L’inutilità della destra politica in Italia: un’analisi critica
di Gianfrancesco Caputo
La crisi contemporanea che attraversa l’Italia, se da un lato può essere interpretata come l’esito storico di un processo planetario, dall’altro rivela in maniera inequivocabile l’inettitudine e la mediocrità delle classi dirigenti di destra e di sinistra nel paese. Entrambe sembrano arrendersi al monoteismo del mercato, rendendosi così fintamente dicotomiche e pertanto categorie inservibili.
Se da un lato la sinistra sembra totalmente ripiegata sulla difesa dei diritti civili, mancando di avere una visione economica solida e di prospettive alternative alla corsa sfrenata verso il liberismo economico promotore di un capitalismo finanziario speculativo, dall’altro lato, la destra politica, in Italia, ha perso completamente di vista l’idea che la competizione economica debba essere associata a forme istituzionalizzate di solidarietà. Questo è solo uno dei tanti esempi di come le due principali forze politiche del paese siano inadeguate a gestire le sfide del presente.
La destra, in particolare, è stata capace di compiere passi indietro piuttosto che progressi, abbandonando l’idea che la centralità della politica, la difesa della sovranità nazionale e la giustizia sociale siano campi di azione irrinunciabili. Al contrario, si è trovata spesso impelagata in giochi di potere e in strategie di breve termine, trascurando il bene comune e il futuro del paese.
Il politologo Gianfranco Pasquino, nel suo studio sull’evoluzione dei partiti politici italiani, ha sottolineato come la destra abbia spesso abbracciato un assortimento di ideologie, dalle posizioni conservatrici alle proposte liberiste, senza una visione unificante. Questa mancanza di coerenza ideologica si traduce in una difficoltà nel costruire un consenso duraturo e un’alternativa credibile.
Un elemento cruciale che ha contribuito alla disillusione nei confronti della destra politica italiana è la presenza di individui incompetenti catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche. Questo fenomeno ha portato a una perdita di fiducia da parte dei cittadini e ha alimentato un senso di frustrazione e di rassegnazione nei confronti della classe dirigente della destra politica italiana.
Nel recente passato, abbiamo assistito alla rapida erosione degli entusiasmi e delle illusioni di varie generazioni di italiani. Tuttavia, questo non è solo un fenomeno del passato, ma sembra delineare l’orizzonte che si sta presentando davanti a noi. È essenziale riflettere su queste dinamiche e cercare di individuare nuove vie per superare l’impasse politica e per affrontare le sfide del futuro.
È necessario un cambio di rotta radicale, che vada oltre le tradizionali divisioni politiche e che ponga al centro il bene comune e il futuro del paese. Solo attraverso un impegno concreto per promuovere la solidarietà, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale, sarà possibile uscire dall’attuale crisi e costruire un’Italia migliore per le generazioni future.