L’Università degli Studi di Basilicata in proiezione del Mediterraneo
di Gaetano Fierro
Sembra ieri, eppure sono passati quarant’anni da quando l’Università di Basilicata è nata. Una istituzione tanto agognata dai giovani lucani nonostante fosse osteggiata da chi pensava che la sua presenza avesse potuto squilibrare politicamente la nostra società. Non è successo. Alla fine, le speranze di vederla istituita sono diventate una realtà, e con essa la fiducia di costruire socialmente una Comunità all’altezza dei nuovi tempi. È nata sulle macerie di una scuola dell’infanzia comunale, presso l’Enaoli, grande poco o meno ottanta metri quadrati che, nel tempo, coi contributi statali si è diffusa sul territorio occupando siti accessibili ed erogando servizi formativi di qualità. Nel corso di questi anni 18 mila studenti si sono laureati nelle diverse discipline accademiche prescelte e hanno infoltito i ranghi di una società che si è evoluta giovandosi, opportunamente, della loro preparazione. Poi, come succede nelle vicende italiane, dopo la fase epica vissuta all’insegna della novità che essa culturalmente rappresentava, le cose sono cambiate negativamente sia per la carente attività gestionale, sia per le lotte di potere che hanno indebolito l’affidabilità della classe docente. Nel giro di poco tempo l’Ateneo ha smarrito la propria energia propulsiva rinchiudendosi nella gestione degli affari ordinari e prolificando facoltà poco appetibili da parte degli studenti universitari. Di colpo, le iscrizioni sono diminuite e si è avviata, purtroppo, una fase calante che sembra non arrestarsi anche per colpa dell’incombente spopolamento che mina alla base la sopravvivenza futura della Basilicata. Davanti a un simile desolante scenario, la domanda che nasce in modo spontaneo è: cosa si può fare per invertire la rotta di una istituzione che sta deperendo? In primis, crediamo che la società tutta di Basilicata debba rendersi conto delle difficoltà reali in cui versa la nostra Università e debba sostenerla e tutelarla come se fosse un bene proprio, cosa che spesso non capita! Di pari passo, pensiamo che l’Ateneo debba promuovere la propria presenza nel Sud, avviando forme di collaborazione con gli Enti e le scuole superiori del Cilento, Puglia e Calabria del nord, assicurando proposte formative che siano rispondenti alle loro esigenze di studio e di mobilità; come pure pensiamo che si debbano avviare nuove relazioni coi paesi mediterranei, in modo particolare coi paesi del nord-africa, proponendo corsi universitari di Lingua e Letteratura nord-africana, Agricoltura, Dissesto idrogeologico, Ingegneria, Medicina.