22 Novembre 2024

Il reportage: Il passo del gambero dell’amministrazione di Sapri

0

di Pasquale Scaldaferri

C’è un luogo comune datato e duro a morire, secondo cui il nuovo è meglio del vecchio.

Tesi bislacca e irrisoria che trova la sua genesi al crepuscolo della tanto vituperata Prima Repubblica, oggi più che mai rimpianta.

Auspice di questo ottundimento della ragion politica Mario Segni, detto Mariotto, il profeta del lessico vaporoso che sarà ricordato più per essere rampollo di Antonio – 4° presidente della Repubblica dall’11 maggio 1962 al 6 dicembre 1964- piuttosto che per la sua visione strategica.

Il sardo invaghito dal referendum -legittimamente invocato, ma sovente abusato per l’insipienza del legislatore più che per l’esigenza democratica di conferire al popolo sovrano un solido esercizio di democrazia diretta – non ha mai rinnegato quello strumento, trasformato però in uno stereotipo fittizio, capace di alterare il vero senso delle riforme nate sull’onda emotiva del ciclone tangentopoli.

Così anche nei piccoli comuni la degenerazione del sistema proporzionale ha incrementato una voglia di cambiamento, ma non di rado si è scivolati sul terreno viscoso delle scelte contraddittorie, discutibili e per nulla coerenti.

Insomma, producendo anche situazioni poco collegiali o addirittura vaghe.

Come nel caso di una località meridionale tra le più belle e suggestive d’Italia.

Un tempo capitale del golfo di Policastro nel Cilento lucano, con una comunità laboriosa e accogliente, discreta e mai invadente, oggi Sapri rischia di essere sommersa da ignoranza, tavolini e cafoni, tanto da somigliare – in alcune ore della giornata- agli orribili e malfamati quartieri della Napoli del degrado.

Cantieri perennemente aperti e mai chiusi.

La cultura che un tempo pullulava e animava salotti, circoli artistici e ricreativi è stata inesorabilmente cancellata dal rachitismo di idee e proposte.

Il polo attrattivo del cine-teatro Ferrari -dopo una breve e non sempre fluida rinascita con chiara responsabilità da ricercare nel collasso operativo e nello strabismo propositivo delle amministrazioni degli ultimi 5 lustri- è languidamente evaporato, spegnendosi fino alla definitiva dipartita, dopo una fase di coma irreversibile. E neppure qualche iniziativa lungimirante di personalità dell’arte, del teatro, dell’intellettualità meridionale (l’attore e regista napoletano Umberto Iervolino si è sempre battuto per restituire centralità alla casa della Cultura, scontrandosi con la sordità e l’inoperosità della politica -politicante, l’associazione Oltre Pisacane mirabilmente presieduta dall’avvocato – scrittore Franco Maldonato e apprezzata anche al di là del Garigliano, unico lievito per rivitalizzare i cervelli e far rinsavire gli amministratori comunali, disorientati e distratti da altri progetti di tenue respiro), ha sortito gli effetti sperati.

Il bravo e promettente regista, Fabio Re, ha presentato la sua opera Tra Uomo e Mare – dedicata proprio a Sapri – in numerose città tranne che nella sua terra, desolatamente sguarnita di siti culturali e luoghi di confronto.

Il turismo e lo sviluppo compatibile regnano sovrani soltanto nell’immaginazione feconda del giovin e gentil sindaco e dei suoi sodali, obnubilati da manifestazioni indigeste e ammuina notturna, spacciate per seducenti attrazioni turistiche.

Una città in cui persino l’opposizione, salvo un’eccezione di libertà e progresso di chiara matrice popolare e solidale, è stata anestetizzata.

Ma la pasionaria della minoranza del civico consesso, Donatella D’Agostino – donna energica e senza orpelli – che in prima persona ha patito le sciagure dell’inquinamento, promette con il suo gruppo di non abbassare mai la guardia sulla tutela di Sapri all’insegna di una crescita sostenibile.

