Papa Francesco ai giovani universitari Portoghesi, “Cercate e rischiate”
di Pietro Cusati detto Pierino
Pellegrini nella vita ,nello studio, nel lavoro. Non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente.Bisogna coltivare sempre una sana inquietudine, come diceva il poeta Pessoa, “essere insoddisfatti è essere uomini”. Una frase dello scrittore José de Almada Negreiros: «Ho sognato un Paese in cui tutti arrivavano a essere maestri» Papa Francesco ha incontrato i giovani universitari portoghesi, nella sede dell’Università Cattolica di Lisbona, fondata dai Gesuiti e giunta al suo 56mo anno di attività. Prendersi cura della casa comune, ridurre le disuguaglianze tra ricchi e poveri, lottare per la pace e la giustizia. E diffidare delle soluzioni facili . “In questo frangente storico, ha detto il Pontefice, anche se le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo”. La raccomandazione agli studenti: “Siate dunque protagonisti di una ‘nuova coreografia’ che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita,non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. Essere insoddisfatti, in questo senso e nella giusta misura, è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo”.‘’Abbiate il coraggio di sostituire le paure coi sogni : non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni! Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi. Il Pontefice sogna che questa generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza”. Papa Francesco ritiene che in nome del progresso, si è fatto strada troppo regresso. Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali. Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme.Non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio e non può esserci futuro in un mondo senza Dio. Vorrei dirvi: rendete la fede credibile attraverso le scelte. Perché se la fede non genera stili di vita convincenti, non fa lievitare la pasta del mondo.