Costernato per la scomparsa del galantuomo ROCCO
di Pasquale Scaldaferri
Ci legava una stima profonda, consolidata nel periodo in cui ci si vedeva maggiormente sui treni, quando ancora prestava servizio per le gloriose Ferrovie dello Stato.
La Sua forza comunicativa, la spiccata signorilità, il senso di equilibrio, la sobrietà che sconfinava in delicata pudicizia, rappresentavano i tratti distintivi di una profonda nobiltà d’animo e luminosa sensibilità spirituale.
ROCCO aveva, tra le altre virtù, la capacità di rendere semplici e avvolgenti qualsiasi ragionamenti, infondendo sempre leggerezza e sonorità a tutto ciò che affermava.
Evidentemente, questo spartito quotidiano era frutto del talento naturale, dapprima coltivato come hobby e successivamente diventato un’autentica missione: trasformare il Golfo e la sua amata Policastro, in un centro di gravità permanente dell’Organetto.
Con naturalezza ha messo in pratica questo dono talentuoso, proiettando alla ribalta internazionale una squadra di musicisti, tra i quali il figlio-fuoriclasse, Alessandro.
ROCCO ha insegnato ai suoi allievi quanto il successo, il riconoscimento, l’apprezzamento, siano solo e inderogabilmente conseguenza di studio, totale applicazione, serietà, abnegazione, costante aggiornamento. E proprio questi esempi, nel momento della mestizia e del saluto, devono rappresentare il suo imperituro testamento morale.
Un tesoro inestimabile che la mamma, la moglie, i figli, i fratelli (un abbraccio particolare all’amico-scrittore, Mario) dovranno sempre custodire gelosamente.
Come un modello di vita.
Una bussola di probità e rettitudine.
Pasquale Scaldaferri