Non consentiremo mai un atteggiamento predatorio del nostro territorio, la prova che dal mese di febbraio notavamo che i lavori di ripascimento dell’arenile erano fermi nonostante fosse scaduto il termine per la consegna dei lavori. Venuti a conoscenza di fitta corrispondenza tra la direzione dei lavori ed il comune con cui si lamentava la presenza di amianto nell’area ex Agip continuavamo a chiedere invano l’accesso agli atti per conoscere lo stato dell’arte ed il contenuto di questa corrispondenza. Atti che in ogni caso non ci sono stati consegnati. Per questo mi sono recata personalmente alla procura di Lagonegro per depositare una querela contro ignoti con cui si evidenziava, fra l’altro, la presenza dell’amianto proprio nell’area in cui è stato poi ritrovato.

La nostra città ha un patrimonio naturalistico senza eguali e ci siamo sempre domandati la causa di un così alto tasso di malattie oncologiche; io stessa ho dovuto affrontare questa malattia nonostante l’apparente salubrità del posto in cui viviamo. Per noi di SiAmo Sapri, la tutela dell’ambiente, della salute, è un obiettivo primario in un’epoca in cui l’amministrazione Gentile sembra voler desertificare questa città. Basti pensare che solo l’anno scorso siamo riusciti a sventare l’iniziativa con cui l’attuale maggioranza voleva consentire l’installazione di una centrale di betonaggio a pochi metri dal centro abitato”.

Non è la prima volta che l’esecutivo multicolor (da Italia Viva a Fratelli d’Italia) scivola su questioni ambientali e di protezione del territorio.

Nel 2023, le scudisciate arrivarono addirittura dal Coordinamento Nazionale Mare Libero, a seguito dell’ignobile e vergognoso provvedimento di privatizzazione della spiaggia.

Un’offesa ai cittadini, doppiamente penalizzati, alla luce dell’esigua lingua di arenile della baia saprese. Un atto di protervia da chi dovrebbe garantire e preservare pari opportunità, senza distinzioni di classe e discriminazioni di alcun genere.

Il sindaco di Sapri non solo non ha avuto il coraggio di cambiare idea e posizione, immemore che l’intelligenza, anche in politica, si misura quando si ha la forza di mutare le proprie scelte, ché soltanto i princìpi restano immutabili. Ma ha ratificato, addirittura esteso, l’area di litorale privato, adottando una chiara e grave forma di sperequazione per residenti e villeggianti. Specialmente per le classi meno abbienti e le persone colpite da disabilità.

La miopia politico-amministrativa che ha prodotto disastri in serie, provocando la retrocessione inappellabile della fu capitale del golfo di Policastro nel Cilento lucano in una categoria tutt’altro che edificante sotto il profilo turistico-commerciale,  quest’anno ha sommato un’altra perla alla sciatteria programmatica che ne ha contraddistinto l’operato gestionale degli ultimi 15 anni.

Al depauperamento del settore merceologico, alla sequela di negozi inesorabilmente chiusi per fine attività, saracinesche abbassate per la ferale e definitiva cessazione, cancellazione di eventi di promozione internazionale (Sapri Anni Sessanta docet), si è aggiunta per la seconda stagione consecutiva – record poco invidiabile – la cocente bocciatura della Fee (Foundation for Environmental Education), l’organismo internazionale che assegna le Bandiere Blu.

Nel 2024 la Campania ha conseguito il terzo posto nella classifica nazionale, a pari merito con la Calabria, dietro Puglia (seconda) e Liguria campione d’Italia.

Benché quasi l’intera costiera cilentana sia stata insignita del prestigioso vessillo, Sapri ha subìto l’ennesimo, doloroso, stop per totale inottemperanza dei 32 criteri di selezione.

Documentata anche da Roma la regressione nella qualità della vita, il primo cittadino Antonio Gentile, per cercare di sottrarsi ai continui schiaffi sulle gote, ha emanato un’ordinanza – ancorché con 5 anni di ritardo da una sollecitazione di chi scrive – per una civile fruizione del lungomare, una volta salotto buono ed elegante della città.

Nuove disposizioni con cui si proibisce l’accesso di qualsiasi mezzo a motore su tutta l’area – salvo specifiche autorizzazioni – e il divieto assoluto di biciclette elettriche e monopattini, anch’essi elettrici. Sulla prima passeggiata, invece, è vietato qualsiasi tipo di bici e monopattino.

