Omignano Scalo, l’avvocato ci racconta dell’Eden Park
di Giovanni Farzati
Tra Vallo Scalo e Omignano Scalo, nascosta in un margine laterale della Statale 18, una vecchia insegna su un cancello ormai arrugginito. “Semicoperto da rampicanti, segnala l’ex ingresso a quello che fu l'”Eden Park”, inaugurato negli anni intorno al 1980 nemmeno il proprietario ne ricorda l’anno preciso – spiega l’avvocato Pasquale Feo, appassionato di storia locale e ricercatore-
le lettere dell’insegna sono anch’esse ossidate e quasi illeggibili. Eppure, quella scritta consunta rappresenta ancora per qualcuno una piccola intermittenza nel tessuto dei ricordi personali, un relitto, una sorta di vestigia post-moderna”.
“L’Eden Park era un parco giochi moderno ed attrezzato che ospitò campi da tennis, minigolf, ping-pong, tappeti elastici, pista di pattinaggio, macchinette elettriche e una “spaghetteria”.
Per il periodo in cui fu in attività rappresentò un’assoluta novità per i paesi d’intorno”.
Per i ragazzini e per i giovani che vi accorrevano a frotte divenne immediatamente un luogo di incontro e di svago, occasione di nuove conoscenze, di scambi e di “uscite” con gli amici (ma anche occasione di zuffe tra locali e vacanzieri).
“Qualche storia d’amore è nata proprio lì, tra gli adolescenti che si erano conquistati l’uscita serale. Molti direbbero tuttora d’esserci stati almeno una volta.
C’era chi voleva dimostrare di essere un abituale giocatore di tennis, anche senza saper tenere in realtà una racchetta in mano, e chi provava a conservare dignità nel cadere malamente dai pattini; un poco come Alberto Sordi dinanzi gli spaghetti tentatori nel film “L’americano” (“spaghetti! m’hai provocato? e io me te magno!”), alla fine il gioco più praticato ridivenne il calcio, anzi il “calcetto, sui campi dove le linee erano quelle del campo da tennis, ma nessuno ci faceva caso perché era una generazione di ragazzi per i quali le linee, la porta, la rete, potevano anche essere proiezioni virtuali assimilati con la pratica: giocare allora in quel campetto dove c’era addirittura una porta con la rete, era l’appendice di un desiderio che si compiva per chi aveva giocato negli spiazzi ove le porte erano solo due cumuli di pietre”.
L’Eden Park; la fotografia di una generazione da anni ’80, da nuova tivù a colori, e dei jeans; le musicassette da riavvolgere con la biro e le canzoni registrate dalle radio libere; la gassosa Montestella e i juke box.
Eden Park; dall’idea di Raffaele Di Marco, di Omignano Scalo, che “ebbe l’intuizione di trapiantare “in loco”, complice anche una posizione strategica ed accessibile, un parco giochi con le stesse caratteristiche di quello che aveva visto operare nel Veneto a Conegliano.