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Lacrime Cilentane
Lacrime di Dio
Sono partito è non lo so perché dovetti partire.
Adesso sono in terra straniera.
Arrivai qui con in tasca solo 3 fichi secchi, fu mia madre che me li donò per il viaggio. Non li mangiai li conservai.
Se le mie tasche erano vuote gli occhi erano strapieni di lacrime.
Nel cuore tanta ma tanta speranza.
La nave salpò da Napoli una mattina di primavera.
Al paese si aspettava l'arrivo dell'estate.
Arrivammo all'altro lato del mondo di sera, in questo emisfero era autunno è ci toccava affrontare l'inferno (in tutti i sensi).
Il viaggio durò 11 giorni e 11 notti.
Durante tutto il viaggio ho sempre pianto.
Anche gli altri passeggeri piangevano.
Quando qualcuno mi chiedeva: "Paesano perché piangi?" Io rispondevo che mi disturbavano le onde del mare.
Non era il vero, mentivo.
Io e il mare eravamo buoni amici.
La verità piangevo, perché ci allontanavamo sempre più dalla mia terra, dalla casa dove ero nato, dai miei amici, dalla mia famiglia.
Qui in America, ho dovuto dimenticarmi di pensare al mio Cilento, pensare ai miei familiari restati al paese natio.
Ho dovuto dimenticare per non continuare a piangere.
Qui in America ho creato una famiglia, sono diventato padre.
Non potevo farmi vedere piangere dai miei figli e dagli estranei.
Un giorno ricevetti una lettera. Una mia cugina restata al mio paese mi scriveva che: "La mia mamma era morta. Da quando io ero partito non avevo mai smesso di piangere per il dolore della mia assenza.
Anche mio padre un mese più tardi era morto.
Anche mio padre non aveva mai smesso di piangere, però lo faceva di nascosto per non dimostrare la pena di avere un figlio lontano.
Nella missiva mia cugina scriveva che da quando io avevo lasciato il paese niente era cambiato.
Tutto era restato uguale.
Era cambiata solamente la data sul calendario.
Si era entrati in un altro secolo il Millenovecento.
Tutti dicevano che il secolo nuovo avrebbe portato tante novità. Ma al paese non cambiava mai niente."
È passato tanto tempo.
Anche qui in America siamo nel nuovo secolo.
Adesso ho tempo.
Adesso sono nonno è non lavoro intensamente come quando ero giovane.
Adesso ho più tempo.
Adesso ho tempo.
Adesso ho tempo anche per piangere.
Piango perché mi ritorna in mente il mio Cilento, la mia terra, i miei genitori, gli amici d'infanzia. I suoni, i sapori e i profumi della mia giovinezza, che dovetti lasciare.
Piango senza accorgermene.
Le persone mi vedono è mi chiedono: "Paesà perché piangi?"
Rispondo "Che mi disturba il vento e il sole"
Ma è una bugia.
Il vento e il sole non mi ha mai disturbato.
Non si sa dove si nasce
Non si sa dove si muore.
Un Cilentano non dimenticare mai la terra dov'è nato.