Ospedale di Polla: “Basta proclami, è tempo di azioni concrete per salvaguardare la salute del territorio”
Ospedale di Polla: non facciamo passare anche l’ultimo treno. “Basta proclami, è tempo di azioni concrete per salvaguardare la salute del territorio”.
La Banca Monte Pruno segue con grande attenzione e crescente preoccupazione l’emergenza che sta colpendo l’Ospedale “Luigi Curto” di Polla.
La carenza di personale medico, la sospensione, ultimamente, delle attività chirurgiche, unitamente alla carenza strutturale ed organizzativa di tanti altri reparti dello stesso nosocomio, la generale difficoltà nel garantire i servizi sanitari essenziali, stanno mettendo a serio rischio il diritto alla salute per migliaia di cittadini del territorio che, oramai, sono arrivati alla rassegnazione.
In una realtà come quella delle aree interne, dove l’accesso alle cure è già limitato, il depotenziamento di un presidio fondamentale, come l’Ospedale “Luigi Curto”, è una situazione inaccettabile.
Come giustamente è stato sottolineato da più parti, ultimamente, è ora che tutte le istituzioni facciano fronte comune per affrontare questa crisi.
Tuttavia, è altrettanto chiaro che non bastano più semplici proclami o rassicurazioni generiche. Siamo di fronte a un’emergenza reale che richiede interventi immediati e concreti.
Da tempo si parla di carenza di medici, di concorsi che non partono e di soluzioni ingiustificate che vengono continuamente rimandate.
Ma il tempo delle parole è finito: servono azioni decise e risolutive.
Il nostro territorio ha già pagato un prezzo troppo alto in passato, perdendo servizi essenziali come il tribunale, il carcere, l’Agenzia delle Entrate, ecc., ecc, a causa di campanilismi e dell’indifferenza di chi doveva intervenire con maggiore lungimiranza.
Non possiamo permetterci che l’Ospedale “Luigi Curto” subisca la stessa sorte, in considerazione degli ultimi accadimenti registrati che non fanno presagire nulla di buono.
Rivivere la drammatica esperienza delle soppressioni già subite significherebbe condannare questo territorio a un futuro senza speranza. Non solo per i giovani, che già da tempo stanno abbandonando le nostre terre per cercare opportunità altrove, ma anche per chi non ha la possibilità di andare via, per chi ha deciso di vivere ed investire in questa terra e si troverebbe costretto a vivere in un’area priva di servizi essenziali.
Questo territorio non può continuare a perdere pezzi vitali: ciò significherebbe proiettare le nostre comunità in un futuro senza prospettive.
Riteniamo fondamentale ed urgente che la politica, a tutti i livelli, si assuma pienamente le proprie responsabilità.
È necessario incentivare, con forza, la permanenza dei professionisti in queste zone, attraverso agevolazioni economiche, logistiche e professionali, rendendo le strutture ospedaliere del Vallo di Diano più attrattive e competitive. Solo così potremo evitare che queste aree vengano abbandonate e che l’Ospedale di Polla si svuoti, come sta accadendo, progressivamente di risorse valide e competenze con la progressiva chiusura dei vari reparti o unità.
Se necessario, è il momento di alzare la voce e far sentire chiaramente il disagio di un’intera comunità.
Le promesse non possono più bastare: la situazione richiede un impegno concreto e tempestivo.
Sono sicuramente apprezzabili i vari interventi e le temporanee soluzioni proposte di volta in volta, ma vivere questa precarietà non fa bene a nessuno. Non si risolve un problema con un altro dietro la porta e non credo nemmeno che mettere un cerotto possa essere risolutivo se c’è urgenza di un intervento in sala operatoria.
Gli sforzi osservati fino ad oggi sono certamente da segnalare, ma ritengo che sia fondamentale avere consapevolezza del problema che abbiamo dinnanzi a noi e degli impatti negativi che si andrebbero a determinare con una chiusura totale.
L’Ospedale di Polla non serve solo Polla, ma un’ampia area del territorio, che include decine di comuni e migliaia di persone che contano su questa struttura per le cure di base e specialistiche. La perdita di ulteriori servizi sanitari non è un’opzione accettabile.
Come Banca del territorio, abbiamo tutto l’interesse a difendere i diritti della comunità a cui apparteniamo e da cui dipendiamo per la nostra sopravvivenza.
La salute dei cittadini e il benessere dell’intera Comunità è una priorità che ci riguarda da vicino e che richiede il contributo di tutti, anche il nostro.
La Banca Monte Pruno, consapevole del suo ruolo di istituzione vicina al territorio, è pronta a sostenere, nell’ambito del suo ruolo e delle sue possibilità, tutte le iniziative concrete e utili per risolvere questa emergenza.
Ma è fondamentale che la politica e i decisori agiscano con decisione ed in fretta. Il tempo rimasto è poco.
Non possiamo permettere che la tutela della salute venga relegata in secondo piano o rimandata a un futuro incerto. Non possiamo permettere che il nostro territorio continui ad essere considerato un territorio di serie B, solo un serbatoio di voti, quando serve.
È il momento di agire con coraggio, di fare rete tra istituzioni, aziende e cittadini, di pretendere soluzioni efficaci e durature per la salute di tutti.
Nonostante le difficoltà, però, abbiamo il dovere di non perdere la speranza e di non farci aggredire dallo scoraggiamento.
Come comunità, con le potenzialità e le qualità presenti nei vari ambiti, abbiamo superato altre sfide in passato e siamo convinti che, con l’impegno e la determinazione di tutti, riusciremo a superare anche questa.
È arrivato il momento di guardare avanti, senza cercare colpe e senza restare bloccati nel passato. Pensiamo ad una strategia globale, invece, di concentrarci su interessi locali e personali.
Insieme, con questi presupposti, se ci crediamo, possiamo fare la differenza.
Non scoraggiamoci: è il momento di unirci, alzare la voce se necessario e lottare, tutti insieme, per il nostro futuro, per il futuro dei nostri figli e nipoti.
Solo con il coraggio, la solidarietà e la perseveranza avremo l’opportunità di garantire alle nostre famiglie e ai nostri giovani un territorio in cui vivere con dignità e speranza.
Noi vogliamo crederci ancora.
Michele Albanese