Cilento & Cultura
Torre de Jaco, atmosfere paradisiache
di Pasquale Scaldaferri
n luogo speciale, condito di amore, sapienza, bontà, allegria e competenza. E illuminato da entusiasmo, estro, piglio creativo, ardore intelligibile, di tre magnifiche donne: Lucia Pepice, lungimirante imprenditrice turistica italoamericana, dalle figlie Giuliana -delicata sobrietà, talento di cuoca provetta, proiezione dell’indimenticabile nonna Franca – e Alessandra, medico estetico, dall’incessante ricerca innovativa.
Un angolo di pace, terrazza sulla suggestiva baia di Sapri, da cui dista appena duemila 800 metri e dall’affascinante Maratea, diciannove chilometri di panorama mozzafiato per immergersi nella perla del Tirreno, patria del maestoso Cristo redentore, secondo al mondo per altezza dopo la monumentale statua di Rio de Janeiro.
Torre de Jaco è la storia avvolgente e stimolante di un progetto internazionale, capace di coniugare visione cosmopolita e passione, bellezza e inossidabili radici contadine.
META SENSAZIONALE – Un’oasi a mezza costa, respirando benessere, cura dell’anima e del corpo, con la stanza del sale a rappresentare il rifugio della salute fisica e spirituale.
America, Australia, Spagna, Canada, Inghilterra, Francia, Scozia, Galles, Olanda, Irlanda, il mappamondo gira ininterrottamente con una meta sensazionale da scoprire: il Cilento.
Il giardino stile british, l’orto biologico curato nei minimi particolari, erbe officinali, ma soprattutto ortaggi, verdure, alberi da frutto, basilico, rosmarino, prezzemolo, zucchine, melanzane, pomodori, sedano, limoni, “coccolati” come virgulti dall’avvocato-agricoltore, Giovanni Pascale.
CROCEVIA DI CULTURE – Raccolti direttamente dai visitatori e assemblati con cura dalla geniale Giuliana, guida insostituibile nei corsi di cucina, attraverso l’eredità trasmessa e imperitura dell’adorata nonna, le essenze prelibate, i tesori coltivati, mandano in solluchero forestieri e residenti, gente comune e raffinati villeggianti.
È qui lo spicchio di Cilento ancora inesplorato, crocevia di culture, miscelate con brio ed eleganza dall’intraprendente e visionaria Lucia Pepice.
Anche nel nome, il giardino prospiciente la fu capitale del golfo di Policastro nel Cilento lucano, ha un tocco esotico e dirompente.
Torre de Jaco -Wellness In Cilento- ha origini spagnole e richiama il comune di Torraca, nel cui perimetro ricade, a poco più di 3 km dall’accogliente centro storico.
Ed è proprio la località che diede i natali al celeberrimo pittore Biagio Mercadante, “artista lirico e antiretorico con un antico spirito della sacralità del corpo femminile”, che ha ispirato la fantasia dell’avvocato-agricoltore, marito di Lucia, compagno di vita e architetto insieme alla moglie nei progetti di qualità.
FUORICLASSE DEL GUSTO – Un sublime sodalizio che consente di capire come si possono studiare leggi e codici, frequentare master alla Bocconi, ma egualmente essere agricoltore per dedizione, esteta per vocazione.
L’itinerario consolidato è bellezza e serena ospitalità. Lontani dal vocìo crescente, distanti dal volgare chiacchiericcio delle adunate che contaminano salubrità mentale e geografia esistenziale, l’area immacolata riproduce lo stile d’un tempo e le virtù del progresso.
L’ambiente green è un manifesto, ma anche un aristocratico peana allo sviluppo compatibile. Accompagnato dal suono melodioso della conoscenza e dalle attitudini straordinarie di una fuoriclasse del gusto, il Cilento si riappropria della sua spiccata identità: grazie a Torre de Jaco.
Con la regina italoamericana delle sinfonie turistiche cilentane – da Paestum ad Agropoli, passando dalle suggestioni dei borghi interni alle struggenti e iridescenti località marine, fino alla gloriosa, impareggiabile Certosa di Padula, arrivando al Triangolo Empatico Filosofico, creato e magistralmente presieduto dall’intellettuale Menotti Lerro- nasce il simposio delle idee, il tour della cultura, il forum della scoperta, l’espressione della gioia, la casa del diletto, la residenza di confronti aperti, dialoghi, pensieri, riflessioni, storie.
Che le politiche turistiche del territorio, sterili e vanagloriose, dovrebbero prendere a modello per uscire dal ghetto improduttivo di egoismo e isolamento, in cui si crogiolano, annaspando e infine affogando nell’oblìo del provincialismo.
Thank you a Lucia Pepice, immarcescibile sacerdotessa e promotrice di un’autentica coesione multietnica, armonia sociale e festosa integrazione umana.
Ineluttabilmente, con le seduzioni del Cilento all’orizzonte.