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28 Aprile 2025
L’anoressia ha una radice feroce di Lucrezia Lerro

di Lucrezia Lerro 

L’anoressia ha una radice feroce e lontana. Rifiutare il cibo significa allontanarsi dal mondo in punta di piedi, vuol dire sfinirsi urlando attraverso la magrezza del corpo. Chi soffre di anoressia cammina in mezzo agli altri quasi sempre trattenendo il respiro per evitare di spostare l’aria, difficilmente riesce a vedere il mondo con gli occhi di un adulto, raramente ne penetra il senso poiché lo possiede già fino in fondo. Le ragazze anoressiche spesso sono delle bambine ferite che crescono con il rimpianto di non avere avuto abbastanza dal loro mondo, e così vivono in attesa del riscatto personale al dolore. Sanno di essere in credito d’amore e minacciano a volte inconsapevolmente di lasciare le persone vicine, lo fanno mostrando loro «i resti» di un disilluso amore. Quindi tribolare serve a comunicare alla famiglia, alla scuola e al mondo intero una forza autentica simboleggiata dalla rinuncia, dall’astinenza dal piacere. Non è forse il cibo uno dei piaceri più facilmente reperibili? Il cibo è a portata di mano, è il mondo… è intorno a noi. Nella vita di chi ha patito all’improvviso i ricordi riaffiorano, quel male apparentemente lontano ci riporta nel cuore del precipizio. Si può guarire dall’anoressia soltanto se noi, gli altri, diamo la possibilità a chi soffre di riconoscersi nella realtà che rifiuta, di esprimersi, di potersi costruire una precisa identità. Siamo tutti responsabili di ciò che ci accade intorno. I colpevoli? Sono quelli che continuano a ripetere a se stessi e agli altri di essere innocenti, che continuano a pensare che le donne sono soltanto dei bellissimi corpi.

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