L’analisi
Sapri, fiera dell’Immacolata addio
PINA CIMMINO
Dispiace molto e non per mero sentimentalismo decadente, che le tradizioni della nostra Città si spengano.
Consegnare ai nostri giovani piccoli e industriosi, spaccati di storia, tramandata da decenni, ha il senso di passare un testimone, una fiaccola.
Un consegnare alla nostra progenie un clima fatto di sensazioni, odori, sapori, una sorta di identità etnica che la frenesia di oggi, con i suoi falsi scintillii e rumori, omologanti e anonimi -inganno culturale del cosiddetto villaggio globale- non riesce ad evocare. Significa tramandare il senso dell’incontro, del saluto sorridente, di quello sguardo gioioso che dice “oh!Ciao, ci sei anche tu? Anche quest anno facciamo un giro, curiosando tra le bancarelle. Io cerco…” Poi, magari si compra poco o niente, ma ciascuno ha ricevuto gratuitamente in dono almeno un sorriso.
Ecco, è una goccia di umanità che apre l’atmosfera antica del periodo natalizio.
Pensare che lo sbarrare il passo a questa tradizione, abbia lo stesso valore che contrastare le lobby delle grandi catene di supermercati corrisponde, mutatis mutandis, a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave.
Una magia che sparisce, l’eco antica di un vociare, che ricorda il sottofondo, la colonna sonora, del teatro di Eduardo De Filippo, a quelle scene che sono schegge di vita quotidiana, condite da un pizzico di saggezza e di ironia.