16 Settembre 2024

di Francesco Sampogna

Dell’opera del filosofo e logico Chaïm Perelman (che salvò molti ebrei dalla deportazione) si sa poco in Italia, e quel poco riguarda o la teoria del diritto o la teoria dell’argomentazione.

Il libro di Cazzato, che esce a quarant’anni dalla morte dello studioso belga, connette invece in un quadro complessivo i due suoi interessi fondamentali dimostrando come la teoria del diritto sia un’illustrazione esemplare della teoria argomentativa e la teoria argomentativa il fondamento (un fondamento storico, culturale, situato nello spazio e nel tempo) della teoria del diritto.

Mancava una tale visione d’insieme, mancava soprattutto la ricostruzione di un filo rosso teorico (quello di una razionalità concreta e vivente, incarnata nelle pratiche comunitarie) che è genuinamente e autenticamente filosofico, al di là dell’influenza che la neoretorica perelmaniana ha esercitato in singoli ambiti disciplinari, il diritto, ma anche la sociologia, la linguistica, la critica letteraria, l’arte, la psicologia e tutte le succursali delle scienze umane e sociali.

Questo filo rosso lo aveva colto molto bene Norberto Bobbio nel presentare nel 1966 l’edizione italiana del “Trattato dell’argomentazione”, quando scriveva che Perelman ha scoperto “una terra vastissima che comprende ogni forma di discorso persuasivo, dalla predica all’arringa, dall’orazione alla concione, ovunque la ragione, intesa come facoltà di escogitare argomenti pro o contro una tesi, è adoperata per sostenere una causa, per ottenere un consenso, per guidare una scelta, per giustificare o determinare una decisione.”

In questa terra vastissima ci conducono le densissime pagine del libro, in cui l’autore mette in luce il risvolto etico e politico di una riflessione che si svolge sul piano epistemico ma non perde mai il contatto con la storia, con i valori, i bisogni e le speranze degli esseri umani.

Stefano Cazzato, Chaïm Perelman. Retorica, etica, politica, Giuliano Ladolfi editore, Maggio 2024, euro 10.00

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