Peccato che il provvedimento sindacale non venga mai rispettato.

Anzi, reiterate violazioni mettono a repentaglio l’incolumità di chi passeggia, attraverso il comportamento spregevole e maleducato di ragazzacci che trasformano il lungomare in un pericoloso circuito.

Ecco perché è fondamentale la presenza costante della Polizia locale, primo presidio di legalità e soprattutto in questo periodo di aumento della popolazione, il sindaco disponga -con apposita ordinanza- il divieto assoluto di circolare sul territorio a soggetti indesiderati.

Inoltre, in sinergia con la Guardia di Finanza si proceda a una mappatura degli affitti estivi per accertare infrazioni, elusioni fiscali e comportamenti illeciti.

Elevata al rango di città nel 2012 con decreto dell’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, lo status di prestigio per la Città della spigolatrice viene conquistato a seguito della valenza storica, culturale, ambientale, archeologica, paesaggistica.
Dopo anni di lassismo, abbandono, degrado – complice anche il covid che ha reso esangui le casse comunali – e una certificata incompetenza abbinata all’inerzia dolente e fatalista che aleggia di frequente a queste latitudini, finalmente manutenzione e cura del verde pubblico sono state affidate a un giovane competente, serio, scrupoloso e studioso: Francesco Barile.
L’imprenditore autoctono, con la sua squadra di collaboratori e sotto l’egida di esperti, sta cercando di restituire freschezza e armonia ad un patrimonio botanico da anni in uno stato di totale senescenza, anche per l’acclarata responsabilità delle amministrazioni comunali che si sono avvicendate, avulse da una chiara, vera e inequivoca politica ambientale.

Il lavoro àlacre che dovrà interessare tutto il territorio comunale inizia a dare i suoi frutti, anche nelle zone nevralgiche, porte d’ingresso e biglietto da visita della città.

Come d’acchito appare la villa della stazione, in passato ridotta a un monnezzaio a cielo aperto e luogo di bivacco notturno e diurno.
Ecco perché sarebbe necessario dotare l’area comunale che registra un flusso superiore di persone, tra residenti, viaggiatori, cittadini, personale scolastico e ferroviario, gente di passaggio e un numero abnorme di autovetture – quasi sempre parcheggiate in modo scorretto e fuori dalle strisce blu a pagamento o dallo spazio libero delimitato in bianco – di una postazione fissa di caschi bianchi, al fine di garantire un supremo livello di sicurezza.
Oppure in alternativa, installare un efficiente impianto di videosorveglianza che induca la popolazione ad avere maggiore contegno e sia scevra di qualsiasi condotta pregiudizievole e incivile, anche per non vanificare l’opera del team a cui è stato conferito l’incarico di salvaguardia del verde pubblico.
Ovviamente, occorre coniugare il rispetto delle regole alla libertà dei comportamenti individuali. Ma la presenza di agenti e forze di polizia deve fungere da deterrente e monito a chi crede di infrangere leggi e codici.
Come accade per molti autotrasportatori che scorrazzano a tutte le ore anche con autoarticolati – tra piazza Marconi e piazza Vittorio Veneto – provocando inquinamento acustico e atmosferico, ma soprattutto calpestando codice della strada (cellulari all’orecchio) e perseverando nella guida pericolosa mista a iattanza, attraverso la sistematica violazione dei divieti d’accesso.
Occorre lavorare molto per detronizzare chi vuole trasformare Sapri in una giungla o, peggio, in un far west.
La Sapri perbene, le persone oneste, facciano quadrato e si uniscano in un unico cartello, sotto le insegne della civiltà. Al di là di schieramenti di parte e accampamenti correntizi. Chi esercita azioni di sana convivenza, equilibrio e rispetto per gli altri, stia da una parte.
Cialtroni, energumeni e trogloditi, vengano stanati ed emarginati, se il recupero nell’alveo sociale risulta impraticabile.

