Giovanni Iantorno, una vita per gli ultimi
di Pina Cimmino
Don Giovanni è morto il 13 aprile 2006, giovedì santo, tempo in cui non è possibile celebrare esequie, giorno liturgico dell’istituzione del sacerdozio da parte del Signore Gesù, nell’Ultima Cena.
I funerali furono celebrati infatti il sabato santo, 15 aprile.
Fino ad allora, il feretro, trasportato nella chiesa parrocchiale di S. Vito Martire a Cosenza, fu scoperto e le spoglie mortali restarono disponibili alla venerazione dei fedeli, durante tutto il venerdì santo.
Dopo la Santa Messa esequiale, officiata dal vescovo emerito mons. Antonio Cantisani, che aveva nutrito per don Giovanni la più alta stima, la salma fu traslata nel cimitero di Sapri.
Qui don Giovanni aveva desiderato tornare, quasi come volersi reimpiantare nell’utero materno: Sapri, amata, servita, mai dimenticata, testimone dell’ acme del suo impegno pastorale.
Lo sciabordio del mare culla il suo sonno dei giusti, fino all’ultimo definitivo risveglio e, talora, il suo urlo perentorio, conforta la sua anima ricordandogli che l’amore di un educatore deve saper essere anche severo, quando il suo ufficio lo richieda.
La sua vita di autentico seguace di Cristo non necessita ulteriori testimonianze.
La storia depone in suo favore e onore.
Ora questa storia trova pregiata custodia nello scrigno del libro che Maria Iantorno, sua sorella, ha vergato e che sarà consegnato ai cultori della verità e agli amanti della giustizia in occasione dell’edizione 2024 del “Premio Nazionale don Giovanni Iantorno”, conferito ogni anno ad una personalità che si sia distinta nella tutela della legalità e dell’ambiente, nell’impegno verso gli ultimi. Siano essi giovani in condizione di disagio o persone socialmente emarginate, migranti, vittime delle mafie e dell’usura… per una memoria che non tradisca il ricordo e energizzi ancora la vita civile e spirituale dei nostri giorni e la storia a venire.