La storia di questo santo è nota a tutti. Figlio di Zaccaria ed Elisabetta, ancora giovane si ritirò per alcuni anni nel deserto nutrendosi di locuste e miele selvatico. Nell’anno 29 d.C., riapparve sul Giordano predicando il battesimo di conversione per il perdono dei peccati e annunziando l’arrivo del Messia. Il Vangelo di Marco ci racconta che venne fatto arrestare da Erode Antipatro, tetrarca della Galilea, che era stato dal predicatore accusato di adulterio e di unione incestuosa. Erodiade era diventata la sua amante benché moglie di suo fratello. Da quell’unione nacque Salomé. Quest’ultima, convinta dalla madre, chiese la testa del prigioniero che fu posta su un piatto esagonale in vetro verde che antiche tradizioni collegano all’Ultima Cena e conseguentemente al mitico Graal. Erodiade e Salomé dalla tradizione sono indicate come streghe proprio per il loro comportamento. La notte di San Giovanni è anche la Notte delle Streghe che, in questo particolare momento astrale, si radunavano per espletare i loro sortilegi.
La leggenda narra che Salomé, pentita per la morte del Predicatore, coprì la testa del Battista di baci e lacrime, ma dalla bocca di Giovanni uscì un vento fortissimo che la spinse in aria dove restò a vagare per l’eternità. (A. M. Di Nola, “Lo specchio e l’olio. La superstizione degli italiani”, Laterza, Roma-Bari, 1993)Il 24 giugno si ricorda la “Natività di S. Giovanni Battista”, una festa molto antica. Le giovani donne attendono l’apparire del sole per rilevare la particolare forma di piatto d’oro (orizzonte), su cui balza per tre volte la testa mozza di San Giovanni (sole). Secondo la tradizione, la donna che lo noterà prima delle altre si sposerà entro l’anno.Primo esempio:La notte di San Giovanni si metteva il bianco, l’albume di uovo, fuori dalla finestra. Il mattino dopo si osservava la forma che aveva assunto l’albume: attraverso la stessa le giovani donne in cerca di marito cercavano di individuare il futuro sposo. Ad una ragazza che aveva sposato un vecchio vedovo, un’amica domandò: “Come hai fatto a sposare un vecchio?”. Ella rispose: “Uh! è stata una furtuna, cà a me ‘a notte re Sangiuanni era assuto uno zico com’a ‘na canna cu nu jìmmo accussì grande”. (Filomena Natella, Intervista, Alfano, 5/10/1996)Nel Cilento la forma dell’albume serviva anche ad individuare il futuro. Se usciva una vela, si trattava di un viaggio in America: l’aspirazione di ogni cilentano di poter modificare la sua triste condizione di vita.Secondo esempio:Passarelli Di Napoli interpreta il rito: il bianco d’uovo è messo in un bicchiere fuori dalla finestra. Al mattino si cerca di indovinare la forma che ha assunto il bianco. Se esce una barca o una vela si deve partire; un fiore attesta un matrimonio e una bara la morte. (Giovanni Passarelli Di Napoli, intervista, Montano Antilia, 18 novembre 1998)In molti paesi, il rituale propiziatorio più diffuso era praticato con la chiara dell’uovo messa in una bottiglia d’acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che avrebbe assunto, si cercava di pronosticare il futuro:
Se nel disegno per esempio si scorgeva una torre, era segno che si doveva cambiar casa;Se c’erano dei fiori, qualche positivo avvenimento sarebbe fiorito durante l’anno;Le croci erano simbolo di morte; le spighe recavano buone novità;Due torri simboleggiavano certezza assoluta di matrimonio.Le ragazze tentavano, attraverso la forma approssimativa del disegno, di indovinare la professione del futuro sposo:Se l’albume ricordava la forma di una pecora, lo sposo sarebbe stato un pastore;Un’incudine indicava che sarebbe stato un fabbro;Una penna o un libro che si sarebbe trattato di un uomo colto;Una barca, un marinaio;Una zappa un contadino.
Terzo esempio:Ad Eredita, con riferimento all’annuale Volo dell’Angelo, si rappresenta il rituale al termine della messa e della processione. Un bambino di nove anni, scelto tra coloro che fanno la prima comunione, indossando un vestito bianco e le ali, percorre le strade del paese prima di essere sospeso in aria dove recita e canta antichi versi dedicati al Battista.Su San Giovanni, le leggende sono molteplici. Avrebbe salvato la chiesa da un crollo suggerendo agli abitanti di intervenire prima del disastro. Un’altra si riferisce alla preziosa tracolla donata al Santo da un saraceno. I predatori avevano assaltato la costa e si dirigevano verso l’interno, avvicinandosi pericolosamente ad Eredita. Un contadino, temendo per le loro sorti, aveva indirizzato i saraceni verso altri luoghi, ritardando così la loro venuta. Questa mossa permise alla popolazione di porsi in salvo. Un condottiero saraceno, giunto in chiesa, riconobbe quel contadino nell’effigie del Battista: invitò allora gli abitanti a ringraziare il loro Santo per averli salvati. In segno di riverenza, donò la sua tracolla.
