Il Taccuino di Baudelaire del 20 febbraio
Rubrica “Il Taccuino di Baudelaire” di Giovanni Farzati
Indiretto di Fontana
Vedi Napoli.. lasciamo perdere…
una vasca da bagno è stata collocata sui binari della Circunvesuviana, il macchinista ha bloccato in tempo il treno…
Successe la scorsa estate ..
laurea alla memoria allo studente morto per l’esplosione dell’auto sperimentale… (Ansa)
Centoparole di Henry Chinaski
“Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche “leggerezza”, che sa essere”leggera”, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.”
(Leonardo Sciascia – Nero su nero)
Comunicazione da tutti a tutti di Salvatore Colasberna
Paestum, quando alcuni Suv intralciano l’andare a messa, così in rete compare un appello
“U’ scuorno in piena zona archeologica”.
Mah!” scrive Alba; nome di fantasia; rivendica il sacrosanto diritto di andare a messa senza dover litigare con nessuno.
Cosa devo fare, usare l’elicottero? Paestum centro; preghiera muta di una donna in auto che va a messa; “Signore, illumina la mente di questi automobilisti in Suv e non solo… capite a me…che parcheggiano in malo modo davanti ad un noto locale (chi li ha patentati?) e non si spostano nemmeno a prenderli a cannonate.
Il testo
La protesta pubblicata su di un gruppo social
Il giorno che vedrò mettete un poco d’ordine di viabilità e di “capre” davanti ad un locale a Paestum centro, mi gioco i numeri a lotto, faccio terno, parto per Dubai e non vi rompo più gli zebedei.
È vergognoso.
Soprattutto i SUV parcheggiati in divieto di sosta.
Perché parto dall’idea che chi ha i soldi per il SUV debba avere avuto anche i soldi per comprarsi la patente, visto che non conosce i segnali.
E rivendico il sacrosanto diritto di andare a messa senza dover litigare con nessuno.
Tra l’altro gli fanno i test: se sei testa di cappero e stazioni come un ebete in mezzo alla strada con un bicchiere in mano e senza spostarti per far passare una macchina, allora puoi frequentare “quel” locale.
U’ scuorno in piena zona archeologica.
Mah! M.m.
La grande stagione della lettura by Becco Giallo
𝐀𝐥𝐝𝐚 𝐌𝐞𝐫𝐢𝐧𝐢: 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐨 𝐢 𝐍𝐚𝐯𝐢𝐠𝐥𝐢.
“Oggi, giorno di Mercatone, sono scesa tardi e dall’ortolano ho comprato il solito sgrassatore per pavimenti, materiali piccanti che i fotografi inquadrano sempre. Mi piacciono gli arnesi da pulizia, da combattimento domestico ma non li uso.
C’è sempre qualcuno che me li porta via.
𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐚𝐜𝐪𝐮𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐧𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟓𝟓 𝐞𝐫𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐭𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚 𝐢𝐥 𝐛𝐚𝐠𝐧𝐨. Non so quanta gente mi venne a trovare nella mia dimora, di tutto punto nuova, solo per venire a visitare il bagno. L’idea del bagno scatenò un “Oh!” di meraviglia.
Ai miei tempi chi aveva il bagno era ricco e chi aveva la doccia era blasonato. Comunque io che combatto i vecchi sistemi il bagno non me lo faccio più. Perché io sono una ninfa. Per le mie abluzioni ci vorrebbero: un mare pulito, una foresta vergine, qualche serpente tentatore e qualche mela che mi caschi in testa dall’albero.”
𝐀𝐥𝐝𝐚 𝐌𝐞𝐫𝐢𝐧𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐬𝐞 𝐢𝐧 𝐑𝐢𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐓𝐢𝐜𝐢𝐧𝐞𝐬𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚. 𝑂𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑠𝑐𝑒𝑛𝑑𝑒𝑣𝑎 𝑎 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑢𝑛𝑔𝑜 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑁𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜, 𝑒𝑑 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑙𝑒 𝑠𝑢𝑒 𝑡𝑎𝑝𝑝𝑒 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑎𝑙 𝐵𝑎𝑟 𝐶ℎ𝑖𝑚𝑒𝑟𝑎, 𝑑𝑎 𝐿𝑖𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜, 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝐶ℎ𝑖𝑎𝑣𝑒 𝑑𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝐸𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎, 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑜̀ 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑣𝑎 𝐵𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎, 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑎 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑡𝑎𝑟 𝑑𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑎𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑜𝑒𝑠𝑖𝑎.
Il Naviglio era come un paese nella città, nel cuore di Milano si era creato un microcosmo, dove tutti conoscevano tutti, sapevano tutto di tutti, c’era confidenza, tra i vicini e con i negozianti.
Alda Merini ci stava bene, tutto sommato, in questo luogo a misura d’uomo, frequentato da intellettuali, artisti, personaggi famosi, ma anche architetti, antiquari e persone del tutto normali, che erano nate lì e ci erano semplicemente rimaste.
𝐐𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐚𝐥 𝐬𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐩𝐞𝐭𝐭𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞𝐳𝐳𝐢, 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐨𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢: 𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢, 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨, 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐚𝐭𝐚. Eppure, non l’avrebbe mai lasciata, la sua casa e la sua Milano, a cui dedicò un intero volume di versi.
“𝐶𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑜 𝑡𝑟𝑖𝑏𝑜𝑙𝑎𝑡𝑎/𝑠𝑢 𝑒 𝑔𝑖𝑢̀/𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀ 𝑟𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑝𝑝𝑖𝑡𝑎/𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑒𝑑𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑓𝑓𝑜 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜/𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑝𝑜𝑣𝑒𝑟𝑎 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎.”
Scopri di più sulla vita, la storia e la poetica di Alda Merini nel libro:
Indagine su Alda Merini: non fu mai una donna addomesticabile di Margherita Caravello
Lo trovi qui: https://amzn.to/39JAbhG
Amarcord: 100 anni fa nasceva l’Unità.
Ci ho scritto di musica dal 1978 al 1994 – Daniele Bacchessi – sono orgoglioso di averne fatto parte , anche solo come collaboratore. Lavoravo a Radio Regione, all’ultimo piano del palazzo di viale Fulvio Testi. Ricordo che sul finire dei Settanta c’erano ancora i dimafonisti che prendevano i pezzi degli inviati, una mensa, una macchina stampatrice che si snodava su due piani. Di sera tardi chiudevo la radio e scendevo verso l’uscita di via Cino da Pistoia. Il cortile era già quasi stipato dai furgoncini della distribuzione. Ricordo i compositori delle pagine con i caratteri in piombo. E pensavo che la democrazia, il desiderio di riscatto di un popolo, dovesse passare proprio da quel momento: quando iniziavano a girare i carrellini con le copie del giornale.
Su quelle pagine c’era passata la Storia, anche le storie lontane di chi era morto e fucilato mentre distribuiva l’Unità negli anni bui del fascismo.