Omicidio di Giulio Regeni: gli imputati possono essere giudicati anche in loro assenza
Di Pietro Cusati dtto Pierino
E’ possibile celebrare il processo secondo le nostre norme costituzionali sulla vicenda processuale legata all’omicidio Regeni . La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane. L’Ufficio comunicazione della Consulta fa sapere con una nota che «la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa». “Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti.” E’ il commento della famiglia Regeni e dell’avvocata Alessandra Ballerini alla notizia che la Consulta ha accolto il ricorso del gip di Roma dichiarando che i quattro 007 egiziani possono essere giudicati, dichiarando illegittima la norma che aveva consentito loro di sottrarsi al giudizio non avendo comunicato i loro indirizzi. “In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza “non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo”.- proseguono i Regeni- Abbiamo dovuto resistere contro questa “volontà“ dittatoriale per sette anni e mezzo confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, da sempre vicino alla famiglia Regeni e all’avvocata Ballerini, esprime soddisfazione per la decisione della Consulta e auspica che finalmente si possa conoscere la verità su quanto accaduto a Giulio in Egitto.