Cultura Immateriale: lo studio della festa di Eredita
di Pasquale Martucci
In occasione del Convegno: “2024 L’anno delle radici italiane nel mondo tra patrimonio culturale e viaggi del ritorno”, ho svolto una relazione dal titolo: “Cultura Immateriale: le feste come Patrimonio da valorizzare”, per trattare le espressioni che costituiscono i beni culturali del Cilento.
Ogni manifestazione festiva in questo territorio mette in evidenza la caratteristica di un paese, la sua identità, che rischia di scomparire se non si attuano adeguate iniziative legate all’attrattività di un bene culturale, da rendere fruibile ai visitatori attraverso una organizzazione efficiente, il coinvolgimento dei giovani, l’utilizzo di strumenti tecnologici digitali, la pubblicizzazione, la promozione e, non ultimi, servizi infrastrutturali adeguati.
Le indicazioni su come rapportarsi alla cultura immateriale sono contenute nelle disposizioni normative, individuate dall’Unesco nel 17 ottobre 2003, in occasione della 32° Conferenza Generale, la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, poi ratificate in Italia con la Legge 167/2007.
Il bene immateriale culturale deve avere le seguenti caratteristiche:
- a) essere trasmesso di generazione in generazione;
- b) essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia;
- c) permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale;
- d) promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana;
- e) coinvolgere le giovani generazioni;
- f) perseguire la parità di genere e il rispetto delle diversità;
- g) diffondere la sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.
Si tratta di “azioni e pratiche culturali” che le comunità, i gruppi e i singoli individui riconoscono come parte integrante della loro vita. È una conoscenza trasmessa dalle generazioni precedenti e riproposta a quelle future: in questo modo, si garantisce l’identità e la continuità con il passato nel rispetto della diversità e creatività umana.
Nel mio ultimo lavoro: “Il volo rituale”, rilevo una festa che si svolge nel paese di Eredita/Cilento, proponendo i risultati di una ricerca realizzata il 24 giugno 2023, per osservare una rappresentazione tratta da un canto che il maestro Giuseppe Russo ha composto agli inizi del novecento per dedicare a San Giovanni Battista la particolare devozione di quel borgo.
In quella data, si realizza una messa in scena con al centro un bambino, di nove anni, che indossa un vestito bianco e le ali. È sospeso in aria agganciato ad una corda che scende fino alla chiesa. Lungo il tragitto canta antichi versi dedicati al Santo che inneggiano alla sua grandezza; infine, dona un mazzolino di fiori.
I significati e i simboli di questa festa sono importanti per sottolineare la stretta relazione che caratterizza il rapporto tra territorio e religione, tra natura e spirito, e tra tutti quegli elementi che hanno e continuano ancora a segnare profondamente la vita dell’uomo e il suo forte bisogno di socialità e spiritualità.
Si pone in evidenza il Genius loci di una terra, lo spirito, l’anima, l’atmosfera che si respira, ma anche i colori, gli odori, i suoni, il linguaggio della popolazione, il silenzio. È questo un aspetto che riguarda il rapporto tra l’ambiente e l’uomo e le sue abitudini: indica il carattere di un luogo, legato a doppio filo agli aspetti che in esso si affermano, includendovi le opere materiali o immateriali, gli enti e gli individui cui si associa un legame storico-culturale che rende unico e immediatamente riconoscibile un’area.
In linea con le indicazioni per la valorizzazione dei beni che costituiscono il Patrimonio Immateriale, posso affermare che oggi si riscontra una diversa modalità di vivere l’evento festivo, che mette in rilievo le peculiarità del territorio e propone forme rituali che siano attrattive e che rappresentino una occasione di promozione territoriale.
Se le feste un tempo erano caratterizzate da una ritualità consolidata nella tradizione e nella cultura popolare, in cui i fenomeni festivi hanno costituito un fatto sociale totale ed hanno dato impulso alla struttura e alla forma dei rapporti propri di una comunità, oggi le stesse occasioni festive vanno considerate in maniera differente.
Alcune feste ed iniziative sono ancora quelle di un tempo; hanno una certa longevità e una caratteristica specifica: si svolgono in scenari artistico-architettonici suggestivi e badano alle nuove modalità di vivere l’evento. E cioè: la partecipazione del pubblico, la rilevanza anche in termini economici; il rilievo di una tradizione tipica. Se poi sono presenti anche forme e comportamenti rituali, ecco che il quadro si compone e permette di valutare anche il rapporto con la cultura popolare e con le modalità di vita materiale che caratterizzavano le comunità di una volta.
Nello studio: Il volo rituale, ho descritto e classificato la manifestazione; sulla base poi dei dati rilevati sul campo (osservazione partecipante) e attraverso alcuni riscontri documentari ho costruito alcuni indicatori che hanno consentito di esprimere una valutazione.
Essi sono: 1) Rilevanza dell’evento (promozione e pubblicità); 2) Organizzazione (impegno e funzionamento organizzativo); 3) Partecipazione attiva (coinvolgimento diretto nell’evento); 4) Partecipazione passiva (presenza senza essere coinvolti); 5) Contenuti storico-culturali (letteratura, storia, arte presenti nella festa); 6) Rappresentazione scenica (riuscita della drammatizzazione); 7) Comportamenti rituali (espressioni e gesti degli attori sociali); 8) Funzioni rituali (legate alla manifestazione, all’evento); 9) Rilievo economico (eventuale ritorno economico); 10) Condivisione ed adesione (giudizio positivo del pubblico).
Il lavoro compiuto ha fatto emergere che questo, come altri eventi comunitari, suscitano l’interesse della popolazione che continua a condividere molti aspetti di vita tradizionale nonostante l’affermazione di una società globalizzata.
Questa forma espressiva rituale deve essere adeguatamente valorizzata, attraverso nuove modalità di promozione e fruizione, con uno sguardo al futuro, per realizzare il passaggio che può consentirle di essere annoverata nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale della Campania.
È da compiere dunque un’inversione di tendenza per porre al centro la capacità territoriale di trovare le risposte idonee ad attenuare i fenomeni di dispersione e abbandono, attraverso la capacità di mettere in relazione i soggetti, uomini ed istituzioni, che devono occuparsi di rilanciare e permettere lo sviluppo del territorio.
Trovo estremamente interessante e giusto il Tuo pensiero!
Concordo appieno.