DON PEPPE DIANA: UNA VITA CHE CONTINUA AD ESSERE UN ESEMPIO PER MOLTI
Ad Atena Lucana è stato intitolato il Parco giochi di Viale Kennedy, a Don Peppe Diana, ucciso a marzo del 1994 mentre si accingeva a celebrare la Messa a Casal di Principe
di Pietro Cusati detto Pierino
Ad Atena Lucana (SA) è stato intitolato il Parco giochi di Viale Kennedy, al parroco ucciso dalla camorra Don Peppe Diana, nel mese di marzo del 1994 mentre si accingeva a celebrare la Messa nella Chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe (Caserta),della diocesi di Aversa. Per l’occasione era presente ad Atena Lucana Monsignor Angelo Spinillo ,Vescovo di Aversa , all’epoca dell’omicidio di Don Giuseppe Diana era parroco ad Atena Lucana. Monsignor Angelo Spinillo ha tenuto a evidenziare come l’impegno che Don Peppe Diana lascia alle nuove generazioni è quello di avere fiducia nel fatto che da cittadini di piccoli centri come Atena Lucana, “possiamo fare una storia migliore con intelligenza e volontà”.
Don Peppe una vita che continua ad essere un esempio per molti. La morte di Don Peppe Diana ebbe un grande clamore, il mattino presto del 19 marzo del 1994, Don Peppe , 36 anni, era arrivato prima del solito nella sua parrocchia, la chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Era il giorno del suo onomastico e, dopo la Messa delle 7.30, per festeggiarlo, aveva dato appuntamento in un bar a diversi amici per un dolce e un caffè. Sul piazzale antistante alla chiesa, poco prima, da un’auto era sceso un uomo. Nella sacrestia don Peppe si stava preparando a celebrare la Messa, indossando i paramenti sacri. Ma la celebrazione non iniziò mai, perché proprio quell’uomo dopo essere entrato in sacrestia e averlo chiamato per nome, estrasse una pistola e sparò quattro colpi. La morte di don Peppe ebbe un’immediata risonanza nazionale. Ai funerali parteciperarono migliaia di persone. Don Antonio Riboldi, allora vescovo di Acerra, celebrò le esequie, dicendo: “Il 19 marzo è morto un prete, ma è nato un popolo”.Nel Natale del 1991, don Peppe aveva lanciato un forte messaggio contro quella cultura camorristica e criminale, che lui definiva la “dittatura armata” della malavita verso i più deboli, con il documento Per amore del mio popolo“ ,fu letto la notte di Natale, come un forte appello rivolto alle autorità, alle persone di cultura, e a tutti coloro che vivevano in quei territori.