22 Novembre 2024

di Pasquale Tuozzo

“Houston, abbiamo un problema.” Questa frase è molto probabilmente la più famosa della storia dell’esplorazione spaziale e fu pronunciata da Jack Swigert, pilota del modulo di comando delle celebre ma sfortunatissima missione lunare Apollo 13.

Correva l’anno 1970.

Tornando con i piedi a terra, o meglio sulla Terra, verrebbe da esclamare: “Ma magari avessimo solo un problema!” Basta seguire un telegiornale per pensare che l’umanità è sull’orlo del precipizio. Di sicuro è in atto una pericolosa deriva che non sappiamo dove ci porterà e a che prezzo. Cambiamenti climatici sempre più importanti prodotti dal surriscaldamento globale, guerre sanguinose non lontane da noi, crisi economiche e di valori. E si potrebbe continuare nell’elenco. Fosse possibile, verrebbe voglia di salire su un’astronave ed andarsene su un altro pianeta, tra esseri più evoluti di noi dove regnano amore e rispetto. Però ci tocca restare e allora mi domando: perché tutto questo? L’uomo è un essere strano, capace di cose straordinarie. Nel bene ma anche nel male, purtroppo. Eppure ci vuole poco per capire che siamo tutti sulla stessa barca, che determinati comportamenti esulano da ogni logica e giustificazione. Il problema è che spesso a subire le conseguenze peggiori sono persone innocenti che non c’entrano niente con le decisioni prese da pochi. Lo strazio più grande è quando le vittime sono bambini. Da credente penso che Dio nella sua misericordia ci perdona tante cose, ma non il male che facciamo loro. I bambini hanno il diritto di stare bene ed essere felici. Chi restituirà loro l’infanzia negata? Chi i sorrisi che non hanno mai fatto? Non sempre la storia è maestra di vita e certe scene si ripetono identiche dall’alba dei tempi. Solo che oggi con le moderne tecnologie siamo inondati di immagini e notizie che non vorremmo mai vedere e sentire.

Di fronte a fatti che ci appaiono incomprensibili ci domandiamo cosa possiamo fare, quale può essere il nostro contributo per cambiare le cose. Io credo basti poco, davvero. In un mio racconto un personaggio afferma: “Io dico che è la felicità a renderci liberi, prima della verità. Quando siamo felici voliamo alto, siamo aperti e disponibili, accettiamo idee e comportamenti agli antipodi da quelli nostri, consideriamo la diversità un’opportunità e non un pericolo. Se invece non stiamo bene con noi stessi o pensiamo di essere creditori nei confronti della buona sorte, rischiamo di diventare ostaggio dei sentimenti peggiori. E di agire di conseguenza. Prendete le guerre, per esempio: secondo me nascono dall’insoddisfazione personale di chi le dichiara o le provoca. Ricercare la felicità ed aiutare la gente a raggiungerla significa perciò impegnarsi per vivere in pace”.

Ci sono piccoli gesti utili allo scopo e che, come mattoncini, contribuiscono ad innalzare il muro della nostra esistenza e a renderlo solido, resistente alle brutte esperienze che pure possono travolgerci. Un abbraccio, una carezza, una mano tesa a chi barcolla. Dare in modo disinteressato e ricevere con gratitudine. Aggiorniamo il registro di gesti e parole e attenzioni, apriamo l’orto concluso dove abbiamo fino ad ora tenuto i nostri sentimenti. L’essere troppo ripiegati su noi stessi ci fa andare incontro a fallimenti e ci inaridisce. Non dobbiamo avere timore o pudore dei sentimenti che proviamo, di quelli buoni che scaldano il cuore. Se vogliamo dire a qualcuno: “Ti voglio bene” dobbiamo farlo. Subito, non rimandarlo. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. Perché certe parole contribuiscono a rendere indimenticabili momenti particolari. Anche un addio.

La felicità non è mai gratis, va conquistata. Quando ci cade dal cielo spesso è effimera e ci inganna. Le delusioni, quelle, non mancano. Ci saranno. Ma pazienza. Facciamone un uso costruttivo, traiamone i giusti insegnamenti. Alziamo l’asticella della nostra determinazione e riproviamoci. È questo che rende la sfida più affascinante. Se alla fine i risultati saranno inferiori alle attese ne sarà comunque valsa la pena. Comunque saremo tutti un po’ migliori. Ed anche il resto del mondo lo sarà.

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