FAR CRESCERE IL MEZZOGIORNO SIGNIFICA FAR CRESCERE L’ITALIA !
di Pietro Cusati detto Pierino
Occorre ridurre le diseguaglianze e i divari territoriali sulle prospettive del Sud ,i dati del rapporto SVIMEZ 2024, sul calo dei consumi delle famiglie, sulla riduzione dei salari reali, sullo spopolamento e la fuga dei giovani, sul rallentamento dell’economia nel Sud sono allarmanti ,naturalmente avranno ricadute pesanti sull’intero Paese. Il più grande problema del nostro paese, rappresentato dalla fuga di migliaia di giovani costretti ad andare via dalle terre in cui nascono. Sono oltre 200mila i laureati andati al nord negli ultimi 10 anni, e il motivo principale, come certifica il rapporto SVIMEZ , è legato ai bassi salari che sono calati del 5,7%. Cresce il lavoro povero, con 1,4 milioni di lavoratori al sud che guadagnano meno di 9 euro l’ora. Sulla Sanità i dati sono drammatici: l’accesso a quello che dovrebbe essere un diritto costituzionalmente garantito viene fortemente messo in discussione. Il Pil al Sud è previsto in aumento dello 0,9% nel 2024 contro lo 0,7% del resto del Paese, secondo il Rapporto Svimez che descrive come “decisivo” il ruolo del Pnrr. Il piano vale 1,8 punti di Pil nel 2024-2026. Si riduce tuttavia lo scarto di crescita favorevole al Sud rispetto al 2023 e dal prossimo anno, l’Associazione evidenzia i rischi di un ritorno alla “normalità” di una crescita più stentata rispetto al resto del Paese nel 2025 e 2026, a causa del rientro dalle politiche di stimolo agli investimenti e di sostegno ai redditi delle famiglie.La legge di bilancio taglierà, secondo le stime di Svimez, le risorse destinate al Sud di circa 5,3 miliardi di euro nel triennio 2025-2027. I dati sull’andamento del Pil del Mezzogiorno passano così dal +1,3% del 2023 contro lo 0,5% del Centro-Nord all’atteso 0,7% del 2025, inferiore allo 1% del resto del Paese, e allo 0,8% del 2026 (a fronte dell’1,1%). La crescita più sostenuta del Mezzogiorno nel 2024 è dovuta, secondo la Svimez, “a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr. I consumi delle famiglie tornano, invece, in negativo nel 2024 (-0,1% contro +0,3% nel Centro-Nord), frenati dalla crescita dimezzata del reddito disponibile delle famiglie rispetto all’anno scorso (+2,3% nel 2024 contro il +4,5% del 2023) e da una dinamica dei prezzi in rallentamento, ma lievemente più sostenuta rispetto al resto del Paese”. Il direttore generale Svimez, Luca Bianchi, afferma che “è necessario dare slancio e continuità alla ripresa sostenendo il percorso di crescita e coesione avviato con il Pnrr”. È il momento, per la Svimez, di mettere in campo una politica industriale più ambiziosa, declinata attraverso strumenti utili ad attivare processi di trasformazione strutturale e creare occasioni di lavoro qualificato al Sud che “non è un deserto industriale”. Non si tratta solo di assicurare risorse adeguate al Mezzogiorno, ma di identificare e sostenere le priorità produttive e delle specializzazioni strategiche. “Meno B&B, più R&D” (l’acronimo inglese per ricerca e sviluppo), perché l’industria ritenuta è il vero punto di partenza per centrare gli obiettivi di crescita e competitività. Svimez, il Sud rallenta, rischio nuovo sorpasso del Nord,Il Pil al Sud è previsto in aumento dello 0,9% nel 2024 contro lo 0,7% del resto del Paese, secondo il Rapporto Svimez che descrive come “decisivo” il ruolo del Pnrr.Il piano vale 1,8 punti di Pil nel 2024-2026.Si riduce tuttavia lo scarto di crescita favorevole al Sud rispetto al 2023 e dal prossimo anno, l’Associazione SVIMEZ evidenzia i rischi di un ritorno alla “normalità” di una crescita più stentata rispetto al resto del Paese nel 2025 e 2026, a causa del rientro dalle politiche di stimolo agli investimenti e di sostegno ai redditi delle famiglie.