27 Novembre 2024

MASSIMO RANIERI: “Tutti i sogni ancora in volo” al Teatro Diana. Per i napoletani Massimo è “0’ Massimo”

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Napoli. MASSIMO RANIERI con: “Tutti i sogni ancora in volo” al Teatro Diana, dal 13 novembre 2024. Per i napoletani Massimo è “0’ Massimo”

di Bianca Fasano

L’incanto della recitazione e del canto di questo “cantattore”, avvolge il pubblico partecipe del teatro Diana anche in questi interminabili centoventi minuti, nei due atti dello spettacolo: “Tutti i sogni ancora in volo”,prodotto nel 2022. Parliamo della serie di serate gremite di pubblico iniziate il 13 novembre 2024 e per cui vi sono prenotazioni per le nuove date fino al 23 febbraio del 2025. Molti persero il suo spettacolo il maggio del 2022 a causa dell’incidente accaduto durante la rappresentazione allo stesso teatro Diana a Napoli, che costrinse l’artista a venti giorni a riposo. Perché il nostro amatissimo cantante, con i suoi 1,79 di altezza, non si limita soltanto a esibire la sua voce: probabilmente ha studiato danza allo scopo di mostrare l’agilità e l’eleganza con cui si muove sul palcoscenico, compiendo vere prodezze da acrobata. Nel sentirlo cantare le sue canzoni meno conosciute, che appaiono un vero e proprio dialogo interiore con il pubblico, ricorda artisticamente l’ultrasettantennale successo del cantautore, attore Charles Aznavour, che nella sua lunghissima carriera ha venduto oltre 300 milioni di dischi e registrato più di 1200 canzoni in nove lingue diverse, tra cui l’italiano e il napoletano. Nondimeno Massimo Ranieri, cantante, attore, conduttore televisivo, regista teatrale italiano, nel febbraio del 2007 ha pubblicato anche il suo primo libro “Mia madre non voleva (autobiografia di Giovanni Calone, che sarei io)” per le edizioni Rizzoli e non ha mancato di esternarsi come showman. Si è dedicato ugualmente al cinema: possiamo ricordarlo, giovanissimo, in “Metello”, un film del 1970, diretto da Mauro Bolognini (tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini), che gli fa guadagnare il David di Donatello quale miglior attore e nel corso del 2015, quarant’anni dopo l’uccisione di Pier Paolo Pasolini, nell’interpretazione di quest’ultimo come protagonista del film di David Grieco “La macchinazione”. Fu ingaggiato anche a causa della somiglianza fisica con lo scrittore, il quale conoscendolo di persona ne era rimasto egli stesso sconcertato. Il film, sugli ultimi giorni di vita di Pasolini e sul delitto secondo le più recenti inchieste, uscì il 24 marzo 2016. Ranieri si è dedicato anche al doppiaggio e, come cantante può vantarsi di avere venduto più di quattordici milioni di dischi. Non sembri strano che i napoletani ne vadano molto fieri, ascrivendolo tra i grandi che portano onore alla città e affiancandolo, in tal senso, anche al grande Eduardo al punto che sorse la leggenda che ne fosse il figlio. Lui stesso raccontava che, a causa del suo viso scarno che aveva fin da ragazzino, fosse proprio il padre e chiamarlo Eduardo, per gioco.

Non dimentichiamo inoltre di ascriverlo tra gli artisti italiani che hanno venduto di più nel mondo, basti ricordare che, nel corso della sua carriera, ha pubblicato trentuno album e trentasei singoli.

Tornando alle serate al Diana, applauditissime e seguite dal coro del pubblico, le sue canzoni più conosciute, quali “Perdere l’amore”, “Vent’anni”, “Erba di casa mia”, “Se bruciasse la città” e qualche pezzo napoletano di vecchia data o qualche bel brano fortunato di Renato Carosone, come “Tu Vuo’ Fa’ L’americano e “Pigliate ‘Na pastiglia”. Precisando inoltre che anche i suoi dialoghi, pieni di sentimento, che appaiono come perle di recitazione senza copione, tra le canzoni nel corso della serata, tengono desta l’attenzione del pubblico. Tanto di più visto che quest’artista, di solito appare parco nell’espressione dei suoi pensieri intimi, mentre invece in questi si lancia a parlare di sé, raccontandosi, dalle prime esperienze nei panni di “Gianni Rock”, alla scelta dello pseudonimo che lo accompagnerà nella carriera, alle paure, ai sogni irrealizzati.

Massimo Ranieri nasce a Napoli il 3 maggio del 1951 con il nome di Giovanni Calone, in una famiglia operaia, quarto di otto figli, nel popoloso e povero quartiere del Pallonetto di Santa Lucia. Sin da bambino strillone e posteggiatore per guadagnarsi da vivere, lavorò svolgendo varie attività (da fattorino a barista).

L’emozione dell’amore, da lui sempre cercato e che a volte l’ha anche deluso, compare in molte sue tematiche canore e vibra nel suo calore di napoletano, non stupisce, quindi che non vi rinunci neanche oggi, come ebbe a precisare a settembre 2024, nel corso di un’intervista, in cui raccontò di Serena, quindici anni più giovane di lui: “Non fa parte del mio mondo: è un’insegnante. Stiamo benissimo insieme e stiamo facendo qualche giorno di vacanza. Sono a una svolta: è arrivato il momento di piantare le tende e vivere pienamente l’amore di una donna. La solitudine può essere anche bella, questo lo so, ma in due si sta meglio”. Parlando dell’emozione che ricava dal contatto con il suo pubblico, ebbe a dire: “Noi siamo napoletani, noi siamo il teatro. Il teatro è vivere un grande amore, è il teatro che mi da questo entusiasmo, questa disciplina”.

Nella sua vita l’amore e il teatro non sono mancati. Pur non essendosi mai sposato, ha comunque vissuto relazioni importanti e coinvolgenti, come quelle con Franca Sebastiani, appartenente anche lei al mondo della musica, Conosciuta negli anni ’60, la donna all’epoca cantava con lo pseudonimo di Franchina, per poi dedicarsi successivamente alla scrittura e al giornalismo.
Nel 1971 diede alla luce Cristiana Calone, che l’artista ha comunque riconosciuto solamente ventisei anni dopo, nel 1997. La Sebastiani èmorta nel 2015 dopo aver lottato per molti anni contro un tumore. Altra relazione importante, quella con Barbara Nascimbene con cui lavorò allo sceneggiato Nata d’amore (1984), insieme alla quale si aggiudicò l’Oscar TV e Leyla Martinucci, che gli è stata compagna per otto anni, sino alla rottura del loro legame, avvenuta nel 2010.

Un successo anche quest’ultima esibizione canora. L’afflato del pubblico, che gli fa da coro per le canzoni più conosciute, risponde ai suoi intermezzi dialettici, partecipando come se lo conoscesse di persona, applaude fino a stancarsi le mani e giunge persino ad agitare panni, alzandosi in piedi è sicuramente uno sprone per il nostro artista, per cui non sappiamo se Massimo Ranieri lo percepisca anche in altre città italiane, per quanto il pubblico certamente lo apprezzi ovunque si presenti, perché i napoletani, che lo seguono in ogni occasione, lo amano come qualcuno che appartenga a loro. Come “O’ Massimo”.

Bianca Fasano

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