Sandro Pertini. Il Presidente di tutti gli italiani
«Personaggi,avvenimenti e luoghi del nostro Sud» a cura di Vincenzo Ciorciari
Un 24 febbraio ci lasciava Sandro Pertini che non dimenticheremo di averlo avuto come Presidente della Repubblica nè il suo ricordo nel popolo
italiano verrà coperto, offuscato e calpestato dai malfattori con patente di politici: il fragore delle loro urla coprirà la suburra di oggi ma sarà silenzio di tomba domani e, se Pertini verrà citato come esempio da imitare ed affidare ai monumenti, essi verranno portati come esempi da evitare e da dimenticare.
Ricordarlo rifuggendo da commemorazione roboante, ricordarlo come fossimo accanto al camino con un gruppo di buoni amici, girando le pagine di un album e rivolgere lo sguardo a quell’esempio attraverso le foto che lo ritraevano nei momenti più significativi della Nazione, immagini ognuna delle quali informa più di mille parole, addottrina più di mille sermoni e indelebili restano stampate nella memoria di ciascuno di noi e di quanti nel mondo leggeranno nella Storia d’Italia.
1.In seguito alla legge n° 2008 Provvedimenti per la Difesa dello Stato e precisamente art. 4 che proibiva la ricostituzione di partiti politici già sciolti tranne il solo partito fascista, Pertini viene condannato a cinque anni di confino ma riesce a rifugiarsi a Milano e poi in Francia. Nella foto del 12.12.1926, dopo la fuga da Savona aiutati da Adriano Olivetti, è a Calvi in Corsica con Lorenzo De Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli e Ferruccio Parri. Immagine senza commenti perchè di quelli più appropriati si è fatto carico la Storia.
2. Muratore a Nizza nel 1927 dove approda non per fuggire dai giudici con malloppo, complici, conti in paradisi fiscali e lanciando anatemi contro la democrazia che lo “perseguita” ma fugge perché vuole creare una vera democrazia che proteggesse tutti nel futuro, pur rischiandolo tutto insieme con questi muratori, compagni di lavoro, di lotta e di speranza. Lapidaria testimonianza delle basi della “ricostruzione” italiana.
3. Milano, 1°.5.1945 nel Comizio della Liberazione alla quale tanto contribuì fermenta l’impegno mai abbandonato di portare avanti una seconda Liberazione dalla corruzione, dalla prepotenza, dalla incapacità e da tante altre pecche che, dopo di lui, si sono ingigantite: troppo difficile se non impossibile trovare nel pollaio politico attuale una figura che riesca a stargli di fronte.
4. Pertini e De Gasperi partirono da sponde lontane di terre diverse, approdarono in un solo punto di un litorale sterminato e lì iniziando a costruire la nuova Italia, quella nella quale credettero e per la quale lottarono, quella che seppero onorare con una vita di esempi e con l’esempio della loro vita intera. In questo sogno Pertini fece confluire le lezioni tratte dal suo passato ed il proponimento di adoperarsi affinchè il Paese riacquistasse un equilibrio storico andato smarrito e furono premiati, l’uomo di essere Presidente e la Nazione di averlo come Presidente.
5. È già Presidente della Camera verso la quale è incamminato. Al politico quando conscio che per l’operato di una vita gli è stata assegnato il culmine piramidale nel suo Paese ed è sicuro di esservi pervenuto per la via maestra retta e larga dei meriti, riesce del tutto naturale rimanere persona privata che sa privarsi degli orpelli e dei distintivi del potere: Superflui sono i commenti e irriverenti sono i paragoni specie se pensiamo a coloro che ce lo fanno amaramente rimpiangere.
6. Dentro e fuori le mura del Potere, perchè nessun altro come lui si è mai sentito così sicuro da postulanti osannanti ed asfissianti, senza stuoli di reporter e fotografi con le ripetute domandine sulle ricorrenti crisi di governi e di alleanze, di partiti e di correnti? No! Semplicemente vuole vivere in modo semplice e sanamente borghese, non ama “farsi trovare” dalla stampa per palesare, poi, fastidio ed avversione. Ama ascoltare i consigli della fedelissima pipa e dar licenza ai pensieri di riandare ad un passato faticoso e tragico, eroico e condiviso con gente che offrì tutto ciò che aveva per permettere a noi di festeggiare ripetutamente le loro conquiste ma non sempre e nel modo più degno, mostrando cioè riconoscenza a chi ce le ossequiò.
7. I bambini non usano dispensargli applausi ed inchini perchè come i popoli giovani, e noi lo eravamo, non concepiscono il servilismo ma, chi affidandosi alla sua tenerezza e chi porgendogli la spalla del sostegno, trasmettono al “nonno nazionale” il messaggio di simpatia e di fiducia loro affidato dal popolo intero.
