23 Novembre 2024

Nel vuoto l’altro di noi. Nera D’Auto ci trasferisce alcune riflessioni sulla sua arte. Nel vuoto l’altro di noi.

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La mia ricerca attraverso l’arte ha un filo conduttore, la voglia di mettere a fuoco un’interiorità che desidera avere risposte su cos’è l’uomo, quale è la sua funzione, come si integra nell’universo.

Questo bisogno è nato diversi anni fa, quando la linea capricciosa, i ghirigori fatti di segni hanno avuto grande importanza e generato una produzione dove il figurativo è reso in modo da rispettare canoni classici. Poi mi sono resa conto che il segno è solo l’involucro che chiude materia colorata ed elementi presenti in ogni forma sulla terra.

È stato questo l’inizio e lo studio sul colore, un’avventura ancora piena di incognite considerato che il colore è vita, è lunghezza d’onda, è luce. È stato così che mi sono trovata di fronte allo spettro di Newton, alla teoria interiore di Goethe; a tale proposito occorre dire che, diversamente alla diatriba nata nel diciannovesimo secolo tra i due differenti pensieri sul colore, nella mia realtà queste differenze convivono e si integrano.

In funzione di un credere, quello che ogni essere vive sia della luce interiore, capace di illuminare un percorso in assenza di ombre che della luce del sole che riflettendosi sulla materia la plasma. Infatti, non si può tener conto solo delle caratteristiche fisiche della luce ma è indispensabile indagare sulle esperienze dell’anima, quelle suscitate da ogni colore che ci permette di trovare risposte all’inquietudine tra materia e spirito.

L’indagine sul colore verso la messa in opera di un colore carattere, massa, elemento, segno, buco dove la materia trova respiro e quindi suono. Dove un’attenta e misurata carica di energia gestuale e segni e dà respiro alla materia tra vuoti e pieni, tra l’essere e il non essere: un altrove nella materia oscura del vuoto.

Nera D’Auto

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