27 Gennaio 2025

“Giornata della Memoria, per non dimenticare”

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Giornata della Memoria, per non dimenticare di Davide Romano

di Davide Romano

Ogni anno, il 27 gennaio, un silenzio sospeso avvolge l’Italia e il mondo intero. È il giorno in cui si ricorda la Shoah, il genocidio degli ebrei perpetrato dal regime nazista, un crimine che ha straziato l’Europa e segnato in modo indelebile la storia del Novecento. Quella data non è soltanto il ricordo della liberazione del campo di Auschwitz, ma un invito a riflettere sull’umanità, sui suoi abissi e sui suoi errori. Un’occasione per domandarsi se, a distanza di tanti anni, abbiamo davvero imparato le lezioni che la storia ci ha imposto.

Nel panorama della memoria storica, il 27 gennaio assume una forza simbolica che va al di là della mera celebrazione di un anniversario. È il momento in cui le parole di chi ha vissuto quel dramma – i sopravvissuti, i deportati, coloro che hanno portato sulle spalle un fardello che nessuna generazione futura potrà mai comprendere pienamente – tornano a risuonare, potenti e dolorose. Ogni anno ci sembra che quei racconti, quelle testimonianze, quelle voci di chi ha visto e subito l’inimmaginabile, possano smorzarsi, possano rischiare di sbiadire. Ma non deve essere così. Non può esserlo.

La memoria come dovere

Perché, al di là delle parole, la Giornata della Memoria ci interroga su qualcosa di ben più profondo: il dovere di non dimenticare. Non dimenticare significa innanzitutto non cedere alla tentazione dell’indifferenza. Non dimenticare è un impegno che riguarda ciascuno di noi, non solo come cittadini, ma come esseri umani. Chi ha vissuto l’orrore, chi ha respirato la polvere degli inceneritori nei lager nazisti, chi ha visto spezzarsi la propria vita, ha sempre ricordato che il silenzio, l’indifferenza, sono complici della barbarie. Come scriveva Primo Levi, uno dei più grandi testimoni della Shoah: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Non possiamo mai credere che l’orrore dell’Olocausto sia una parentesi staccata dalla realtà che ci circonda. Ogni volta che chiudiamo gli occhi, ogni volta che ci allontaniamo dal ricordo, rischiamo di perdere una lezione fondamentale. Rischiamo di dimenticare che l’odio, la violenza, la discriminazione non sono legati a un’epoca passata, ma possono riaffiorare in qualsiasi momento, se lasciamo che la memoria venga cancellata.

In questo senso, la Giornata della Memoria non è solo un tributo alle vittime, ma un atto di resistenza. Un atto di resistenza contro la banalizzazione della storia, contro chi vuole ridurre l’orrore a una narrazione monolitica e lontana, distaccata dalla nostra esperienza. Come ci ricorda Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz, «Per sopravvivere bisogna ricordare, per ricordare bisogna testimoniare». Non possiamo dimenticare, perché il ricordo ci rende più forti, più vigili, più responsabili.

La trasmissione della memoria alle nuove generazioni

La vera sfida della memoria non sta solo nel conservare il ricordo di quanto accaduto, ma nel trasmetterlo. Oggi, che i testimoni diretti di quei giorni terribili si stanno facendo sempre più rari, il rischio di perdere la memoria di ciò che è stato cresce ogni anno. Le generazioni più giovani, quelle che non hanno conosciuto la paura di una guerra devastante, non hanno vissuto la morte quotidiana dei campi di concentramento, non possono comprendere fino in fondo la portata di quanto accaduto. Eppure, è proprio loro che dobbiamo rivolgerci, perché sono loro a doversi fare carico del futuro. Non basta parlare di numeri, di fatti, di eventi. È necessario educare alla memoria, con il cuore e con la testa. Come scriveva lo stesso Levi: «La memoria è un atto di volontà, non un’ispirazione».

Il rischio che la memoria della Shoah diventi un capitolo di storia, un evento lontano e distante, è più concreto che mai. Ma la memoria non è un esercizio formale. Non è un articolo di storia, né una lezione da imparare sui libri. La memoria della Shoah è una sfida per il presente. È un richiamo alla nostra capacità di riconoscere l’umanità in ogni uomo, a non cadere nelle trappole dell’intolleranza e del pregiudizio. L’odio che ha scatenato quella tragedia non si è estinto con la fine della Seconda Guerra Mondiale. I germi di quel male sono sempre lì, pronti a germogliare in un clima di paura e di ignoranza.

L’attualità della memoria

Nel nostro tempo, che assiste a un revival di nazionalismi, xenofobia, razzismo, l’insegnamento della Shoah è più che mai urgente. Come ammoniva lo stesso Wiesel, «L’indifferenza è più pericolosa dell’odio. È il più grande nemico della giustizia». E se la memoria non è trasmessa correttamente, se il ricordo non è vivificato ogni anno, rischiamo che la storia possa ripetersi, in forme diverse, ma con gli stessi meccanismi. Il passato non è mai passato. Lo dimostra, purtroppo, la cronaca quotidiana, che ci offre un’eco del passato nei nuovi episodi di violenza, di odio, di persecuzione.

In un mondo sempre più diviso, sempre più polarizzato, il rischio di ripetere gli errori del passato è più che concreto. Ecco perché la Giornata della Memoria è un invito a non girarsi dall’altra parte. Non basta commemorare, bisogna anche agire. Come ci ricordava Hannah Arendt, filosofa che ha indagato le radici del totalitarismo, «La più grande prova che possiamo dare di essere uomini è ricordare». E ricordare non è solo un atto di conservazione, ma di attivismo. Un’attivazione che deve passare attraverso le scuole, le università, i media, le istituzioni. Ma anche attraverso le nostre coscienze individuali.

Un impegno di tutti

La memoria della Shoah non è un fatto del passato, ma una realtà che ci interroga ogni giorno. Ogni anno, il 27 gennaio, dobbiamo fermarci a riflettere, a domandarci se stiamo facendo abbastanza, se stiamo guardando davvero al nostro presente con gli occhi di chi ha vissuto l’orrore. Non possiamo permettere che la memoria venga sepolta sotto il peso dell’indifferenza. Come ci ricorda un altro sopravvissuto, il grande scrittore Primo Levi: «La memoria non è solo un ricordo. È un impegno». Un impegno che riguarda tutti noi, oggi più che mai, nel momento in cui le ombre del passato sembrano riaffiorare in forme nuove. La Giornata della Memoria non è solo un anniversario da celebrare, ma un richiamo a non cedere mai alla tentazione dell’oblio. La memoria, infatti, è la nostra unica protezione contro l’oblio, l’unico strumento che ci consente di costruire un futuro di pace e di civiltà.

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