Sull’ambiente c’è ancora molto da fare. E dopo il salutare provvedimento sindacale di divieto assoluto per i proprietari di cani ad abbandonare deiezioni del proprio amico fedele in strada, con pene salate per i trasgressori pervicacemente in azione e mai multati per la carenza di controlli, il primo cittadino – massima autorità sanitaria – provveda a emanare un’altra ordinanza di bonifica dell’ambiente e del territorio.
Firmi il divieto di approvvigionamento di colombi e piccioni, veicoli di malattie anche letali e i cui agenti patogeni si riscontrano negli escrementi di questi volatili: salmonellosi, criptococcosi, istoplasmosi, ornitosi, aspergillosi, candidosi, clamidiosi, coccidiosi, encefalite, tubercolosi.
Ergo, incidere con indirizzi di valore è prerogativa fondamentale per proiettarsi verso una migliore qualità della vita e perseguire l’auspicato obiettivo della città ideale.
Con coraggio, determinazione e senza blandire l’ingannevole consenso attraverso le vacue dichiarazioni di fanatici dei social, irriducibili soggetti con disturbo ossessivo compulsivo da tastiera, variopinti e fumosi tuttologi-nullafacenti, appollaiati sulle panchine dei giardinetti pubblici nella fallimentare opera in cui sanno meglio realizzarsi: pontificare.
Non è necessario convocare conferenze o tavoli tecnici.
Si avviino progetti di ampio respiro, senza elucubrazioni, frasi fatte e iperboli che servono soltanto ad ingannare epigoni, gonzi e corifei.
La politica vincente si incardina su pochi, efficaci capisaldi: idee chiare, semplicità, trasparenza, unità d’intenti  educazione e buonsenso.
Solo così si raggiungerà la meta di un vero sviluppo, si taglierà il traguardo della vivibilità, condita di integrazione, concetti di comunità, senso civico, spirito di appartenenza e amore per tutto ciò che ci circonda.
E mettendo al centro il cittadino -non esecutore pedissequo di scelte calate dall’alto, ma attore protagonista di richieste legittime- al quale la politica ha il dovere ineludibile di dare risposte concrete.

Difendere la propria città dai barbari e dall’illegalità si può: basta non voltarsi dall’altra parte.

Denunciare oggi, perché domani potrebbe essere troppo tardi: il cancro della camorra attecchisce proprio sulla viltà.

E anche l’opposizione sia più temeraria e superi senza tentennamenti o incomprensibili timidezze ostacoli e barriere, provando ad instillare maggiore risolutezza alla sua azione di controllo e vigilanza nel parlamentino cittadino. Unica via percorribile per ripristinare decoro e giustizia, abbattendo il muro reticente e omertoso di connivenze e condotte perverse.

Certo, quello della classe dirigente mediocre è un problema che attanaglia tutta Italia. E la rappresentanza politica saprese rispecchia la decadenza dell’intera galassia, sprovvista di istruzione, carente in formazione, nei meccanismi di studio e sui processi di aggiornamento.

L’omologazione la fa da padrona e le peculiarità identitarie risultano sempre più uniformate al pensiero dominante.

Fortunatamente, per il futuro della splendida fu capitale del golfo di Policastro nel Cilento lucano, baluardo alla penuria di valori e spirito critico, germogliano consistenze sacche di resistenza, pronte ad infondere un seme di speranza e un dolce sapore di riscatto.

Ma in questa amena località dell’Italia meridionale, un rinascimento, meglio dire attraverso il risorgimento – essendo in territorio di moti cilentani – morale e culturale, si potrà cancellare l’attuale e fatale scenario. E quel tanfo di commistioni – nauseabondo terreno di coltura che frena il progresso –  potrà dissolversi e lasciar diffondere nel cielo azzurro un benaugurante effluvio di libertà, solo se corroborato dal balsamo rigenerante di cultura e condivisione di valori: l’aroma salùbre che dà ristoro e adorna la città a festa.

Ciò sarà possibile se orgogliosamente i sapresi – e non solo loro – sapranno riappropriarsi del tratto distintivo comune e inizieranno a incarnare davvero il messaggio dell’eroe per antonomasia, Carlo Pisacane: <<Il popolo non sarà libero quando sarà educato, ma sarà educato quando sarà libero>>.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *