Il Taccuino di Baudelaire del 12 novembre 2024 di Giovanni Farzati
Rubrica “Il Taccuino di Baudelaire” a cura di Giovanni Farzati
In pensione
Un traguardo di vita importante; auguri Pantaleo; Orria, va in pensione il panettiere Pantaleo Ruocco; che per decenni si è alzato prima di tutti in paese; ebbene si, Pantaleo Ruocco è uno dei decani cilentani dell’arte della panificazione.
La lunga lettera di un amico…Massimo Sica
PANTALEO VA IN PENSIONE
Orria (SA) – Domani sarà l’ultimo giorno di lavoro di Pantaleo.
Per l’ultima volta (professionalmente) le sue mani compiranno quella sorta di rituale che crea l’alimento per eccellenza: il pane.
Per decenni, si è alzato prima di tutti noi, per garantirci il profumo e la fragranza del pane appena sfornato.
Un alimento le cui origini si perdono nella Notte dei Tempi.
Da oltre trentamila anni, il pane accompagna la vita degli umani.
Dalla Giordania agli Egizi (i primi ad introdurre la lievitazione), dai Greci ai Romani.
Il pane, presso tutte le civiltà, ha assunto un ruolo basilare nell’alimentazione ed un enorme valore culturale, acquisendo un ruolo centrale nella liturgia delle grandi religioni monoteiste.
Basti pensare al pane azzimo dell’Ebraismo, all’Eucarestia dei Cristiani, alle sue citazioni nel Corano.
Durante l’Ultima Cena, Gesù “spezzò il pane” come simbolo del suo sacrificio per il genere umano.
Insomma, il pane scandisce le nostre vite da sempre. Come sostentamento del corpo e dell’anima.
Pantaleo, con il suo lavoro, ha contribuito a perpetuare questa sorta di “miracolo”.
Un lavoro tanto importante quanto usurante, tanto gratificante quanto difficile.
Orari, condizioni e modalità improbi per molti.
Pantaleo l’ha posto in essere con sacrificio, abnegazione e professionalità.
Senza enfasi di circostanza, il suo carattere gioioso, affabile, cordiale, ha rappresentato la perfetta cornice in cui incasellare un ruolo così importante per l’intera Comunità.
Il passaggio del Tempo è inesorabile. Il momento del riposo è arrivato.
Tutto giusto. Tutto meritato.
Nondimeno, è innegabile che un velo di emozione e nostalgia pervada tutti noi.
Dovremo abituarci a non incontrare più la figura “paciuccosa” e simpatica di Pantaleo, sfrecciare sul suo furgone carico di pani.
Dovremo abituarci a non assaporare le sue inimitabile ed inconfondibili “freselle” che lo hanno reso celebre in tutto il Cilento.
Dovremo abituarci a non bandire le nostre tavole col suo pane.
Ma non pensiamoci.
Adesso è il tempo della festa, degli auguri: goditi la pensione, buona vita Pantaleo e grazie di cuore.
Massimo Sica