La Politica come Professione: un’analisi alla luce delle teorie di Max Weber e Vilfredo Pareto
di Gianfrancesco Caputo
La politica è spesso considerata l’arte del possibile, ma anche una professione che incarna potere, responsabilità e influenza sulla vita di intere comunità. Questa prospettiva è stata ampiamente esplorata da due dei più eminenti sociologi del XIX e XX secolo: Max Weber e Vilfredo Pareto. Max Weber, nel suo celebre trattato “Economia e società”, ha delineato il concetto di “razionalizzazione” della politica, osservando come le istituzioni politiche moderne siano sempre più dominate da un’élite di professionisti. Questa élite politica è caratterizzata non solo dalla competenza tecnica e dalla conoscenza delle procedure, ma anche dalla capacità di persuadere e di esercitare il potere. Parallelamente, Vilfredo Pareto ha introdotto la sua teoria dell’élite, sostenendo che la politica è essenzialmente nelle mani di una minoranza dominante. Secondo Pareto, la società è divisa tra una “minoranza eccelsa” di individui abili e ambiziosi e una “massa” indistinta, che accetta passivamente il dominio di questa élite. In tal senso, Pareto ha evidenziato come le gerarchie di potere non siano determinate dalla competenza o dalla virtù, ma piuttosto dalla capacità di manipolare le emozioni e gli interessi delle masse. In questa prospettiva, è inevitabile confrontarsi con la realtà politica contemporanea, che spesso sembra confermare le osservazioni di Weber e Pareto. In molte democrazie moderne, inclusa quella italiana, i cittadini e le comunità territoriali sono sempre più esclusi dalle decisioni che li riguardano direttamente. Le elezioni, che dovrebbero essere il pilastro della democrazia rappresentativa, spesso non garantiscono una vera rappresentanza degli interessi del popolo. I partiti politici, anziché fungere da veicolo per l’espressione delle diverse voci della società, possono diventare meri strumenti di potere per una classe politica consolidata, spesso legata a ristretti gruppi economico-finanziari. Questa situazione mette in discussione i principi fondamentali della democrazia, che dovrebbe essere un sistema in cui il potere emana dal popolo e per il popolo. Tuttavia, le dinamiche del potere politico ed economico spesso sembrano sovrastare la volontà e gli interessi delle masse, alimentando il crescente disincanto e la sfiducia verso le istituzioni democratiche. Affrontare questa sfida richiede un profondo ripensamento delle istituzioni e dei processi politici. È necessario promuovere una maggiore trasparenza e “accountability” nelle decisioni politiche, garantendo la partecipazione attiva dei cittadini e il rispetto dei loro diritti e interessi. Solo attraverso un impegno collettivo per una politica più inclusiva e responsabile possiamo sperare di realizzare pienamente i principi democratici e di restituire il potere al popolo.