monoteista” di Amarna e Akhenaton. Anche il nome greco attesta la sua dedica al Sole, appunto Aton. Dopo i fitti contatti con l’Egeo e Creta in primis, cala una cortina di silenzio quasi assoluto per 6/7 secoli.

Alla fine dell’Ottavo secolo, Ischia (Pythecusa) e Tarquinia, acquistano da commercianti greci oggetti con il cartiglio del Faraone Bucchoris 24° Dinastia, Terzo Periodo Intermedio. Da questa data certamente L’Alba, se non addirittura la Aurora del mondo greco che conosciamo, è evidente che I Faraoni Egiziani cominciano a servirsi di mercenari e commercianti, diciamo, di “Area Egea”. Dopo 3/4 generazioni, eccoci alla 26° Dinastia, Delta del Nilo. Città e scali marittimi stabilmente affidati ai Greci: siamo intorno alla metà del Settimo secolo. Eccoci alla fase 1 della grande epopea ellenica.

Da appassionato di arte posso dire che la raffinatezza Saitica, viene reinterpretata ad Atene e dintorni: parliamo dei Kouros, le prime raffigurazioni monumentali; un periodo lungo un secolo, si conclude con Pisistrato, agli sgoccioli del Sesto, e qui mi fermo, scavalcando tutta la grande epoca aurea e anche dopo, poco dopo la terribile Peste di Atene e i disastri della Guerra Peloponnesiaca.

Sta per “decollare” Tebe, sull’infiacchimento più o meno generalizzato del paese, mentre ancora la Macedonia manda i primi vagiti del futuro protagonismo.

In Egitto, fermo restando che la maggioranza dei Greci si è insediata in diverse zone del Delta del Nilo, ci sono tracce di guarnigioni di mercenari di Lingua Greca in tutto il paese. Si parla addirittura di truppe greche in Nubia, Sudan. Quando Erodoto visita il Paese siamo giunti alla 32° Dinastia, scavalcati i Persiani Invasori. Ma un destino accomuna tutti coloro che si sono affacciati alla storia del paese. Si sono tutti “Egittizzati”, chi più chi meno.

I frammenti residui della Acropoli di Pisistrato, smantellata dai Persiani, ci rimandano in più dettagli al modello saitico, pur se reinterpretato. I sacerdoti egiziani, come sostiene Cazzato, probabilmente hanno affascinato il grande maestro sulla sua ossessiva ricerca dell’Uno, intorno cui ruota gran parte della sua riflessione, e non solo sua.

Mi si consenta di chiudere questa sintetica “escursione”, citando la “Preghiera a Toth” di un Anonimo Scriba, 1200 ca A.C. (ma ci sono opere di letteratura Egizia, Libri dei Morti a parte, risalenti al 1900/1800 A.C. sempre nella logica del “Paese dei primati”!). Intanto il Testo, tradotto, Università di Chicago.

“Vieni a me Toth nobile Ibis, Dio messaggero dell’Enneade, Grande Uno di Unu.

Vieni a me, che tu possa darmi Saggezza e farmi abile nella tua arte.

La tua è la migliore delle Arti. Fa grandi gli uomini. Colui che è abile diviene Magistrato.

Molti ho visto, che ti hanno seguito, essere nel Consiglio dei Trenta forti e potenti

per ciò che gli hai donato.

Tu sei colui che ha dato Saggezza. Saggezza anche all’orfano. Shay e Renenwetet sono con te.

Io sono il servo nella tua Casa. Lasciami raccontare le tue abilità ovunque.

Allora molti diranno: “Come sono grandi le cose fatte da Thoth”.

Allora verranno con i loro bambini per educarli al tuo servizio, rinomati come buoni dal Signore della Vittoria.

Beato è colui che ti ha seguito.”.

Lascio all’autore e a chi ha avuto la pazienza di leggere l’uragano di connessioni e agganci nella Letteratura Antica, di questa esaltazione della figura dello Scriba, peraltro uno dei ruoli più potenti nelle dimore dei faraoni. Riconsiderare le valutazioni di Platone? Un complesso di inferiorità malcelato a fronte di un sapere plurimillenario? Da dove viene, nel nostro Occidente, questo dono/condanna della scrittura, questo “Demone”?

Domenico M. Morace.

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