21 Dicembre 2024

L’exaptation ha dato il via a quello che i paleoantropologi hanno battezzato “il grande balzo in avanti” dell’evoluzione umana?

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di Bianca Fasano

L’ exaptation (exattamento, ossia un carattere formatosi per una determinata ragione, o anche per nessuna ragione funzionale specifica all’inizio, e poi resosi disponibile per il reclutamento attuale), che ha fatto di noi gli esseri umani pensanti che siamo.

Nietzsche scrive: “Per bene che sia compresa l’utilità di un qualsiasi organo fisiologico, non è per ciò stesso ancora compreso nulla relativamente alla sua origine: comunque ciò possa suonare molesto o sgradevole. Da tempo immemorabile, infatti, si è creduto di comprendere nello scopo comprovabile, nell’utilità di una cosa, di una forma, di un’istituzione, anche il suo fondamento di origine, e così l’occhio sarebbe stato fatto per vedere, la mano per afferrare” (Nietzsche, 1887, tr. it. 1998, p. 66).

Venne un tempo in cui la nostra presenza sulla terra dette luogo a quello che i paleoantropologi hanno battezzato “il grande balzo in avanti” dell’evoluzione umana.

Verrebbe fatto di chiedersi come e perché. Di attribuire il fenomeno ad una presenza extraterrestre con cui la specie umana dell’epoca si sia geneticamente unita.

A pensarci bene, staremo soltanto spostando il mistero su di un altro pianeta.

In effetti la fenomenologia dei reperti di Homo sapiens euroasiatici ci dice che dai 45mila ai 34mila anni fa, vi fu un’autentica “rivoluzione” adattativa (riportiamoci agli archeologi, quali Randall White e Richard Klein).

In questi nostri antenati vengono a galla capacità cognitive originali e immense qualitativamente, rispetto a quelle degli altri primati. I modi di fare sociali pervengono a livelli fino a quel momento sconosciuti di complessità e di articolazione.

Parliamo di una specie dotata di linguaggio articolato e di spiccate capacità relazionali e simboliche, con forti attitudini all’elaborazione di concetti astratti.

Quell’astrazione che conduce all’arte e al pensiero filosofico – matematico.

Nel grande albero ramificato dell’evoluzione, laddove la scimmia ha la sua ramificazione perfetta ed efficacemente utile, giunge anche la ramificazione dell’evoluzione che produce la prima specie biologica autocosciente, in grado di porsi domande sul proprio destino e, qualche millennio più in là, sulla propria evoluzione.

Possibilmente proprio a causa dell’exaptation (exattamento), ossia a merito di un carattere formatosi per una determinata ragione, o anche per nessuna ragione funzionale specifica all’inizio, e poi resosi disponibile per il reclutamento attuale, che ha fatto di noi gli esseri umani pensanti che siamo.

Ossia il cervello umano, usando la selezione naturale, potrebbe essersi ingrandito e resosi capace, da prima, di assolvere a un numero limitato di funzioni legate alla sopravvivenza degli ominidi nella savana. Successivamente poi, in conseguenza di questi adattamenti, potrebbero essersi creati quelli che Gould e Lewontin nel 1979, definirono “pennacchi” evolutivi, ossia spazi cerebrali liberi utilizzati per una sovrabbondanza di nuove funzioni non previste dal progetto evolutivo di partenza. I miracoli del cervello umano, che possiamo ritenere non immutabile, altrimenti le persone nate con problemi neurologici o mentali, o che avessero subito danni cerebrali, sarebbero rimaste invalide o menomate per tutta la vita. Invece alcuni ricercatori hanno dimostrato che il cervello sia in grado di modificare la propria configurazione, a livello di ciascuna funzionalità specifica, perfezionando i propri circuiti in modo da adattarli più convenientemente alla funzione da svolgere di volta in volta. Se alcune “componenti” patiscono un danno, in determinate situazioni altre sarebbero in grado di sostituirle.

Per quanti hanno studiato e studiano i siti archeologici più antichi, cioè quelli anteriori a 60mila anni fa, appare evidente che non si trovino tracce sistematiche di simboli, di credenze e, principalmente, di una diversificazione culturale.

Tra di loro non tutti gli scienziati concordano, eppure la discontinuità sembra essersi realizzata in poco tempo (torniamo alla presenza degli extraterrestri?), come se questa nuova creatura, ossia l’ominide dotato di intelligenza simbolica e capace di dipingere in una caverna buia, fosse spuntato dal nulla. In proposito ricordiamo che la grotta di Lascaux (una delle più importanti grotte dipinte del Paleolitico, per il numero e la qualità estetica delle opere in essa contenute) i cui dipinti e le incisioni non sono stati oggetto di datazione diretta, risalirebbero comunque ad un periodo compreso tra i 18000 e i 17000 anni fa. La datazione è stata ottenuta dagli studiosi analizzando gli oggetti scoperti nella caverna. Si trova nella regione della Dordogna, all’interno del comune di Montignac, a circa 40 km da Périguex e 25 da Sarlat-la-Canéda e attualmente non è più visitabile.

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