La scrittrice Sarda Michela Murgia, la sacerdotessa della parola,è morta a Roma all’età di 51 anni.
Ha raccontato pubblicamente i suoi ultimi mesi di vita, “non volevo pietà”,la scrittrice Michela Murgia , attivista, drammaturga, femminista, è stata una voce libera fino alla fine, un esempio di coraggio anche nella malattia, originaria di Cabras, un paese in provincia di Oristano, non c’è più, ha lottato per i suoi ideali fino alla morte, la sua vita privata ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica dapprima con l’annuncio della malattia e in seguito con le seconde nozze, per garantire alla sua famiglia quello che la “legge non garantisce”, pur non credendo nel valore del matrimonio. Ha inventato un nuovo tipo di famiglia non basato sul sangue ma sulle affinità e la scelta, una sfida. Cambiare il mondo e le sue regole iniziando dal cambiare le relazioni: con la parola, i gesti, il corpo. La vita e l’opera di Michela Murgia sono un tutt’uno, dai libri alle scelte pubbliche e serene della sua fase finale, un’eredità laica. Una grande perdita per tutti ,ha scritto il sindaco Andrea Abis sui social, Michela era mia coetanea, stessa scuola, stessi ambienti, figli dello stesso tempo storico. Michela era una mente fervida, una intelligenza spiccata, colta, di forte personalità, schietta, coraggiosa, sempre schierata in modo chiaro, avvolgente, anticonformista. Non poteva che essere anche divisiva, di contrasto, ma è proprio grazie a queste figure chela società si mette in discussione, cambia, si evolve, migliora. Cabras ha dato i natali e cresciuto una grande donna che lascerà un segno nella società del nostro tempo”. Murgia per sei anni ha insegnato religione nelle scuole medie e superiori,ha fatto la portiera in un hotel, anche di notte e poi, dal 2007 la scrittrice. Il suo libro “God Save the Queer. Catechismo femminista”, è il vero testamento, morale e spirituale, di Michela Murgia, un libro che racconta di se stessa e della propria formazione cattolica) e molto rispettoso della dimensione religiosa. “Michela era una donna straordinaria per coraggio, determinazione e intelligenza. Mai fanatica, mai dottrinaria. Era sempre sorridente e questo dimostra un buon atteggiamento verso la vita anche quando ci si trova al passaggio con la morte”,lo ha detto la scrittrice Dacia Maraini. Michela Murgia vinse il Premio Campiello nel 2010 con il romanzo “Accabadora” (Einaudi). “Voglio esprimere sincere condoglianze alla famiglia e agli amici della scrittrice Michela Murgia. Era una donna che combatteva per difendere le sue idee, seppur notoriamente diverse dalle mie, e di questo ho grande rispetto”, ha scritto su Twitter Giorgia Meloni.“Con la scomparsa di Michela Murgia perdiamo una voce coraggiosa, attenta e profonda, punto di riferimento culturale e umano che ci ha insegnato molto con le sue parole e con l’esempio, fino alla fine. Ai suoi cari e alla sua famiglia, condoglianze sincere”, ha scritto il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. “Ci lascia Michela Murgia. Di lei rimarranno forti le idee, le battaglie e gli ideali. Continueremo a portare avanti il suo pensiero cercando di avere quella forza da leonessa che mi ha sempre ispirata. Grazie per quello che sei stata”, così sui social l’eurodeputata Alessandra Moretti. La scrittrice avvolta in un vaporoso abito rosso corallo, con il turbante in tinta sulla testa, immortalata in un passo di danza, le dice addio su Instagram Lorenzo Terenzi, l’attore, regista, autore e anche musicista, conosciuto nel 2017 durante uno spettacolo teatrale in cui Michela Murgia era protagonista. Michela Murgia dopo la diagnosi di carcinoma renale sposò, lo scorso 15 luglio, Lorenzo Terenzi con un rito civile. “Lo abbiamo fatto ‘in articulo mortis’ perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato”, scrisse. “Lo abbiamo fatto controvoglia, se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo”. Dopo aver rivelato il tumore, Michela Murgia condivise in rete la caduta del primo ciuffo. “Stamattina la sardità dei miei capelli ha ceduto ed è caduto il primo ciuffo. Con l’ultimo barlume del taglio abbiamo girato i lanci social di ‘Tre ciotole’. Dalla sua esperienza come venditrice telefonica nasce “Il mondo deve sapere” (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l’opera teatrale omonima e il film “Tutta la vita davanti” (2008). Molto legata alla sua terra, Michela Murgia nel 2006 ha dato vita al blog “Il mio Sinis” per raccontarne i luoghi meno noti della Sardegna. Nel 2008 aveva firmato “Viaggio in Sardegna” (2008). Due anni dopo è uscito “Accabadora”, premio Super Mondello e premio Campiello, considerato il suo capolavoro, storia di un’anziana donna che in un villaggio sardo dà di nascosto la morte ai malati gravissimi che gliela chiedono e di una bambina che la donna adotta e che scopre a poco a poco il vero scopo delle uscite notturne della madre adottiva. Nel 2011 pubblicò “Ave Mary”, riflessione senza filtri sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Tra le sue opere successive ci sono il saggio breve sul femminicidio “L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!” e ancora “Futuro interiore”, “L’inferno è una buona memoria”, il saggio “Istruzioni per diventare fascisti”, “Noi siamo tempesta”. Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo. “Stai zitta”, “God save the queer”. “Catechismo femminista” e infine l’ultimo “Tre ciotole – Rituali per un anno di crisi”: un romanzo che si apriva sulla diagnosi di cancro, un intreccio di storie tra i protagonisti costretti ad attraversare un cambiamento radicale che li costringe a forme inedite di sopravvivenza emotiva.