Racconto di Natale di Lucrezia Lerro
“IL MIO PRIMO NATALE A MILANO”
di Lucrezia Lerro
Percorrevo Via Torino e strada facendo mi rendevo sempre più conto di come le famiglie in apparenza sembrassero unite, di come fossi io la persona più sola della città. Almeno io così mi percepivo. Era la mia prima vigilia di Natale a Milano, e ad eccezione di un paio di persone che in quei giorni natalizi erano via dalla città per le vacanze, non conoscevo nessuno. Avevo preso alloggio in un hotel a poche centinaia di metri da Via Torino. Tanto per accentuare la malinconia che già ben era radicata tra i miei pensieri, stavo lottando anche con un’orrenda e faticosa bronchite che mi trascinavo dietro dal venticinque novembre, il giorno del mio arrivo a Milano. Era il ventiquattro dicembre del duemilaquattro, Milano mi sembrava una città gelida e priva di qualsiasi calore per me. Combattevo con le mie nevrosi. Man mano che camminavo per Via Torino la strada che avevo davanti mi appariva lunghissima, faticosissima in quelle ore festive. Il gelo mi penetrava nelle ossa, sembrava che mi rimpicciolisse ad ogni folata di vento, ad ogni spruzzo di pioggia. La mattina di Natale percorrevo via Lorenteggio per raggiungere la pensione presa in affitto dal venticinque dicembre al nove gennaio. Raggiunsi Via Coronelli, misi giù la valigia e siccome era ora di pranzo m’incamminai alla ricerca di un tozzo di pane. I negozi in periferia erano chiusi, i supermercati erano chiusi, le pasticcerie erano chiuse, i bar lo erano ad eccezione di uno gestito da una coppia di cinesi. Entrai, una nube di fumo di sigarette mi avvolse dalla testa ai piedi. C’erano soltanto uomini. Mi avvicinai al bancone e diedi una sbirciata nella vetrina dei dolciumi: due quadrati di pasta sfoglia farciti con marmellata, forse all’albicocca. Chiesi al negoziante di averli. L’uomo magrissimo, dagli occhi orientali, non perse tempo ad infilarli con le mani in un sacchetto di carta. Pagai un euro e ottanta, diedi le spalle agli uomini che fumavano e giocavano a carte e uscii dal bar cinese. Subito dopo mangiai le due pessime e affumicate sfogliate per strada mentre il freddo di fine dicembre mi pungeva il viso e le mani. Era Natale, era il venticinque dicembre del duemilaquattro e fu il mio primo Natale a Milano. Lungo il pomeriggio piansi e mi disperai perché davvero non sapevo che cosa fare da sola in una città tanto grande durante i giorni natalizi.