Quando la fine delle disuguaglianze fra nord e sud?
Di Rodolfo Bava
La “questione meridionale” rappresenta, oramai, un argomento secolare. Tanto che, nel corso delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo, si era ventilata l’ipotesi di far risuscitare la vecchia “Cassa per il Mezzogiorno”. Speranze deluse. Come al solito.
Purtroppo, l’Italia continuerà a correre a due velocità: spedita quella del Nord; molto, ma molto ridotta quella del Sud: dall’occupazione alla Giustizia, dalle disponibilità economiche alle condizioni di salute, dalla partecipazione sociale ai servizi socio assistenziali.
Proprio, nei giorni scorsi, l’Istat ha diffuso dei dati. Sorprendente al Sud il Pil: – 44,2 per cento rispetto al Nord. Nel passato anno, il reddito pro capite al Nord era all’incirca di 33 mila euro, nel Centro Italia di 29.300 e nel Sud di 17.800. Naturalmente, identici gli indici per la spesa per i consumi delle famiglie: 19.000 circa per il Nord, 17,4 mila per il Centro Italia e 12,7 mila per il Mezzogiorno. L’occupazione risulta in calo in Calabria, in Molise e Friuli Venezia-Giulia.
Ed ecco alcuni flash che testimoniano come si allarghi sempre più la forbice tra Nord e Sud:
– Per percorrere 340 chilometri da Messina a Trapani, in treno, sono necessarie ben nove ore; mentre tra Roma e Milano (576 chilometri) si impiegano soltanto due ore e venti minuti;
– Ad Aosta una causa civile risulta dieci volte più veloce rispetto in Sicilia (Comune di Patti). Infatti, con una media di 118 giorni per Aosta e ben 1193 giorni per Patti;
– I giovani dai 15 ai 29 anni, senza lavoro e senza studi, abbondano nel Sud, tanto da raggiungere in Calabria ed in Sicilia il 40 per cento.
A tal punto, riteniamo che l’Italia intera non decollerà se il nuovo Governo non affronterà con serietà il secolare problema del Mezzogiorno d’Italia. Se non verranno sviluppati dei progetti innovativi, se non verranno potenziati i servizi pubblici e la rete dei trasporti.
La leader della CGIL Sig.ra Camusso sostiene quanto segue per quanto riguarda il suddetto argomento: “Solo con una robusta crescita del Sud dell’Italia sarà possibile uno sviluppo più forte e più giusto per tutto il Paese. Anche per questo la CGIL ha messo in campo idee e proposte concrete per cambiare questa situazione”.
Ma, noi, aggiungiamo che è anche necessario l’impegno di noi singoli cittadini, al fine di sviluppare le energie necessarie per potere uscire dall’attuale situazione di stallo. E ci auguriamo che sia una “bufala” la notizia secondo la quale i 35 miliardi di euro in bilancio per il Sud sarebbero stati congelati dalla Comunità Europea.