2 Gennaio 2025
L’anno che verrà - 2025 codici e regole di una buona informazione

2025: codici e regole di una buona informazione

PASQUALE SCALDAFERRI

Sempre in prima linea contro i menagramo della comunicazione, i parrucconi incartapecorita, i teorici della vacuità, gli imbolsiti faccendieri, le flatulenze ideologiche, i mestieranti delle partecipate, gli innominabili dei consigli di amministrazione, i parvenu imbrattati di cipria e nei finti, le starlette inappropriate anche ad impugnare un microfono.

I necrofili dell’informazione eccitati da eventi disastrosi o scenari apocalittici, i fuoriclasse dell’ovvio, i cicisbei del padrone di turno, i signori lecca lecca che pur di ostentare giovinezza ormai defunta ricorrono alla pratica di quando da bambini gustavano il prodotto dolciario, ma di quella stagione è rimasto soltanto il bastoncino di plastica o di legno che pur continuando a leccare non sanno più dove collocare.

CERVELLI OMOLOGATI – Individui professorali pronti a dispensare una ricetta all’alba e il suo contrario al tramonto, pittoreschi travet, emaciati nello spirito e nauseabondi nel linguaggio, speculatori seriali, raffazzonati nell’indecente gioco al massacro, beoti che si montano la testa proprio come quelli che non ce l’hanno, attempati replicanti dai cervelli polverosi, miserrimi soggetti e viziosi affaristi.

Parassiti smunti, portaborse impenitenti, mal sopportati e talvolta supportati soltanto dal loro claudicante egocentrismo.

Gretti iettatori, mai balzati alle cronache per gesti di amore e affabilità. 

Puerili soggetti senza storia, arte né parte, evanescenti nel primato di eccellere, paranoici esecutori di scelte impartite da altri.

Difendere la libertà di espressione contro l’omologazione delle idee è un sacrosanto diritto, ma anche un dovere ineludibile, perché la globalizzazione del pensiero è la tomba della democrazia.

ORRORI LINGUISTICI – E quando questi ciuchi, inviati e ignoranti, proferiscono termini che ne certificano la negletta condizione di totale impreparazione (impresa èdile in luogo di edìle, accortenza per intendere accortezza, famigerata anziché famosa con l’intento di celebrare la fama di località o persona, libello invece di libriccino quando si recensisce un piccolo libro, alcune tra le sequele di oltraggi sonoramente cassati dall’Accademia della Crusca, la più prestigiosa istituzione linguistica italiana), il senso di repulsione e il raccapriccio prendono il sopravvento, provocando rigetto e gastrite parossistica.

Fino a quando in Italia non nascerà un organismo in grado di censurare le nefandezze e le storture linguistiche partorite dalla pletora di maggiordomi-velinari della notizia che attraverso percorsi sindacatocratici o aderenze familistiche hanno tracciato il sentiero del carrierismo, saremo tutti più poveri di informazione.

Ma il timore è che sarà più facile un nuovo virus piuttosto che si esaudisca questo legittimo e umano desiderio.

Ovviamente evitiamo di soffermarci sui reggimicrofono – e non solo loro – che bisticciano con l’avverbio piuttosto.

STUPRO COMUNICATIVO – Più volte abbiamo assistito a imprudenti ciarlieri, somministratori di pietanze decotte, sterili propugnatori di modelli antiquati, violare le regole della lingua italiana, come sovente accade con la locuzione congiuntiva piuttosto che, violentata al punto da divenire inizialmente un marchio di fabbrica dilagante negli ammuffiti salotti snob dell’Italia settentrionale, successivamente una moda -naturalmente importata anche al Sud- ma fortunatamente bollata senza perifrasi da grammatici e lessicografi.

La purezza della lingua va difesa e tutelata, preservandone la bellezza e la sontuosa fluidità.

Il suo uso improprio, infausto, ambiguo, surrettizio, semanticamente orripilante, è d’uopo sempre soffocarlo e reprimerlo.

Per evitare che esso diventi un paradigma capovolto capace di trasformarsi in una stucchevole tendenza del sedicente parlare altolocato, pernicioso contagio lessicale anche nelle scuole e negli atenei.

Come è già accaduto al rettore di una rinomata università meridionale, gratificato dall’annuncio alla stampa <<dell’inaugurazione del dipartimento di Fisica piuttosto che quello di Chimica>>.

Anche se tra gli astanti si percepì uno sgradevole e generale imbarazzo, il Magnifico intendeva annunciare la cerimonia di apertura per entrambi.

Circostanza in cui fu facile preconizzare per il pregiatissimo cattedratico una feconda carriera in politica. Con la casacca della Lega. E chissà che un giorno, auspicando il più remoto possibile, non varchi addirittura il portone di Montecitorio, Palazzo Madama, Strasburgo.

Evviva l’Italia.

Radioso 2025!

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