La morte dell’anima contemporanea
di Giovanni Lovisi
L’anima, che un tempo era unita al corpo, è stata indebolita sotto il dominio delle emozioni momentanee e [dei] rapporti umani superficiali [caratteristici] dell’età moderna. Sentimenti profondi come l’amore e la compassione
sono stati erosi nel tempo. L’individualismo e l’indifferenza hanno silenziosamente soppresso l’etica e la virtù. In questo modo, l’anima si è lentamente distaccata dal corpo, come risultato del perimento dell’essenza vitale dell’essere .
Dunque, la morte dell’anima è già presente oggi. La si può vedere camminando per le strade delle città, dove si vedono molte persone sole, annoiate e nichiliste, intrappolate nel proprio destino. Le altre persone non fanno più parte della loro vita. Sono autosufficienti a loro stessi. Agli angoli delle vie, grandi cartelloni pubblicitari mostrano già la supremazia della materia, che regna sovrana sulla vita umana.
Ma come può un corpo vivere senza anima?
Il corpo sopravvive reagendo passivamente agli stimoli esterni e interni, in uno stato di continua letargia causato da un’esistenza inanimata. Tuttavia, una traccia dell’essenza dell’anima si può ancora trovare, ad esempio, nelle grandi produzioni artistiche di Michelangelo e Leonardo Da Vinci. Insomma, un ritorno all’arte dell’antichità classica potrebbe essere una delle forme per generare la rinascita dell’anima nel futuro dell’umanità.
Ringrazio il Professor Fabrizio Rusconi dell’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro per la revisione del testo.