LA SENTENZA DI SAPRI
Il provvedimento adottato dal Pretore Antonio Esposito che riconobbe la fondamentale importanza del ruolo dei volontari nella difesa del malato
“I luoghi, i personaggi, la storia” da Cronista di Strada a cura di Mario Fortunato del 14 luglio 2024
Sarebbe opportuno indire un premio speciale per i volontari che nel 1991 ebbero il coraggio di denunciare a testa alta le condizioni in cui versava l’Ospedale di Sapri, aperto solo pochi anni prima dopo una grande lotta popolare passata alla storia come La Rivolta di Sapri del 1979.
La giornalista Maria Agnese Moro (figlia di Aldo Moro, lo statista ucciso dalle brigate rosse), il sacerdote don Andrea La Regina, il ferroviere Michele Russo e il dipendente comunale Giuseppe Corinto, rischiarono il carcere imputati di aver violato gli articoli 110 e 340 del Codice Penale.
Per una visita effettuata in ospedale, il 6 aprile 1990, erano stati denunciati dall’allora presidente dell’USL 61, Lorenzo Padulo, e rinviati a giudizio dal Tribunale di Sala Consilina “per essersi introdotti abusivamente nei locali dell’ospedale di Sapri e rovistando tra le varie pratiche trovate negli uffici nonché prelevando cartelle cliniche e comunque accedendo alle varie divisioni e ai reparti, anche al pronto soccorso turbavano la regolarità del servizio pubblico che ivi si svolgeva”.
Il Giudice Antonio Esposito, a conclusione della pubblica udienza svoltasi il 12 novembre 1991 presso la Pretura di Sapri, pronunciò la sentenza di assoluzione degli imputati perché il fatto non sussisteva.
Risultò di notevole valore probatorio la videoregistrazione fornita dall’emittente 105 TV ‘poiché dalla proiezione del filmato emergeva che la visita presso i reparti dell’ospedale avvenne in maniera del tutto regolare senza che si verificasse alcun inconveniente o turbamento e che i componenti il comitato del tribunale dei diritti del malato visitarono il presidio ospedaliero accompagnati da medici ed infermieri i quali, anzi, collaborarono con i visitatori nell’evidenziare disfunzioni e disservizi’.
Ciò fu ulteriormente confermato dalle deposizioni dei testi: il dottore Nicola De Marco (di guardia al pronto soccorso), l’infermiere Luigi Pugliese e il Maresciallo dei Carabinieri Domenico Perretta.
Il verdetto emesso dal Giudice Antonio Esposito, oltre a fare piena giustizia dell’accaduto, diede forza al Movimento del Tribunale del Malato, come ritenuto a giusta ragione dai vecchi dirigenti di Cittadinanzattiva.
“Quella sentenza fu una tappa fondamentale per la legittimazione e la crescita a livello nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato, che, nato nel 1980 in seguito alla riforma che aveva istituito il Servizio Sanitario Nazionale, faceva grande fatica ad essere riconosciuto dai dirigenti sanitari” raccontò anni fa Alessio Terzi, a quel tempo coordinatore nazionale del Movimento Federativo. “Soprattutto i dirigenti locali preferivano non avere alcuna interferenza nella gestione della sanità, e la sentenza n. 132/91 pronunciata dalla Pretura di Sapri fu una vera e propria pietra miliare per tutto il Movimento” precisò il vecchio dirigente durante una pausa dei lavori dell’Assemblea Nazionale di Cittadinanzattiva, di cui anche l’estensore del servizio faceva parte. Pensiero condiviso unanimemente dal resto della vecchia dirigenza presente alla discussione, tantoché alcuni lanciarono l’idea di fare qualcosa d’importante per ricordare l’evento e i volontari protagonisti.
Le appassionate dichiarazioni del vecchio coordinatore nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato trovano conferma nel provvedimento emesso dal magistrato della Pretura di Sapri, quando si legge che i volontari agiscono “in attuazione dei principi, costituzionali garantiti, del dovere inderogabile di solidarietà sociale (art. 2 Costituzione) e della tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (articolo 32 Costituzione), posti a base e fondamento della loro meritoria attività tendente a verificare il rispetto ovvero la violazione dei fondamentali diritti del malato”.
