Sviluppo sostenibile ed emergenza climatica: un binomio sempre più attuale
di Pasquale Tuozzo
In un epoca di cambiamenti climatici ormai evidenti e anche drammatici, assume particolare importanza il concetto di educazione ambientale. Esso si fonda sulla conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente naturale, sulle cause che provocano l’inquinamento e sull’insieme dei comportamenti rispettosi verso tutto ciò che ci circonda. Soltanto attraverso l’educazione ambientale sarà possibile formare cittadini consapevoli e in grado di agire per il bene della collettività.
L’articolo 9 della Costituzione italiana afferma:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
La tutela dell’ambiente è uno degli obiettivi della Costituzione ed è strettamente connessa alla ricerca scientifica e tecnica. Però, quando è stata scritta la Costituzione, ancora non si percepivano gli effetti della crisi climatica. E dunque ai giorni nostri si è passati dal concetto di tutela del paesaggio su scala locale a quello di salvaguardia dell’ambiente su scala globale.
Ogni azione dell’uomo ha effetti sull’ambiente, un impatto sul quale spesso non prestiamo la giusta attenzione. Questo impatto viene misurato attraverso la cosiddetta impronta ecologica. Si tratta di un indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse naturali che produce la Terra. L’impronta ecologica ci dice di quanti pianeta Terra abbiamo bisogno per conservare l’attuale consumo di risorse naturali.
La definizione più comune di sviluppo sostenibile è stata elaborata nel Rapporto Brundtland, un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo. In questo documento si afferma che: “Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”. Lo sviluppo sostenibile è un modello di crescita che si fonda sulla integrazione della componente economica con quella sociale ed ambientale. Mira al miglioramento della condizioni di vita dell’umanità senza intaccare l’equità e la dignità sociale; con obiettivi compatibili con la rigenerazione delle risorse umane e senza distruggere gli ecosistemi.
Nel 2015 sono stati sottoscritti dai governi di tutto il mondo alcuni accordi fondamentali, confluiti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che fissa gli impegni da realizzare entro il 2030, individuando 17 obiettivi e 169 target.
Per scongiurare un disastro ecologico e salvaguardare la vita sul pianeta è necessario invertire immediatamente la rotta. È necessario un intervento a due livelli:
istituzionale: il governo di ogni singolo Paese deve prendere decisioni a livello nazionale ed internazionale;
individuale: tutti noi dobbiamo cambiare il nostro stile di vita, adottando comportamenti più rispettosi dell’ambiente. Perché una grande rivoluzione verde è fatta anche di piccoli gesti.
Per quanto riguarda i comportamenti individuali, dovremmo tenere sempre presente la regola delle 4 R:
- Ridurre: produrre meno rifiuti;
- Riutilizzare: far durare il più possibile un bene una volta acquistato, impiegandolo anche per altri scopi;
- Riciclare: fare una corretta raccolta differenziata e trasformare i rifiuti in nuovi oggetti;
- Recuperare: valorizzare il rifiuto per ricavare materia seconda o energia.
Non solo: tutti noi possiamo fare una “spesa intelligente”, usando borse di tela, acquistando detersivi alla spina e prodotti sfusi per evitare inutili imballaggi, consumando frutta e verdura e poca carne, nonché privilegiando prodotti provenienti dall’agricoltura biologica e a km zero.
L’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan nel suo libro “Miliardi e miliardi” affermava:
“Credo che abbiamo il dovere di lottare per la vita sulla Terra e non solo a nostro beneficio, ma di tutti quelli, umani o meno, che ci hanno preceduto e ai quali siamo legati, così come coloro che, se siamo abbastanza saggi, arriveranno più tardi. Non c’è una causa più urgente, né più giusta, del proteggere il futuro della nostra specie”.
E adesso, davvero, non possiamo attendere oltre.