Significati legati alla notte di San GiovanniLa figura di San Giovanni Battista ha assorbito in sé molti significati. (C. Pont-Humbert, “Dizionario dei simboli dei riti e delle credenze”, Editori Riuniti, Roma 1997)Si parte dagli antichi culti dell’
acqua e del sole. Il suo significato religioso è collegato alla
rinascita attraverso l’acqua, ed in molti luoghi la festività si celebra con abluzioni e immersioni. Il bagno nella notte del 23 giugno serviva a far passare alcune malattie. Uomini e donne che rotolavano nudi nei prati per assorbire il potere della rugiada di San Giovanni, evidentemente crearono un’atmosfera facilmente demonizzabile dall’autorità ecclesiastica, che in questa pratica non aveva difficoltà ad individuare i resti di una manifestazione stregonesca. Il Battista battezzava con l’acqua, cui appartiene il segno del cancro, per cui fu facile, nella credenza popolare, attribuire alla
rugiada della notte che precede la sua festa, effetti salutari, vedendo in essa un’acqua simile a quella con cui il santo aspergeva. La prima acqua attinta la mattina della festa manteneva la vista. Era costume recarsi all’alba sulla riva del mare a bagnarsi per preservarsi dai dolori reumatici. I contadini portavano sul lido le bestie, buoi e cavalli, perché si rinvigorissero e fossero immuni da malattie.La presenza delle
uova è particolarmente interessante e pone ancora in evidenza il significato fortemente simbolico di questo prodotto, che in molte cerimonie
rappresenta la vita e la rinascita; un simbolismo ben adatto alla conformazione della festa, posta proprio in un momento stagionale che segnava la rinascita del periodo più fecondo dell’anno. Del resto
l’uovo è l’involucro materiale da cui si sviluppa la manifestazione concreta della vita. Considerato come
segno di vita e perfezione, si è imposto come
simbolo cristiano del messaggio pasquale della rinascita.Un’altra pratica legata a San Giovanni è quella che propone di danzare intorno alle grandi pietre, considerate cariche di poteri magici: tale esperienza si collega al ballo intorno al
falò che, pur avendo caratteristiche formali diverse, risulta un soggetto simbolico importante nel meccanismo rituale del culto solstiziale. Secondo le credenze popolari, chi fosse riuscito a saltare oltre il fuoco con un sol balzo avrebbe avuto buona salute per tutto l’anno e, in particolare, sarebbe stato lontano da febbre e mal di schiena. Il
fuoco è di fatto il
sole, il suo sostituto sulla terra, che riconduce a
fecondità, purificazione, illuminazione. Il suo
negativo, la distruzione, il divorare, bruciare è però anche
sinonimo di rigenerazione. Inoltre, i fuochi di San Giovanni sono tradizionalmente legati alla fecondità perché aprono e annunciano il periodo della mietitura.Le
erbe raccolte durante la notte di San Giovanni erano ritenute le più adatte per preparare
filtri, pozioni magiche e praticare incantesimi. Infatti in alcuni giorni dell’anno era possibile ottenere i massimi principi attivi (tempo balsamico). In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perché essa cade appunto nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza,
il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada che si trasforma in un farmaco potente a guarire ogni guisa di malattie cutanee.Le erbe servono a proteggersi dalle streghe: alcuni si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba, dalla verbena simbolo di pace e prosperità al ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni.Si era al sicuro dalle streghe anche tenendo in tasca una manciata di sale o un po’ di camomilla o, ancora, degli amuleti fatti di legno di tiglio: i tigli, infatti, erano ritenuti molto efficaci contro le streghe, ragion per cui spesso se ne piantava una siepe a protezione della casa o se ne appendevano all’interno alcuni rami (stessa funzione aveva l’edera terrestre).Ci sono infine altri significati legati a questa ricorrenza.Le donne non sposate, la vigilia della festa, prendevano tre fave: una con la corteccia intera, una senza, la terza spezzata nella parte superiore. La sera, coricandosi, la mettevano sotto il cuscino. Durante la notte dovevano prenderne una a caso: se prendevano quella intera sarebbero state ricche, se sceglievano quella senza corteccia sarebbero diventate o rimaste povere, se invece coglievano la fava spezzata non sarebbero state né ricche né povere.In altri casi, le donne all’alba di San Giovanni raccoglievano 27 noci e tornate a casa le affettavano con il mallo in cui erano ancora racchiuse. Le ponevano poi a macerare per 49 giorni in alcool. Trascorso questo tempo strizzavano i frutti e con il liquido ottenuto, al quale si aggiungeva altro alcool e zucchero, si riempivano le bottiglie che si tenevano all’aperto per qualche notte. Questo sciroppo serviva ottimamente per calmare il mal di testa, mal di stomaco ecc.Molti mangiavano lumache per San Giovanni, sicuri che quell’alimento li avrebbe preservati dalla sfortuna. La lumaca infatti è ritenuta un simbolo lunare che indica la rigenerazione.