28 Dicembre 2024
Il Giubileo della speranza di Pietro Cusati detto Pierino

Il Giubileo della speranza, dopo la Basilica di San Pietro, nella notte di Natale, il Papa a Santo Stefano, ha aperto la seconda porta Santa al carcere di Rebibbia a Roma

Pietro Cusati detto Pierino

Dopo la Basilica di San Pietro,nella notte di Natale , il Papa a Santo Stefano, ha aperto la seconda porta Santa al carcere di  Rebibbia a Roma .I cuori chiusi, duri, non aiutano a vivere ,apertura originale della seconda porta santa al carcere di Rebibbia ,  “una basilica tra virgolette”, “una cattedrale di dolore e di speranza” ,ai detenuti del carcere romano il Pontefice ha chiesto proprio di “non perdere mai la speranza” perché “la speranza non delude”, come sottolineato nel titolo della Bolla con la quale ha indetto il Giubileo. Il Papa auspica  un anno di “rinnovamento” e ha chiesto a tutti i governanti di contribuire a questo processo.Il  Papa ha chiesto  provvedimenti  specifici che sono l’anima di tutti i Giubilei: “forme di amnistia o di condono della pena” per i carcerati e la remissione dei debiti per i Paesi in via di sviluppo. A Rebibbia  c’era anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Non perdere la speranza, è questo il messaggio che voglio darvi, dare a tutti noi, io il primo”, ha detto il Papa ai detenuti del carcere romano dopo avere aperto la Porta Santa , varcandola a piedi. Bussando tre volte ai battenti di metallo, Papa Francesco ha aperto l’uscio, ha varcato la Porta Santa a piedi ,e non sulla sedia a rotelle come era accaduto nella basilica di San Pietro. Accanto a lui il vescovo ausiliare di Roma mons. Benoni Ambarus. “Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude”.Circa trecento detenuti , il personale della polizia penitenziaria, i cappellani della casa circondariale e l’arcivescovo Rino Fisichella, pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, cui è demandata l’organizzazione del Giubileo. Presente anche il capo del Dap Giovanni Russo , oltre ad Alessandro Diddi, pg del tribunale vaticano, e il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero della Cultura. Il Papa ha poi dato il via alla celebrazione della Messa e ha pronunciato una breve omelia a braccio.«È un bel gesto quello di spalancare, aprire le porte – ha detto il Pontefice -. Ma più importante è quello che significa. E cioè aprire il cuore. Cuori aperti. E questo fa la fratellanza. I cuori chiusi, duri, non aiutano a vivere. Per questo la grazia di un Giubileo è spalancare, aprire. E soprattutto aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude mai. Pensate bene a questo. Anch’io l’ho pensato . Perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare la speranza come l’ancora che è sulla riva e noi con la corda stiamo lì, sicuri perché la speranza è come l’ancora sulla terra. Non perdere la speranza, questo è il messaggio che voglio darvi.Non perdere la speranza, la speranza mai delude. A volte la corda è difficile e ci fa male alle mani, ma sempre con la corda in mano, guardando la riva, con l’ancora che ci porta avanti. Sempre c’è qualcosa di buono. Quindi la mano alla corda e le finestre spalancate, le porte spalancate. Soprattutto le porte del cuore. Quando il cuore è chiuso, diventa duro una pietra, si dimentica delle tenerezza. Anche nelle situazioni più difficili sempre il cuore aperto, il cuore che ci fa fratelli. Spalancate le porte del cuore. Ognuno sa fa come farlo. E sa dove la porta è chiusa, semichiusa ». Nel  2024 ,secondo un rapporto dell’Associazione Antigione ,si sono verificati 88 suicidi e il sovraffollamento è al 170 per cento dei posti disponibili . Si è trattato della quindicesima visita in un carcere, la terza a Rebibbia dopo quelle del 2015 e del giovedì santo di quest’anno, quando aveva celebrato là la Messa  con la lavanda dei piedi a dodici detenute del braccio femminile. “Il carcere è diventato una basilica tra virgolette”. Tanti dei detenuti incontrati, ha detto il  Pontefice, “non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno la scusa di rimanere fuori. Dobbiamo accompagnare i detenuti e Gesù dice che il giorno del giudizio saremo giudicati su questo: ero in carcere e mi hai visitato”.‘’Trasformare il debito in speranza’’, per sollevare i Paesi oppressi da debiti insostenibili e promuovere lo sviluppo. La questione del debito è legata a quella della pace e del mercato nero degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi. Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. Preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero”

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