Nella stessa sentenza si conferisce piena legittimità all’operato svolto, precisando che i succitati volontari/imputati “si erano portati – in conformità degli articoli 34 e 35 della Carta dei diritti del malato – presso l’ospedale di Sapri per rendersi conto della veridicità o meno delle lamentate disfunzioni, per come ebbe a precisare, nella immediatezza, la Moro durante l’intervista resa alla locale emittente televisiva e come la stessa Moro ha confermato all’odierno dibattimento”.
Viene altresì lodato il ruolo di collaborazione, ritenendo “più che encomiabili, le reali motivazioni della visita da parte dei componenti di quel tribunale dei diritti del malato ai quali, con la presente decisione, va restituita quella dignità che loro compete per la funzione espletata diretta a cooperare – nel quadro di un corretto rapporto istituzione/volontariato – affinché sia possibile “produrre servizi sanitari altamente qualificati e migliorare la salute del cittadino malato”.
Alla luce dei fatti succitati, si chiede alla Direzione Generale di Cittadinanzattiva/Tribunale del Malato – per il tramite del Segretario Regionale della Campania, Lorenzo Latella, di riconoscere al Tribunale dei Diritti del Malato di Sapri, e ai volontari protagonisti della vicenda, il giusto riconoscimento per aver tracciato un solco indelebile nella difesa dei diritti sanitari.
Per tali ragioni, si propone di indire un’Assemblea Generale da tenersi nella Città della Spigolatrice, con l’assegnazione della medaglia d’oro a: Maria Agnese Moro, Michele Russo (alla memoria), don Andrea La Regina e a Giuseppe Corinto; conferendo altresì riconoscimento di merito a coloro che recitarono un ruolo fondamentale nella battaglia che portò a scrivere quella bella pagina di storia.
Provvedimenti che troverebbe sicuramente apprezzamenti e collaborazione da parte dell’Amministrazione Comunale di Sapri e grande simpatia da parte della gente che ricorda con gratitudine il coraggioso gesto compiuto da quei volontari.
Le appassionate dichiarazioni del vecchio coordinatore nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato trovano conferma nella sentenza emessa dal magistrato della Pretura di Sapri, che legittima il ruolo svolto dai volontari quando scrive che hanno agito: “in attuazione dei principi, costituzionali garantiti, del dovere inderogabile di solidarietà sociale (art. 2 Costituzione) e della tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (articolo 32 Costituzione), posti a base e fondamento della loro meritoria attività tendente a verificare il rispetto ovvero la violazione dei fondamentali diritti del malato, si erano portati – in conformità degli articoli 34 e 35 della Carta dei diritti del malato – presso l’ospedale di Sapri per rendersi conto della veridicità o meno delle lamentate disfunzioni, per come ebbe a precisare, nella immediatezza, la Moro durante l’intervista resa alla locale emittente televisiva e come la stessa Moro ha confermato all’odierno dibattimento”.
Nella stessa sentenza si loda anche la funzione di collaborazione, ritenendo “più che encomiabili, le reali motivazioni della visita da parte dei componenti di quel tribunale dei diritti del malato ai quali, con la presente decisione, va restituita quella dignità che loro compete per la funzione espletata diretta a cooperare – nel quadro di un corretto rapporto istituzione/volontariato – affinché sia possibile “produrre servizi sanitari altamente qualificati e migliorare la salute del cittadino malato”.
Alla luce dei fatti succitati, si chiede alla Direzione Generale di Cittadinanzattiva/Tribunale del Malato – per il tramite del Segretario Regionale della Campania, Lorenzo Latella, di riconoscere al Tribunale dei Diritti del Malato di Sapri, e ai volontari protagonisti della vicenda, il giusto riconoscimento per aver tracciato un solco indelebile nella difesa dei diritti sanitari.
Per tali ragioni, si propone di indire un’Assemblea Generale da tenersi nella Città della Spigolatrice, con l’assegnazione della medaglia d’oro a Maria Agnese Moro, Michele Russo (alla memoria), don Andrea La Regina e a Giuseppe Corinto; conferendo altresì riconoscimento di merito a coloro che recitarono un ruolo fondamentale nella battaglia che portò a scrivere quella bella pagina di storia.