8. Recandosi a prestare il giuramento da Presidente della Repubblica, continua nella sua professione di umiltà e di decenza che dovrebbe toccare a tutti i primi della Repubblica. Scorte, ahi al nervo scoperto! Condecorazioni, prebende, famigliari da assicurare per una vita senza che valgano niente, famigli da rifocillare soltanto perchè votino ed applaudino? Pensieri ignorati da chi sa mantenersi lontano dal teatro dove si recita e si vive la decadenza italiana.
Le scorte e le protezioni sono pretese o implorate da chi ha timore per le conseguenze del suo ruolo malamente assolto o da chi prepara movimenti ed attentati a qualsiasi struttura di un popolo, in primis alla democrazia. Sentendosi sicuro e protetto con la sua scorta preferita, questo è il messaggio che manda il Presidente e, con paesana malizia pensiamo, indirettamente anche sonori e meritati schiaffoni a tante mezzecalzette che si contornano di protezione anche quando vanno al bagno,
9. Mondiali di calcio Spagna 1982. Quando il Paese tocca il vertice e si impone all’ammirazione, l’ufficialità recitata è da scartare e tocca esultare e inorgoglirsi come ogni Italiano al cospetto del mondo, anche per successi nel gioco, ma il calcio si identifica con una delle principali nostre passioni e chiunque si senta Italiano, purchè un tantino se ne intenda, non è immune dal tifo che, per lo meno questo, ci affratella e ci unisce in occasioni speciali.
10. Con la moglie Carla Voltolina dal passato di partigiana in Piemonte e nelle Marche, di giornalista nella clandestinità, di collaboratrice nel dopoguerra de Il Lavoro e Noi Donne, dedicandosi ai temi delle carceri, degli anziani e della prostituzione sul cui tema esce il libro Lettere dalle case chiuse con Lina Merlin. Anche ella non ambisce a nessun protagonismo se non a quello di essere la confidente e l’ancora di sostegno di un marito che naturalmente si trova a “protagonizzare” un periodo che necessita guide e protagonisti.
11. Tante versioni ed altrettanto smentite di quello che avrebbe detto quando viene colto in questa posa. Di sicuro niente che piaccia a tanti nani della politica dopo di lui, di certo questa foto dovrebbe essere collocata in ogni posto pubblico e chissà che qualcuno dei destinatari non venga assalito dallo scrupolo per essere tanta poca cosa rispetto al “Vecchio che sgrida”, quel burbero benefico per antonomasia del XX secolo che a tanti sembra ammonire: “Possibile non vi rendiate conto attraverso quale via siamo arrivati e dove saremmo potuto essere se …” e tutti questi “se” ci sono chiaramente spiegati ricordando ogni azione e ogni parola del suo percorso civile e politico.
12 e 13. Chissà sia eccessiva forzatura immaginare le ragioni di quegli incontri di Pertini con Berlinguer ed Eduardo come segnati da una sincera vicinanza ideale tra personaggi che hanno impresso nell’attenzione prima e nella memoria poi degli Italiani il sigillo di un modello che avrebbero dovuto adottare nel raggiungere posti piramidali nella sfera politico-economico-social-cultural-artistica del nostro Paese: l’arte della Politica i due e la politica dell’Arte l’altro.
Pertini e Berlinguer furono interpreti inimitabili nell’individuare e far propri ideali alti ed essenziali, norme giuste e indispensabili per plasmare un Popolo meritevole della nuova epoca della nuova Italia che, infatti, gli insegnamenti di tali esempi accoglie per la fiducia assoluta in chi li raccomanda in maniera sobria e ferma innanzitutto con il proprio comportamento pubblico e privato. Eduardo si serve di altre piazze, delle lezioni impartite da tavole di un palcoscenico che, già quando ancora non c’è la televisione, virtualmente -si dice oggi- accoglie moltitudini di cittadini vogliosi di far palestra di preparazione civico-morale per la realtà che debbono affrontare.
Tre foto, tre personaggi, tre icone dei quali è facile parlare e che fanno fare per lo meno una discreta figura anche chi non versato sia o non bene informato risulti a scrivere di Storia patria. Ricordiamoli ai più giovani, ricordiamo soprattutto Pertini in questa occasione a coloro che non lo conobbero o che non potettero capire la significanza e il valore del personaggio. Non si temano cadute in retorica, possibile rischio quando si omaggi un uomo di Stato eccezionale che si guadagnò dalla gente rispetto, simpatia e forse qualcos’altro. In lui si è fermamente creduto, trattandosi di una specie di uomini che si presentano all’attenzione generale uscendo dall’ombra da soli e non ne verranno più inghiottiti neanche dopo la loro scomparsa fisica.