8 Settembre 2024

UN RICCO E PREZIOSO DOSSIER DEL DOTT. VINCENZO GARRUBBA SULL’IMPATTO AMBIENTALE CHE SEGUE NELLA RFICERCA IN MARE DI IDROCARBURI

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 di Rodolfo Bava

Il dott. Vincenzo Garrubba, sulla questione di valutazione di impatto ambientale per la ricerca in mare di idrocarburi, ha scritto un interessante dossier. Molto interessante sia per il Sindaco di Crotone che per il Presidente della Regione Calabria. L’ENI ha iniziato la sua attività di ricerca al largo del mare della città di Crotone nel lontano 1975.

Ed ecco alcuni rilievi del dott. Garrubba:

–         Le trivellazioni potrebbero causare ed aumentare notevolmente il rischio sismico dell’area, aggravando il fenomeno della subsidenza, causando un pericolo grave e prossimo per l’eco sistema e la fauna del mare attraverso la loro attività di estrazione del gas maturale dal sottosuolo;

–         Sono stati creati 30 pozzi di cui 28 in produzione. Pozzi collegati alla centrale di raccolta su terra ferma che occupa una superficie di 3.500 mq. L’Eni ha estratto dal sottosuolo crotonese, nel corso di 36 anni di attività più di 63.944 milioni di standard di metri cubi di gas naturale;

–         Le royalties per le produzioni di idrocarburi in terra ferma sono ripartite per il 55% alla regione Calabria; per il 30% allo Stato ed il 15% ai Comuni; la quota del 30% allo Stato è assegnata direttamente alla Regione;

–         Il profilo sismico rivela che la mega frana al largo del mare di Crotone è una complessa struttura da non potere addebitare all’estrazione del gas naturale dai fondali. La scienziata Liliana Minelli dell’INGV ha spiegato: “E’ anche da ricercarsi nel sollevamento della Calabria a causa della convergenza della mini placca ionica che fa parte di quella africana, verso la parte sud orientale della nostra penisola;

–          Le attività di sfruttamento di idrocarburi e dell’energia geotermica, sia in atto che di nuova programmazione, devono essere accompagnate da reti di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzata a seguire l’evoluzione del tempo dei tre aspetti fondamentali: l’attività micro sismica, le deformazioni del suolo e la pressione dei fluidi nei serbatoi e nei pori delle rocce dovrebbe essere misurata al fondo dei pozzi e nelle zone circostanti con frequenza giornaliera;

–          Da quanto detto sino ad ora emerge chiaramente un quadro generale del sottosuolo del territorio e delle coste della città di Crotone di estrema fragilità, per cui logica vuole che andrebbero prese immediate precauzioni e adottate complesse politiche di messa in sicurezza dell’area e contestualmente inibita qualsiasi attività antropica che possa, anche solo lontanamente, determinare una precipitazione dell’instabile e precario equilibrio del sottosuolo;

–          Circa i rischi che la città di Crotone corre con riguardo all’attività estrattiva dell’ENI, già nel giugno 2011 il prof. Leonrado Seeber, sismologo  al Lamont Doherty Earth Observator della Columbia University ha fatto riferimento, tra l’altro, al fenomeno della subsidenza nella città di Crotone, che sta lentamente abbassandosi rispetto al resto della Calabria, ha detto: “Abbiamo una misura geodetica che dice chiaramente che Crotone  sta andando giù rispetto al resto della Calabria e quindi è possibile, nonostante ci possano essere altre cause, che questo sia dovuto allo sfruttamento degli idrocarburi. Il rischio va valutato con attenzione. E’ noto che i terremoti si possono “stimolare”. Uno dei casi più tipici è quando si pompano liquidi ad alta pressione giù nella crosta terrestre per estrarre il petrolio. Ma bisogna stare attenti a stuzzicare così la faglia, è necessario calcolare i rischi, mentre chi fa estrazione ha la tendenza ad ignorare, o nascondere, il problema. Ed è pericoloso”.

–          E’ tutto chiaro al Sindaco della città, ing. Vincenzo Voce? Ed al Presidente della Giunta Regionale Calabrese?

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